Potenza, pianista che a Londra ha trovato il successo «Ai giovani dico: andate all’estero a farvi le ossa»

«Suonare a Palermo, per un giovane, non è facile, e allora bisogna andare a cercare occasioni altrove. Io sono finito a Londra, dove vivo da due anni. Qui mi è andata bene». Sembra soltanto l’ennesima storia ispirata al proverbiale Cu niesce arriniesce, e sarebbe davvero così se a raccontarla non fosse Giulio Potenza, 25 anni, di Palermo, tra i pianisti più promettenti del panorama internazionale.

Potenza ha cominciato a suonare il pianoforte a 6 anni. Nel 2000 l’iscrizione al conservatorio. A Trapani: «A Palermo c’è stato qualche intoppo, quindi ho dovuto prendere in considerazione un’altra città». Si diploma col voto più alto dell’istituto e continua gli studi a Milano, seguito dal maestro Bruno Canino. Nel 2012 ottiene una borsa di studio per frequentare il Trinity Laban Conservatoire di Londra. 

Nonostante la giovane età, Potenza ha già avuto modo di prendersi delle belle soddisfazioni: «Due anni fa ho avuto l’occasione di esibirmi davanti a Martha Argeric, la più importante pianista vivente. Un’esperienza emozionante». Una sensazione resa ancora più bella dalle parole di Argeric, che lo ha definito «Un pianista molto dotato e profondo». 

Apprezzamenti condivisi dagli addetti ai lavori, tanto che il giovane artista palermitano sta per pubblicare il suo primo disco, in uscita il18 aprile, per l’etichetta Velut Luna: un’ora di pianoforte a 4 mani – insieme alla pianista norvegese Oda Volt – con musiche si Shuman Grieg e un pezzo inedito composto dall’irlandese Philip Martin.

Il talento di Potenza, oggi, è riconosciuto anche in patria, come dimostra la recente performance durante il matinée del 20 marzo scorso a Casa Mozart, a Rovereto, ma ce n’è voluta di fatica.

«A Londra c’è un’attenzione decisamente maggiore all’educazione musicale, anche da parte dei genitori dei più piccoli», spiega Potenza. «Di conseguenza per i giovani pianisti è più facile trovare occasioni per esibirsi in concerto. Anche nelle piccole chiese trovi un pubblico fedele che ti viene ad ascoltare».

Insomma, in Inghilterra si può vivere di musica: «Nelle scuole ci sono tanti corsi, questo incentiva sia gli allievi che vogliono intraprendere la carriera di musicista, che gli insegnanti».

E in Italia? «Mancano le opportunità. Per il musicista diventa difficile trovare occasioni di formazione e, di conseguenza, raggiungere la maturità artistica. Il momento storico che viviamo non è semplice, i miei connazionali che vogliono diventare musicisti suggerisco di essere pronti a viaggiare. È necessario per confrontarsi con realtà diverse e crescere artisticamente, inoltre è il modo migliore per essere riconosciuti in Italia e contribuire allo sviluppo culturale del nostro Paese».

Manlio Melluso

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