“Porquoi Mozart” a Palermo?

Ha avuto grande risonanza nazionale e non solo il “Festival internazionale Palermo classica”. La manifestazione, conclusasi poche settimane addietro, ha presentato l’opera integrale dei concerti per pianoforte e orchestra di W.A.Mozart.

 

Questa rassegna, primo esempio in Sicilia, onerosa per ideazione e per attuazione, ha avuto grandi meriti, primo fra tutti la particolare dedica di questo genere musicale a Palermo e alla Sicilia. Agli spettacoli hanno dato schietta e immediata adesione, tra gli altri, pianisti del calibro di Pietro Di Maria, Bruno Canino, Tomas Vasary e (perla rara) il Maestro Paul Badura Skoda. Sul podio si sono avvicendati pregevolissimi direttori, che hanno guidato la Mediterranean Chamber Orchestra, chiamata ad una convincente e impegnativa prova.

 

Il Festival ha avuto luogo nel Chiostro del Complesso Monumentale di Sant’Anna, oggi sede della Galleria d’Arte Moderna della città. Lo spazio scelto è stato ottimale perché è sembrato il luogo naturale dove fare svolgere il percorso artistico che ha per scopo il profondo intento di coniugare le arti sonore a quelle visive.

 

La città ha risposto in maniera entusiasta. Le presenze si sono contate a migliaia. Fra gli appassionati è stato facile cogliere spesso la sensazione di compiacimento e di plauso agli organizzatori dell’avvenimento.

Ma perché questa Kermesse, questa festa “popolare” di musica a Palermo? La città ha bisogno di musica e soprattutto della musica di Mozart. Questo compositore, infatti, rappresenta un riferimento significativo anche al di fuori degli appassionati di musica classica. Mozart ha una grande “presa”, una facilità assoluta a catturare il pubblico non abituatissimo a grandi eventi musicali. A Palermo, una città che offre poche possibilità di grandi ascolti presso le istituzioni musicali presenti, si è reso possibile questo piccolo miracolo.

“Porquoi Mozart” a Palermo

Il fascino della musica di Mozart è difficilmente spiegabile in termini razionali. Rappresenta un mistero. Come il teatro di Shakespeare, che esercita un’attrazione magnetica ben oltre i confini degli appassionati del genere. Shakespeare e Mozart avevano un’incredibile abilità nel definire la psicologia dei loro personaggi, sempre tratteggiata in termini incisivi, vicini alla sensibilità della gente comune.

La naturale fruibilità da parte del comune ascoltatore risiede proprio nella forza espressiva di quella musica. E anche nella sua essenzialità, poiché con poche note Mozart riesce a dire ciò che altri non riescono a dire con un numero di note dieci volte maggiore. Questa è la ragione per cui questa musica pone problemi enormi di esecuzione, dato che ogni nota riveste un’importanza fondamentale.

Si diceva nel titolo Porquoi Mozart a Palermo? E perché è stato scelto l’integrale dei concerti per pianoforte e orchestra di Mozart? Sembra di capire che la direzione artistica di questo avvenimento, oltre il grande sforzo organizzativo, abbia voluto portare alla nostra città un genere concertistico che meglio di altre forme espressive racconti l’evoluzione musicale di Mozart, (questo genere infatti non mancherà mai nel suo lavoro).

Questo genere musicale di Mozart, nella concezione estetica della direzione artistica organizzativa, è molto congeniale alla gente di Sicilia, abituata con la sua profondissima musicalità a passare da stati d’animo di assoluta semplicità e struggimento, a quelli di immane tragedia.

L’obiettivo è stato centrato. I concerti per pianoforte sono stati per Mozart il “cuore” della sua musica. Un qualcosa di intimissimo di cui essere gelosissimi custodi.

In una lettera al padre Leopold del 17882, Mozart indirizzandogli la partitura del suo primo concerto per pianoforte lo prega “di conservarlo come un piccolo tesoro, di non lasciarlo suonare a nessuno […] Io l’ho composto per me e per la mia cara sorella” .

Una composizione esclusiva, intima, familiare. Un regalo di Mozart a tutta l’umanità. E di questo si è reso conto sicuramente il pubblico, i siciliani e gli stranieri, frequentatori abituali delle nostre calde estati siciliane.

 

Chiara Di Dino

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