Pulvirenti vende il Catania ma promette lo stadio «Minacciato di morte, l’ho fatto per troppo amore»

Il Catania è ufficialmente in vendita» e «Si farà un nuovo stadio». Sono i due colpi di scena della conferenza stampa di Antonino Pulvirenti. Che torna a parlare con i giornalisti dopo nove mesi di silenzio. Lo fa a Torre del Grifo, il centro sportivo del Calcio Catania, ma non più in veste di presidente. Si è dimesso il 25 giugno a seguito dello scandalo I treni del golAccusato dalla procura etnea di frode sportiva e truffaha confessato «di aver avuto dei contatti con altri soggetti al fine di condizionare il risultato di alcuni incontri, e ciò – scrivono i suoi avvocati – al fine di salvare dalla retrocessione il Catania». Pulvirenti parla in qualità di proprietario, poiché controlla le società Meridi e Finaria, alle quali il Catania fa capo. Senza aspettare le domande dei giornalisti, comunica che «da oggi, chiunque voglia trattare l’acquisto del club può farlo». E si riserva un altro grande annuncio: «Uno stadio in legno ecosostenibile», dice. Presentando il terzo progetto degli ultimi tre anni.

L’interesse sul Catania era vivo già a campionato in corso. Il primo incontro ufficiale «con tre rappresentanti di una cordata formata da 15 imprenditori catanesi è previsto giovedì alle 10 e sarà trasmesso in diretta streaming». A organizzare l’appuntamento sarà l’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando. «Ma non vedo lo stesso entusiamo che avevo io quando ho acquistato la società», si rammarica. Tra le ragioni che avevano frenato le contrattazioni finora tentate ci sono state anche il costo e i debiti legati alla costruzione di Torre del Grifo. «Non so se è possibile escludere il centro sportivo dalle trattative per facilitare l’acquisto del club», è la risposta di Pulvirenti, che vanta «un attivo di 30 milioni di euro per il Catania». La possibile base d’asta da cui partire per discutere con gli interessati. Dai quali esclude, però, Pietro Lo Monaco, suo ex direttore generale: «Con lui non ho nessun rapporto. Non c’è stata mai una trattativa con lui e non potrà esserci», sostiene il patron rossazzurro.

Il tempo necessario per passare dai colloqui alle firme dal notaio, che significheranno il cambio di proprietà, è imprevedibile. E non è neppure scontato. «Sia con me che senza di me sarà tutto rinnovato e ricostruito». Meno lo sono i tempi della giustizia sportiva. Entro settembre arriveranno le sentenze. «Il Catania uscirà indenne da questo momento», è la convinzione del proprietario. E non è la sola. L’altra riguarda l’ex direttore sportivo Daniele Delli Carri, citato in alcune intercettazioni telefoniche. Come detto dai suoi avvocati, accusato di truffa, Pulvirenti sostiene di essere stato lui la vittima: «Delli Carri mi disse che sborsando una certa somma si sarebbero ottenuti risultati positivi. Ero dubbioso e lo sono a maggior ragione adesso, dopo aver letto tutte le intercettazioni. Infatti, in due partite sono stato truffato, quelle contro Ternana e Latina. Leggendo le carte si scopre anche la beffa. Io parlavo solo con Delli Carri, non sapevo cosa succedeva dopo, cioè se le partite venivano realmente aggiustate».

La squadra è stata iscritta al campionato di serie B ma rischia la retrocessione in Lega Pro con diversi punti di penalizzazione. Qualunque sarà il torneo, «la società ha già una struttura pronta ad affrontare il prossimo campionato», rassicura Pulvirenti. «Abbiamo un amministratore unico (Carmelo Milazzo, ndr), un direttore generale (Giuseppe Bonanno, ndr) e un allenatore (Giuseppe Pancaro, ndr)», sebbene la carica di Bonanno non sia stata ancora ufficializzata. Su Pablo Cosentino, ex amministratore delegato, anch’egli indagato nello scandalo I treni del gol, afferma: «Non è stata la risorsa che avevo immaginato ma ha fallito per colpa mia, non l’ho messo nelle condizioni di lavorare bene». E su chi ha creduto nel club etneo replica: «Sono la persona meno indicata, in questo momento, a dire qualcosa ai tifosi». I quali hanno chiesto che lui restituisse le chiavi della città: «Ci può stare, ma prima di chiedere scusa voglio aspettare la conclusione del processo».

Marco Di Mauro

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