«Quello di Giuseppe è il quinto funerale di quest’anno di miei colleghi morti a causa di patologie strettamente correlate all’amianto. Conviviamo da trent’anni con una bomba a orologeria addosso, ma mai in officina siamo stati informati di un pericolo del genere». A parlare è Calogero Vicario, coordinatore regionale dell’Osservatorio Nazionale Amianto ed ex saldatore del polo petrolchimico di Priolo Gargallo, proprio come il signor Giuseppe Carpinteri, di 67 anni, morto ieri a causa di un tumore polmonare, una patologia strettamente collegata all’esposizione all’amianto.
«Nove anni fa – racconta Vicario a Meridionews – Giuseppe aveva perso sua moglie Paolina, di 53 anni, a causa di un mesotelioma che è la patologia più specifica provocata dall’esposizione all’amianto». Le mogli sono le vittime collaterali dell’amianto perché il lavoratore porta a casa gli indumenti sporchi indossati in officina, la moglie li lava e viene così in contatto con l’amianto. È anche questo uno dei motivi per cui la Corte d’Appello di Roma ha stabilito, con una sentenza dello scorso mese di giugno, che il rischio dell’esposizione all’amianto non riguarda solo i lavoratori del polo petrolchimico di Priolo ma anche tutta la cittadinanza della zona. Nel caso emblematico di questo lavoratore dell’ex Cogema di Priolo Gargallo, l’Inps aveva rigettato la sua domanda per il prepensionamento, nonostante fosse dimostrata la sua esposizione professionale a polveri e fibre di amianto dal 1976 al 1994.
L’esposizione al rischio, dopo le motivazioni della sentenza definita shock, riguarderebbe circa 6.500 dipendenti e complessivamente 30mila persone esposte alla fibra killer, perché residenti nella zona interessata. «Sembra non esserci via di scampo – continua Vicario – e noi come Ona portiamo avanti questa battaglia sul territorio soprattutto perché gli ex lavoratori non hanno ancora oggi la possibilità di sottoporsi a controlli sanitari come previsto dalla legge. È per questo – sottolinea il coordinatore dell’Ona – che chiediamo al governatore Crocetta di avviare il prima possibile le bonifiche delle aree contaminate e di creare il polo di riferimento medico all’ospedale di Augusta per la diagnosi precoce, la terapia e la cura delle patologie come previsto dalla legge regionale sull’amianto». Era il 2014 quando l’Assemblea regionale approvava una rivoluzionaria legge sull’amianto, che prevedeva anche la trasformazione dell‘ospedale Muscatello di Augusta in centro di riferimento regionale per la cura e la diagnosi, anche precoce, delle patologie derivanti dall’amianto. Tutto però è rimasto sulla carta.
Nei comuni limitrofi alla zona industriale del Siracusano – Priolo Gargallo, Melilli, Augusta e Siracusa – da molti anni ormai è superiore alla media l’incidenza delle patologie tumorali e anche la nascita di bambini malformati. A dare l’allarme e a portare avanti la battaglia è anche don Palmiro Prisutto, parroco di Augusta, che durante la messa legge il lunghissimo elenco delle vittime di tumore e di lavoro.
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