«Abbiamo generato molte polemiche, adesso è nostro dovere accettare le critiche». Sono movimentati i giorni che precedono il Palermo Pride, previsto per sabato prossimo. A scatenare il dibattito lo slogan al centro di una campagna fotografica. Ognuno cia ficca a cu voli è la scritta che i testimonial ritratti portano al collo mentre tengono in mano un preservativo. Una frase che ha suscitato indignazione, soprattutto sui social. E mentre il coordinamento chiarisce che non si tratta dello slogan ufficiale dell’evento, a gettare acqua sul fuoco è Luigi Carollo, portavoce del Pride palermitano. «La scritta sulla collana indossata dalle persone nelle foto – spiega – era su un manifesto presente su uno dei carri dello scorso anno». Un manifesto affisso da alcuni partecipanti, come molti altri durante la sfilata dell’orgoglio Lgbtqi, utilizzato poi per una campagna fotografica «con un intento tutt’altro che provocatorio».
«Il nostro responsabile del merchandising – prosegue Carollo – colpito dalla frase, ha deciso di farne una collana. Ma si tratta di un pezzo unico, che ha creato per sé, non farà parte dei gadget del Pride. Non c’entra nulla con i prodotti ufficiali, che anche quest’anno raffigureranno l’asterisco, logo storico del movimento Lgbtqi. È un linguaggio che non ci appartiene». Una collana utilizzata per lanciare un messaggio di prevenzione. «La campagna è nata in modo del tutto estemporaneo. Si tratta più che altro di un invito. Come dire: “Fatelo con chi volete, ma siate protetti“, per questo i ragazzi avevano in mano un preservativo». Un significato che però in molti non hanno colto. «Se una persona su centomila fraintende una campagna è sicuramente in malafede – continua il portavoce del Pride – Ma in questo caso sono molti di più coloro che non hanno colto il senso. Abbiamo dunque il dovere di accettare le critiche, è inutile trincerarsi dietro alla scusa del messaggio non capito».
E le critiche sono state tante, da chi ha posto l’accento sulla natura maschilista dell’affermazione, a chi si è soffermato sullo svilimento che un riferimento sessuale così esplicito può dare ad anni di lotte e battaglie per i diritti civili intraprese dal movimento. «Non è mai stata nostra intenzione parlare di sesso in maniera violenta o possessiva e tantomeno essere maschilisti. È proprio dalla matrice del maschilismo che spesso si generano omofobia e lesbofobia». Ma se da una parte Carollo accetta le critiche, dall’altra non tollera quelli che definisce «rimproveri». «È evidente che parlare di sesso ancora oggi turba, ma farlo non toglie di certo valore alle battaglie del movimento Lgbtqi. Tutt’altro. Quando si parla di sesso non lo si fa per gioco, ma di un ulteriore diritto, è parte integrante della vita di ogni individuo. Parliamo tanto di amore, ma i diritti delle persone Lgbtqi non si restringono al solo campo affettivo». Per il portavoce della manifestazione, dunque, la polemica può trasformarsi in un’occasione di riflessione. «Avere scatenato questa discussione – conclude – può essere anche salutare. Il Palermo Pride è molto partecipato e seguito proprio perché è uno dei più inclusivi. Essere inclusivi però non significa essere accomodanti ed è giusto trattare temi fondamentali come quello del sesso. E rivendicare un diritto non vuol dire necessariamente mettere d’accordo tutti».
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