Cronaca

Comiso, monaco giapponese isolato sulla collina: presidio di protesta alla pagoda della Pace

Un luogo di culto unico in Sicilia, oggi chiuso con un lucchetto. È la pagoda della pace di Comiso, nel Ragusano, sorta trent’anni fa ad opera del monaco giapponese Gyosho Morishita che, da allora, vi abita. In pace, appunto, almeno fino a un contenzioso con i vicini di casa. Risolto in teoria da una sentenza che garantirebbe il libero passaggio all’uomo e ai suoi seguaci, ma non applicata di fatto. Una storia che ha toccato la comunità locale, con più di cento cittadini e cittadine che domenica si sono riuniti in un sit in, insieme alla sindaca Maria Rita Annunziata Schembari, alla giunta comunale e alle forze dell’ordine della cittadina in provincia di Ragusa, di fronte al cancello che impedisce l’ingresso alla struttura, sulla collina in contrada Canicarao.

L’unica pagoda in Sicilia, con il tempio annesso, si trova su un terreno che, negli anni Ottanta, è stato dato in affitto al reverendo Morishita all’interno di una proprietà privata, in cui sorge anche la casa dei proprietari. L’edificio bianco, sormontato da una cupola che custodisce un Budda dorato, è stato voluto dal monaco giapponese arrivato nell’isola durante le manifestazioni contro la base militare di Comiso e l’installazione delle sue 112 testate nucleari di media gittata, diventando luogo di culto e accogliendo seguaci da tutto il mondo. La pagoda, costruita di fronte alla base Nato, oggi aeroporto civile, è diventata così simbolo di pace contro ogni forma di guerra e di prevaricazione. Tuttavia, da agosto 2022, l’accesso è stato sbarrato per controversie sorte con i proprietari dell’immobile.

Da quel momento, tutto è cambiato. «Da quando l’attuale moglie del proprietario dell’immobile è diventata procuratrice generale e ha fatto installare un cancello munito di lucchetto all’ingresso della proprietà, non permettendo più agli adepti di raggiungere la pagoda – spiega a MeridioNews Fabio Iemmolo del comitato della pagoda della Pace – Nonostante le ordinanze del tribunale di Ragusa, che dispongono il libero accesso al sentiero del reverendo, che è rimasto isolato sulla collina, e dei suoi seguaci, l’ingresso continua a restare chiuso e noi in attesa di una sentenza». Nel frattempo, il monaco non ha la chiave del cancello e alla pagoda non può accedere nemmeno l’auto-botte per riempire la cisterna dell’acqua: «Abbiamo realizzato un sentiero pedonale di fortuna – chiosa Nunzia, membro del comitato – ripido e privo di illuminazione. Un modo per portare al reverendo, un uomo di 78 anni, i viveri necessari.  A fine mese ci sarà la sentenza definitiva, quello che noi chiediamo è che il cancello venga tenuto aperto, così come stabilito dall’ordinanza».  

Graziella Guglielmino

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