Il 25 novembre avranno luogo le consultazioni popolari primarie del centrosinistra, cioè preliminari allo svolgimento delle elezioni politiche previste per l’aprile 2013. Le ‘primarie servono a scegliere tra i vari concorrenti del centro sinistra il candidato alla guida del governo del Paese, candidato che questo schieramento politico presenterà, appunto, alle elezioni della prossima primavera.
Queste consultazioni informali sono dedicate agli elettori potenziali del centrosinistra, cioè agli elettori dei partiti che hanno sottoscritto la carta d’intenti predisposta dal Partito Democratico, da Sinistra Ecologia e Libertà e dal rinato Partito Socialista Italiano.
A leggere la Carta d’intenti si rileva soltanto una approssimata e generica descrizione della crisi che attraversa il Paese e tre soli accenni a temi di qualche spessore: il rapporto con l’Europa che c’è e che in qualche modo vorremmo, di conseguenza nessun accenno al futuro del governo Monti e la necessità di normare il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto e delle coppie gay. Non un solo accenno, nemmeno una parola sulla politica estera dell’Italia e delle sue plurali adesioni ad organismi internazionali. Né sul significato della partecipazione delle nostre missioni militari nei vari scacchieri o di crisi o di tensione sparsi sul globo terraqueo.
Per fare un solo esempio, in Afganistan dove siamo abbiamo spedito le nostre truppe a combattere in missione di ‘pace’, perché in quelle contrade si annidavano i mandanti delle azioni terroristiche internazionali, Bin Laden non c’è più e i fanatici talebani, che altro non sono che creature degli Stati Uniti d’America, perciò da questi facilmente controllabili, sono tra loro divisi e quindi ormai scarsamente pericolosi. In questo quadro non si capisce che cosa ci stanno a fare i nostri militari se non a sacrificare per nulla qualche giovane vita e a sprecare una enormità di risorse finanziarie che, a ben vedere sarebbe meglio risparmiare se veramente si vogliono tagliare le spese superflue del bilancio nazionale.
Questo accade in Afganistan, mentre nel Paese confinante, il Pakistan, il terrorismo magari gambizza, cioè spara alle gambe, di una ragazzina che ha il solo torto di volere andare a scuola. Ma in quel Paese non si promuove alcuna missione di ‘pace’, per la ragione che quella nazione è alleata degli Stati Uniti d’America.
Ebbene, di queste problematiche nella carta d’intenti delle consultazioni preliminari del centro sinistra in vista delle elezioni politiche del prossimo anno non c’è cenno.
Ancora due brevi notazioni sulle elezioni primarie. Entrambe riguardano il regolamento, L’una attiene alla paternità del regolamento stesso. Esso è stato predisposto dal Partito Democratico, ma vale per tutta la coalizione: in altri termini, le regole le faccio io, voi, se volete, potete solamente osservarle. La seconda riguarda il pagamento di due euro da parte di ogni elettore che, volontariamente, si recherà alle urne predisposte nelle piazze per l’esercizio del voto.
Questa appare come una speculazione bella e buona. E la ragione è semplice: se questa soluzione politico-organizzativa preparatoria delle prossime elezioni politiche è una attività inerente, appunto, alle elezioni, non rientra tra le spese elettorali per le quali il Parlamento ha legiferato generosissimi rimborsi, o no? Tanto generosi che hanno costituito motivo di abusi, corruzione, sprechi, di malaffare addirittura finiti in tribunale in varie parti d’Italia?
Ci limitiamo a questa osservazione perché la motivazione che addotta a sostegno di questa ‘tariffa di partecipazione’ riguarda il recupero delle spese spicciole di organizzazione dei gazebo e delle spese di cartoleria e di stampa del materiale occorrente allo svolgimento delle attività elettorali.
La verità è che nell’era dei partiti leggeri e della democrazia liquida le organizzazioni politiche sono diventate macchine mangiasoldi.
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