Proteggere le dune sulla spiaggia tra Gela e Ragusa Ma la proposta si scontra con le industrie e i sindaci

Creare un’area Sic a mare, un sito di interesse comunitario lungo il golfo di Gela. È la proposta che viene fuori al termine del progetto europeo Life Leopoldia, che negli ultimi tre anni si è occupato delle aree dunali che da Gela a Punta Braccetto (nel Ragusano), coprono la costa. Si tratta dei siti della Rete Natura 2000 che negli ultimi decenni hanno subito profonde trasformazioni. L’obiettivo è salvaguardare le poche aree naturali rimaste, stritolate dalle coltivazioni intensive di serre e dagli insediamenti industriali. 

Il progetto è statp cofinanziato al 50 per cento dalla Commissione Europea per una spesa complessiva di quasi un milione e mezzo di euro. E hano partecipato numerosi enti, a partire dall’università degli studi di Catania, capofila, per proseguire col dipartimento sviluppo rurale e territorio e la Lipu che a Gela gestisce, tra parecchie difficoltà, la riserva naturale del Biviere. «I risultati ci dicono che ci sono dati consistenti per una proposta di realizzazione di un’area Sic a mare – afferma Emilio Giudice, direttore del Biviere -. Nel passato invece c’erano poche conoscenze. L’idea è di arrivare ad una pubblicazione, ad una monografia del golfo di Gela. Per creare anche un’aspettativa sociale su questi temi». 

I responsabili del progetto Life Leopoldia hanno tentato di impegnare gli amministratori dei Comuni interessati, non ottenendo però i risultati sperati, dato che il tavolo conclusivo sulla «firma del protocollo d’intesa per la tutela delle coste e proposta di un’area marina protetta» è andato pressochè deserto. Presente solo il sindaco di Acate Francesco Raffo, che ha manifestato interesse per la proposta. Più rumorose le assenze dei sindaci di Licata, Gela, Vittoria, Butera. Sul tratto di mare in questione, infatti, si incrociano diversi interessi industriali: dal progetto offshore ibleo a marca Eni ed Edison, al parco eolico offshore al momento in stand-by ma mai davvero accantonato; dallo yard di costa per la realizzazione di un polo metalmeccanico, all’altro progetto dell’amministrazione di Gela per la creazione di un porto turistico

Tutti obiettivi che mal si conciliano, per usare un eufemismo, coi rigorosi vincoli ambientali europei. Ancora una volta potrebbe ripetersi la solita dicotomia ambiente-lavoro. Un rischio che Giovanna Tomaselli, la project manager del progetto Life Leopoldia, tenta di scongiurare. «Bisogna mettere in collegamento la tutela ambientale e quella del lavoro – ammonisce -. Altrimenti la gente non si interessa. Tenendo conto delle attività economiche esistenti, alla fine il progetto è diventato un’idea di governance».

Dopo la spiaggia nudista, insomma, il terreno di scontro a Gela si sposta sulle dune. Se è vero che i pentastellati gelesi non perdono occasione per smarcarsi dall’operato della giunta Messinese, è altrettanto innegabile che le dune di sabbia e macchia mediterranea (caratteristiche del litorale del golfo) costituiscono uno spunto per mettere a confronto due visioni. Da una parte il sindaco Domenico Messinese ha illustrato l’importanza delle dune. Dall’altra i Cinque stelle hanno immortalato con alcuni scatti ruspe ed escavatori nel lungomare dediti alla pulizia meccanica della spiaggia. «Io – prova a spiegare Messinese a MeridioNews – dico sì alle dune nel tratto di spiaggia che va dallo stabilimento Eni al fiume Dirillo (ad ovest della città, verso il Ragusano ndr). Anche perchè lì paradossalmente l’insediamento delle serre ha frenato la costruzione abusiva delle abitazioni, come invece avvenuto dalla parte di mare che va verso l’Agrigentino. Nel tratto di mare di fronte alla città gli spazi sono già antropizzati, insistere sulla tutela delle dune mi sembra aleatorio. E in ogni caso le autorizzazioni le ha date la Capitaneria di Porto, non certo io». 

Una spiegazione che non convince Emilio Giudice. «Prima il sindaco ci fa la lezione sulle dune – dichiara – e poi acconsente allo smantellamento delle stesse, che voglio ricordare fanno parte di un ecosistema. Gli amministratori precedenti spesso non sapevano neanche quel che combinavano a livello ambientale. Lui invece sa».

Andrea Turco

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