Ferragosto, tra rifiuti abbandonati e barbecue a mollo «Più norme e controlli, ma prima serve dare esempio»

«Stigghiola pronte!». A sentire questa frase si potrebbe pensare di essere finiti nel bel mezzo di una scampagnata, tra alberi sotto ai quali cercare riparo dal sole e tavoli in legno da pic nic apparecchiati. Invece no. Basta guardarsi intorno per vedere mare ovunque, quello della riserva naturale di Barcarello, che in occasione della vigilia del Ferragosto si è trasformata in un tappeto di gente, tende e gazebi. Ma anche di griglie. C’è chi infatti, per l’occasione, si è voluto attrezzare ancora meglio, portando con sé il barbecue per arrostire la carne. A guardare bene sono in molti che quest’anno hanno deciso di organizzarsi così. Qualcuno si è addirittura piazzato direttamente dentro l’acqua per arrostire, urlando a squarciagola tutte le volte che una nuova stigghiola era pronta. Una nuova moda che non ha lasciato indifferenti i bagnanti più tradizionali, che hanno fatto partire le segnalazioni.

«Si può trovare una soluzione a tutto senza dover essere estremisti», commenta ottimista Vincenzo Lombardo, presidente del Circolo Palermo Futura di Legambiente. Secondo lui un rimedio contro i peggiori vizi potrebbe essere quello di realizzare delle infrastrutture poco invasive a ridosso delle spiagge: «Un po’ come si è fatto già per la Favorita e per il bosco Ficuzza, dove l’aver creato delle strutture pubbliche ha permesso di scongiurare il massacro totale». È convinto infatti che quello che definisce «liberismo qualunquista» derivi dal fatto che non esistono regole, né istituzioni locali e provinciali che si adoperano per trovare soluzioni. «Senza norme e controlli è una gara a chi spara prima, sembra il Far west. In realtà funziona come per l’acqua, per osmosi: mancando regole e norme, il palermitano vandalizza barbaricamente ogni spazio rimasto a disposizione e sottratto a una qualche progettualità».

Ma le norme da sole, anche quando ci sono, non bastano. La parola d’ordine, quella da cui partire, è «sensibilizzazione», secondo Lombardo. «Ognuno deve fare la sua parte – spiega – Ogni anno facciamo azione informativa nelle scuole elementari, i bambini sono attenti e raccolgono i nostri messaggi. È soprattutto dai più piccoli che si deve partire, per sperare in qualche cambiamento». Ma se i piccoli sono più predisposti a recepire gli insegnamenti, come fare invece con chi è già adulto? «Dando l’esempio – continua -. Una volta ho visto un signore gettare la buccia dell’anguria sulla sabbia. Senza dirgli nulla mi sono alzato, l’ho raccolta e l’ho gettata in un cestino lì vicino. Quel tipo ha capito immediatamente e si è mortificato». Secondo Lombardo oggi persino i più refrattari al cambiamento, ad esempio in fatto di rifiuti differenziati, sembrerebbero cominciare a capire: «Anche i più restii alla fine entrano in crisi e si adeguano».

Atteggiamenti ai quali si deve necessariamente affiancare il controllo del territorio, non solo da parte delle autorità ma anche dei cittadini stessi, che per primi vigilano su luoghi e beni comuni. «Non serve certo ricorrere alle ronde. Se sono a mare io stesso divento una sentinella a protezione del territorio e posso dire a chi mi sta accanto, usando i modi giusti, se una cosa è sbagliata ed è meglio non farla. Serve insomma un’azione combinata: aggiungere più cestini, realizzabili anche con materiale di recupero, sensibilizzare la gente recuperare, infine l’identità delle borgate marinare. Creando punti di riferimento per le persone darà loro certezze e ne eviterà l’imbarbarimento. Ma chiaramente non è un processo immediato».

Silvia Buffa

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