Sono circa 200, soltanto a Palermo, i contrattisti part time delle Poste che attendono ormai da circa dieci anni la trasformazione del proprio precariato in un rapporto di lavoro a tempo pieno. Una situazione che colpisce la Sicilia in modo particolare rispetto alle altre regioni. Si tratta di circa 1800 persone inserite nel cosiddetto Progetto svincolo che prevedeva le dimissioni anticipate del genitore in cambio dell’assunzione part-time del figlio o della figlia, previo colloquio gestionale. Di questi, finora, soltanto 600 hanno potuto beneficiare del passaggio promesso. Sono rimaste fuori oltre 1200 persone. In molti casi si è verificato il paradosso: numerosi sono figli di esodati e adesso si trovano a dover mantenere anche i genitori, penalizzati dalla legge Fornero e che oggi non percepiscono alcun sussidio pensionistico. Oltre a Palermo, il maggior numero di giovani che si trovano in questa situazione sono a Catania, Messina e Trapani.
Una questione che da tempo vede impegnata in prima fila la Cisl siciliana, preoccupata anche «dal fatto che, con la privatizzazione e quotazione in Borsa, l’azienda pensi solo ai meri profitti, risparmiando sulla forza lavoro e, quindi, abbandonando al precariato oltre mille famiglie in Sicilia. Addirittura – sottolinea il sindacato -, incentiva economicamente il personale che possiede i requisiti per andare in quiescenza, a lasciare il servizio, riducendo così il numero degli addetti e per conseguenza dell’occupazione». Una vertenza che vedrà presto altre azioni da parti dell’organizzazione sindacale per cercare di ottenere delle risposte concrete.
«L’azienda finora non ci ha dato mai delle risposte – spiega Giuseppe Lanzafame, segretario regionale della Cisl Poste -. Siamo davvero preoccupati per il futuro di questi addetti, per la maggior parte sportellisti. Da febbraio partirà una riorganizzazione aziendale, personale adibito alla consegna della posta verrà spostata negli uffici finanziari. Questi esuberi di personale ci va bene che siano spostati su un altro settore, ma di questi giovani sportellisti cosa ne sarà?». Da parte di Poste italiane arriva l’assicurazione che la vicenda «continuerà ad esser trattata con il medesimo interesse con cui l’azienda finora ha affrontato la questione nelle sedi opportune».
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