Sarà lo stabilimento di Palermo la sede nella quale potrebbe essere realizzato il nuovo ponte di Genova nel caso in cui a Fincantieri verrà assegnato dal governo nazionale l’incarico. Dal 2017 Fincantieri ha destinato a Palermo la nuova missione produttiva di realizzazione di opere civili, con l’apertura della divisione Fincantieri Infrastructure. Due dei ponti per il Belgio si stanno realizzando a Palermo. Dopo le notizie di questi giorni sull’affidamento a Fincantieri della costruzione del nuovo ponte di Genova, la Fiom nazionale interviene insieme alla Fiom di Palermo sulla vicenda.
«Apprendiamo che è intenzione del governo affidare a Fincantieri la costruzione del nuovo ponte. Ovviamente in una situazione come questa, dopo la tragedia che è avvenuta, non possiamo che essere solidali con la città di Genova e dare tutto il nostro contributo per la ricostruzione. Ma ricordiamo che a Palermo da anni chiediamo di tornare a costruire navi intere», dichiarano Fabrizio Potetti, coordinatore nazionale Fiom di Fincantieri e Francesco Foti, segretario provinciale della Fiom Palermo.
E’ stata la stessa Fincantieri a farsi avanti con una candidatura che ha bruciato tutti sul tempo. L’amministratore delegato Giuseppe Bono ha dichiarato di essere in grado di ricostruire il ponte, avendo in azienda le competenze per affrontare un’opera del genere. Infatti nel 2017, proprio per intraprendere la realizzazione di opere pubbliche, è nata Fincantieri Infrastructure, con sede sede legale a Verona, che ha individuato nel cantiere di Palermo la sua sede produttiva. Palermo già da circa un anno sta completando il primo di due ponti per il Belgio, per il consorzio Thv Via T Albert, e sta iniziando il taglio delle lamiere per il secondo ponte.
E più volte lo stesso vicepremier Luigi Di Maio, in qualità (anche) di Ministro del Lavoro, ha proposto di escludere dalla ricostruzione Autostrade per l’Italia nazionalizzando l’appalto attraverso il ricorso appunto a Fincantieri. «Siamo d’accordo con la realizzazione del ponte ma la nostra priorità restano gli investimenti per il Cantiere di Palermo e l’affidamento di commesse per la costruzione di navi – continuano Potetti e Foti – Al vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico Di Maio e al ministro delle Infrastrutture Toninelli chiediamo un incontro urgente sulle prospettive del Cantiere di Palermo. La Fiom chiede al governo di dare seguito al finanziamento del bacino da 150 mila tonnellate, le cui opere di bonifica e consolidamento da parte dell’Autorità Portuale sono in via di completamento. E chiede al governo, maggiore azionista di Fincantieri, di intervenire affinché si rimetta il cantiere di Palermo in marcia al pari degli altri stabilimenti italiani del gruppo, che hanno prospettive di lavoro per i prossimi 10 anni».
Del rilancio dei Cantiere Navale di Palermo, da tempo in forte crisi, si è discusso lo scorso 3 luglio all’iniziativa Parla il Cantiere organizzata a Palermo dalla Fiom e dalla Cgil alla presenza, tra gli altri, di Giuseppe Bono e del sottosegretario alle Infrastrutture Edoardo Rixi. In vista delle nuove prospettive, la Fiom ribadisce la necessità di un incontro urgente col governo nazionale e col governo regionale. «Fincantieri, il 3 luglio scorso – proseguono Potetti e Foti – ha battuto il taso sulla necessità di procedere rapidamente alla conclusione delle opere fondamentali per il futuro dello stabilimento palermitano. Si tratta del completamento del bacino da 150 mila tonnellate, il cui investimento è a carico del ministero delle Infrastrutture. E della realizzazione del bacino da 80 mila tonnellate, per il quale c’è un impegno della Regione siciliana per un finanziamento di 45 milione di euro. Dalla nostra iniziativa – sottolineano i due sindacalisti Fiom – siamo in attesa della convocazione da parte dell’assessorato alle Attività produttive, che aveva già fissato una data. Ma l’impegno non è stato mantenuto. Le istituzioni devono rendere disponibili le risorse impegnate per poter iniziare le infrastrutture previste».
Nonostante Fincantieri spa da tempo sia in ripresa, e abbia un carico di lavoro che supera i 27 miliardi di euro, con 100 navi in portafoglio, di cui 43 da crociera, nessuna di queste navi è stata assegnata agli stabilimenti del Sud Italia. Palermo è rimasta fuori. «Ecco perché chiediamo l’intervento del vice premier Di Maio sull’azienda, affinché Fincantieri assegni allo stabilimento palermitano lavoro, sviluppo e occupazione in un territorio dove la disoccupazione raggiunge percentuali che superano il 40 per cento – aggiungono Potetti e Foti – La crisi al cantiere di Palermo è pesante. L’unico bacino oggi funzionante, quello da 400 mila tonnellate, uno dei più grandi d’Europa, è inattivo già da tre mesi. Quel che è rimasto dell’indotto si trova in cassa integrazione. E l’esodo continua: più di un migliaio di lavoratori negli ultimi anni si sono spostati a lavorare nei cantieri di Monfalcone, Marghera, Genova e Ancona. I 421 lavoratori diretti rimasti stanno lavorando su piccole sezioni di navi, che verranno trasferite poi ai cantieri del Nord per l’assemblaggio. La stessa direzione locale di Fincantieri continua a dire ai lavoratori diretti di trasferirsi al Nord dove ci sono prospettive lavorative per i prossimi dieci anni».
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