Premio Maria Grazia Cutuli, per non dimenticare

“La memoria è una responsabilità di tutti”. Così esordisce Elif Shafak, che sabato 18 novembre era presente alla seconda edizione del premio internazionale del giornalismo “Maria Grazia Cutuli” patrocinato dal Corriere della Sera in collaborazione con le università di Catania, Messina, Palermo e la Kore di Enna, in memoria della giornalista catanese uccisa nel 2001 in Afghanistan. La scrittrice e columnist di origini turche, ma nata e cresciuta in Europa, è da tempo residente negli Stati Uniti dove insegna Storia mediorientale all’Università di Tucson, in Arizona.

 

La Shafak è accusata dal suo governo di attaccare l’Islam e servire l’Europa per via del suo impegno per promuovere la conoscenza del genocidio fatto dai turchi nei confronti della popolazione armena e che il popolo turco nega, la cosiddetta “Amnesia storica”. E’ questo l’argomento di cui la scrittrice parla nel suo ultimo romanzo, Il bastardo di Istambul (appena pubblicato in inglese e che presto sarà tradotto anche in italiano) che le è costato un processo. Lei, pacifista, è intervenuta alla conferenza svoltasi nell’Auditorium del Monastero dei Benedettini per parlare anche del rapporto tra i vari paesi, e proprio per questo – ma soprattutto per il coraggio dimostrato nel combattere per difendere le sue idee – è stata insignita di questo premio nella sezione stampa estera. La giornalista-scrittrice ha parlato poi di cooperazione fra i popoli e di come l’unico modo per promuoverla e far regnare la pace sia riconoscere i propri errori e cercare la via del dialogo.

 

Nel corso della cerimonia sono inoltre intervenuti Salvatore Musumeci, assessore alla Cultura del Comune di Santa Venerina (paese che ha dato i natali alla Cutuli); Serafina Perra, assessore alla Cultura della provincia regionale di Catania; Francesco Faranda, segretario di Redazione del Corriere della Sera; Antonio Ferlito, sindaco di Santa Venerina; Mario Centorrino, delegato del Rettore dell’Università di Messina; Antonio Ferrari, inviato del Corriere della Sera e Giovanna Botteri inviata del TG3 – alla quale è stato assegnato il premio della sezione stampa nazionale – che ha parlato della condizione delle donne in Afghanistan e Iraq e di come sia cambiata con la guerra e l’arrivo delle truppe straniere.

Durante l’intervento di quest’ultima è stato inoltre visionato il filmato nel quale la giornalista fa la cronaca in diretta dall’Iraq dell’attacco delle forze americane. Primo ed unico nel suo genere, questo filmato andato in onda durante un’edizione del Tg3 di qualche anno fa mostra le prime immagini dell’attacco Usa a Baghdad, capitale irachena, nonché sede dell’allora governo dittatoriale di Saddam Hussein.

La Botteri si è soffermata appunto sul tema della condizione femminile nei paesi mediorientali, dove i diritti delle donne – quando sono previsti dalla legge – sono calpestati, anche se il più delle volte neanche esistono.

L’essere costrette ad indossare il burqua (che durante l’incontro la Botteri ha indossato per mostrare agli studenti di alcune scuole dell’hinterland catanese e di quello messinese) non facilita certo la vita femminile, ma la costrizione ad indossare questo velo coprente è solo una minima parte di quello che sono costrette a subire le donne.

 

Quelle stesse donne che dopo la “liberazione” americana hanno gettato via il velo e che si sono fatte inquadrare dalle telecamere a volto scoperto, poco dopo sono state uccise per aver anche solo pensato di essere tornate libere ed aver reclamato diritti che gli erano sempre stati negati, anche se all’inizio del regime Saddam li aveva inclusi nella legge.

Il coraggio di esprimere le proprie idee a volte comporta anche la perdita della cosa più cara al mondo: la vita.

Ma è solo così,lottando per i propri diritti che un giorno, si spera non troppo lontano, finalmente le donne saranno libere e in condizione di parità con l’altro sesso.

Dal tacito assenso ad una legge non scritta, quella dell’inesistenza dei diritti delle donne del 1994, si è passati ad un vero e proprio editto contro la libertà delle donne promulgato dal Mullah Omar.

 

Altro argomento trattato dalla Botteri è quello del giornalismo di frontiera. “Perché” come è stato più volte evidenziato “per essere giornalisti di frontiera,non bisogna solo viaggiare ma soprattutto si deve dare voce a coloro che non hanno la possibilità di farlo“.

Proprio quello che faceva la Cutuli – come hanno ricordato in molti – dal sindaco di Santa Venerina, dove nel pomeriggio di sabato sono stati consegnati i premi delle categorie giornalisti siciliani emergenti, neolaureati in materie giornalistiche, stampa nazionale e stampa internazionale.

Oltre ad aver presentato queste lezioni giornalistiche si è anche svolta la consegna della tesi di laurea “Donne al fronte” su Maria Grazia Boteri di Carmen Guarino Lo Bianco e si è letto un articolo pubblicato dal Corriere, scritto dalla Cutuli e letto da Carola Colonna.

 

Al termine della cerimonia – alla quale erano presenti i genitori ed il fratello della Cutuli – la madre ha preso la parola per ringraziare i presenti e raccontare scorci di vita della figlia, come quando comprava i biscotti per quegli sfortunati bimbi che lei tanto amava.

Serena Saraniti

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