Porto Franco di Messina/ Lettera aperta al Presidente della Repubblica

TUTTI DICONO DI VOLERLO. MA INTANTO LA CITTA’ DELLO STRETTO ASPETTA DA DECENNI

Lettera aperta al Signor Presidente della Repubblica Italiana.

Al Signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

c/o Quirinale 00124 Roma

Egregio Signor Presidente,

Le invio questa lettera con la speranza che Lei abbia il tempo (oberato dai gravi problemi che affliggono il Nostro Paese in questo periodo) per leggerla.

In virtù della Sua alta carica di Presidente della Repubblica Italiana, e della sua pluridecennale esperienza di uomo politico, Lei certamente conosce le difficoltà che spesso incontra l’applicazione di norme e leggi sul territorio.

A volte, però, tali ritardi raggiungono una misura che rende difficile per la gente comune comprendere come sia possibile che, in un Paese sviluppato e moderno come l’Italia, per realizzare un’opera non siano sufficienti decenni e neanche secoli, ma addirittura millenni.

Sì, perché, come forse non molti sanno (ma a Lei sarà certamente noto, in virtù della Sua carica e della Sua esperienza), già nel XII secolo (nel maggio del 1197) Enrico VI e sua moglie, Costanza d’Altavilla, decisero di assegnare alla città di Messina il titolo di “Porto Franco”.

Tale nomina fu dovuta al fatto che gli scambi commerciali e, in particolare, il commercio navale, erano naturale conseguenza della posizione e della conformazione orografica della città. Per Messina, che viveva di scambi di mercanzie di ogni tipo, poter importare ed esportare liberamente merci senza dover pagare alcun dazio ed essere esentata da gabelle, dogane ed altri pagamenti, per mare e per terra, fu un riconoscimento le cui conseguenze permisero la fioritura dei commerci e l’inizio di un periodo tra i più prosperi della storia della città e, in generale, di buona parte del territorio regionale (che così, a dispetto di quanto molti hanno insinuato, continuò ad essere tra le principali fonti di ricchezza, in tutti i sensi, dell’Italia).

Per quasi cinque secoli Messina conservò tale dispensa e, per questo motivo, divenne tappa obbligata di tutti i transiti commerciali che attraversavano il Mediterraneo. Solo dopo la rivolta del 1674, l’astio dei dominatori spagnoli fece sì che venisse sospeso il titolo concesso dal re.

Non appena costituita la Repubblica Italiana, si pensò che fosse ovvio e naturale ripristinare la normalità e ratificare quanto era diritto dei messinesi. Come Lei certamente ricorderà, avendo fatto parte, in quegli anni, del Movimento per la Rinascita del Mezzogiorno, lo Stato Italiano confermò, con legge n. 191 del 15 marzo 1951, l’istituzione di un “Punto Franco nel porto di Messina”.

Non solo, la legge andò oltre e definì con estrema precisione (forse insolita per quei tempi) dimensioni e modalità di gestione dell’area in cui potevano avvenire i liberi scambi.

Da allora sono passati oltre sessant’anni e, a causa di beghe che ricordano più liti tra scolari che dispute per la gestione di un territorio, purtroppo Messina continua ad aspettare che le venga riconosciuto il suo ormai consolidato diritto di Porto Franco.

Forse è colpa di alcuni politici che, anziché pensare agli interessi del territorio, hanno fatto di tutto per renderlo inutile e sterile. Forse è colpa dei governi locali che si sono succeduti che non sono stati capaci o che, forse, non hanno voluto far funzionare una risorsa come il Porto Franco che tutti dicono di volere, ma che nessuno è riuscito a far nascere.

Forse la causa di tutto ciò è da ricercare nei numerosi interessi, quali lo sfruttamento economico delle aree di pertinenza del Porto Franco connesse con una sete insaziabile di speculazione edilizia del territorio. Forse la causa di ciò potrebbe essere da ricercare nel modo in cui è stato redatto un Piano Regolatore Portuale, che senza avere coinvolto tutti i soggetti interessati (come pure previsto da Agenda 21 locale) vedrebbe la trasformazione delle aree industriali e commerciali del porto di Messina in aree a vocazione turistico-alberghiera.

Forse la causa è la rinuncia da parte dei governi regionali che si sono succeduti a voler sfruttare le risorse già previste dallo Statuto Siciliano (che è parte della nostra Costituzione) e dalle leggi dello Stato per recuperare e valorizzare il territorio.

Oggi, purtroppo, le uniche certezze sono due. La prima è che, fino ad ora, a Messina, dopo quasi un millennio dalla sua istituzione e dopo più di mezzo secolo dall’approvazione della legge dello Stato che lo istituiva, non c’è un Porto Franco. La seconda è che, vista la situazione di grave disagio che la gestione locale e centrale hanno provocato sul territorio, si è fatto primario il bisogno di un intervento da parte della massima carica dello Stato, ovvero il presidente della Repubblica, al fine di sollecitare la sensibilità di tutte le parti interessate su un tema di grande spessore politico e di notevole rilevanza per tutto il territorio Siciliano e Italiano.

Grato sin da ora per l’attenzione e soprattutto per quanto vorrà fare in concreto per risolvere questo grave problema.

C.Alessandro Mauceri

 

Redazione

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