«A essere abusato sono stato io». A dirlo è stato don Carlo Chiarenza, il prete condannato in primo grado dal Tribunale ecclesiastico con l’accusa di pedofilia. Il prelato, denunciato nel 2012 da Teo Pulvirenti per fatti accaduti decenni prima, è stato intervistato, ieri, dalla trasmissione televisiva di Rete4 La strada dei miracoli.
«Sentire la parola pedofilia riferita alla mia persona mi fa schifo, perché è qualcosa di innaturale e osceno – ha affermato Chiarenza -. Questo giovane era tardo adolescente quando partecipava alle attività musicali e teatrali della parrocchia. Molto probabilmente sono stato io abusato, e strumentalizzato».
L’ex rettore della Basilica di san Sebastiano ad Acireale ha negato che con la vittima ci siano mai stati avvicinamenti di natura erotica: «Lo avrò incontrato e avrò risposto ai suoi saluti come con qualsiasi altro giovane», si è difeso Chiarenza, che poi si è detto incredulo nel vedere quella che a suo dire sarebbe stata una reazione plateale: «Perché fare tutti questi gesti eclatanti, cosa ci ha concluso? – ha aggiunto il sacerdote, riferendosi alla denuncia pubblica fatta da Pulvirenti e alle reazioni dell’opinione pubblica che ne seguirono -. Ha fatto sapere al mondo intero che è gay».
Sulla propria vicenda giudiziaria interna alla Chiesa, Chiarenza ha poi specificato di non avere mai ricevuto alcuno avviso di garanzia, ma di essere stato egli stesso a chiedere di essere convocato e ascoltato: «Sono stato io a chiedere al vescovo di stare lontano dalla diocesi per non intralciare le indagini» ha dichiarato l’ex rettore, tornato al centro dell’attenzione dopo aver concelebrato, insieme al vescovo di Acireale Nino Raspanti, la messa in onore del 25esimo anno di sacerdozio del prete di Aci San Filippo, frazione di Aci Catena dove attualmente Chiarenza vive.
A esprimersi sulla presenza televisiva del sacerdote – che nel 2013 è stato condannato a otto anni, di cui i primi tre da scontare fuori dalla Sicilia mentre gli altri cinque lontano dalla diocesi di Acireale – è stata l’associazione La Caramella Buona: «Ieri sera è andato in onda la conferma di uno scandalo – dichiara il presidente della onlus Roberto Mirabile -. Il vescovo Raspanti non poteva non sapere delle dichiarazioni che avrebbe rilasciato Chiarenza. Il capo della diocesi ha anche detto che a valutare l’opportunità di avergli fatto concelebrare la messa saranno i posteri, ma non è così. Bastano i contemporanei per giudicare la leggerezza con cui è stata trattata una storia gravissima». In riferimento alle parole di Chiarenza, che si è detto vittima del clamore mediatico, Mirabile si sofferma su un passaggio dell’intervista: «Il sacerdote poco dopo aver detto di essere schifato dalla pedofilia, perché legata ai bambini, aggiunge che Pulvirenti all’epoca dei fatti era già adolescente. Perché quella strana specificazione?» conclude il presidente de La Caramella Buona. Per il diritto ecclesiastico, la pena inflitta a Chiarenza, avendo quest’ultimo presentato ricorso, al momento è sospesa.
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