Prampolini, futuro in bilico per la storica libreria etnea «Abbiamo chiesto la partecipazione delle istituzioni»

Una realtà impregnata di cultura e diventata «un bene fragile», ma che vorrebbe essere comunque lasciata in «mani buone e sicure». Luigi Calabrese, amministratore della società che gestisce la storica libreria Romeo Prampolini di Catania, non nasconde l’apprensione per quello che sarà il futuro dell’avamposto letterario al civico 333 di via Vittorio Emanuele. Nata nel 1894, capace di resistere a due guerre mondiali, adesso la libreria deve fare i conti con la modernità: calo delle vendite e crisi del settore, almeno nella sua forma più indipendente e sganciata dalle grandi catene. «In questo momento siamo chiusi al pubblico e lo saremo per il tutto il mese di agosto e settembre», racconta Calabrese a MeridioNews. Un periodo che sarà utile a catalogare tutto il materiale presente all’interno della libreria. Che al suo interno si caratterizzata per gli scaffali in legno alti fino al tetto e stracolmi di libri.

«Dentro contiamo circa 20mila volumi. Un insieme variegato di pubblicazioni che partono dal 1700. Tutto con una connotazione di libreria d’antiquario». Termine, quest’ultimo, utile a identificare la specializzazione di Prampolini in documenti antichi, volumi di pregio, testi difficili da reperire e non solo. Ma quale sarà il futuro dell’attività un tempo «cuore letterario» della città, capace di ospitare al suo interno personaggi del calibro di Giovanni Verga, Federico De Roberto e Vitaliano Brancati

«L’augurio di tutti noi – spiega Calabrese – è che la libreria resista con quello che sarebbe un probabile cambio di passo all’interno della gestione». L’obiettivo dichiarato, senza giri di parole, è quello di attirare le istituzione pubbliche. Pratica già avviata, come spiega l’amministratore stesso: «Ci sono in corso diverse consultazioni. Lo facciamo non per cercare un aiuto economico, ma un orientamento per il futuro. Abbiamo mandato una comunicazione con richiesta di manifestazione d’interesse al Comune di Catania e all’università, ma anche alla Soprintendenza e all’archivio di Stato». Per comprendere verso quale direzione andrà Prampolini, però, è ancora presto.

La parola chiusura non viene mai pronunciata da Calabrese. «Perché non è immaginabile che si possa perdere un patrimonio culturale del genere. Se c’è una cosa che non vorrei vedere negli anni a venire è che, al posto della libreria, un giorno possa esserci un negozio», conclude. Lo stato di crisi attuale, però, non è un fulmine a ciel sereno. Già nel 2012 la libreria, consapevole dei radicali cambiamenti nelle abitudini dei lettori, aveva cercato di rilanciarsi con un maggiore coinvolgimento dei giovani per l’avvio di progetti innovativi non necessariamente collegati alla vendita di libri. 

Dario De Luca

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