Polivalente, meno studenti ma le aule non bastano Al liceo artistico soluzioni creative per i laboratori

Diverse palazzine, ognuna da tre piani ciascuno, e decine di classi. È il centro scolastico Polivalente di San Giovanni La Punta, grande struttura che risponde al fabbisogno di quattro scuole superiori del Catanese. O almeno dovrebbe. Perché da anni la distribuzione delle aule non sembra rispondere più alla necessità delle scuole. E così, nonostante il numero totale degli allievi sia in calo, le classi non bastano per tutti. «Sono quattro anni che combattiamo per una riorganizzazione, perché così ci tolgono la possibilità di avere una preparazione ottimale», lamenta Elena Micarelli, studentessa dell’ultimo anno e rappresentante degli alunni del liceo artistico Emilio Greco. La scuola, in espansione, che sembra soffrire di più la carenza di spazi da adibire a laboratori, «necessari per il nostro percorso scolastico». Un problema più volte sottoposto alla ex Provincia di Catania e, adesso, anche al sindaco della città metropolitana Enzo Bianco, ma rimasto senza soluzione. E che stamattina tornerà davanti al tavolo della nuova prefetta Silvana Riccio.

Le palazzine del Polivalente vengono condivise tra quattro realtà: il liceo Majorana, l’istituto tecnico-commerciale e geometra De Nicola, il tecnico industriale Ferraris e il liceo artistico Emilio Greco. Ciascuna scuola con un numero di classi assegnato anni fa secondo il numero degli studenti. Conti che oggi, almeno all’Emilio Greco, non tornano più. Il liceo artistico ha diverse sedi: la centrale a Catania e una distaccata a Sant’Agata Li Battiati, di cui i due piani di classi a San Giovanni La Punta sono un’ulteriore costola. «Al momento al Polivalente abbiamo a disposizione 18 spazi e siamo 13 classi – spiega Elena Micarelli – Oltre ai normali laboratori che ci sono in tutte le scuole, come quello di chimica, a noi ne servono sei specifici: scultura, pittura, due di grafica multimediale, design e architettura». Senza considerare che «l’anno prossimo sono previste già due nuove classi perché la scuola va bene e ha sempre nuovi iscritti». 

Per un totale di più di 20 aule necessarie, ma che al momento non ci sono. Così studenti, studentesse e docenti sono costretti a rinunciare ai laboratori o a trovare soluzioni creative. «A volte andiamo a dipingere fuori, che sarà anche bellissimo ma non quando fa freddo – spiega Elena Micarelli – Altre volte, invece, dipingiamo in classe, la stessa dove poi restiamo a fare lezione nonostante il terrificante odore di trementina, il diluente che si usa per i colori ad olio». C’è poi il caso di chi studia architettura, costretto a condividere il laboratorio con i colleghi del corso di design. Risultato: circa tre ore pratiche ciascuno, anziché le sette previste. O anche meno, considerato che la stessa aula spesso viene usata anche dagli studenti di scenografia. Quando quest’ultimi non sacrificano mezza classe per tenere le proprie creazioni, stringendosi nella parte che resta. «Ma il paradosso è che sopra di noi c’è un piano che al mattino è inutilizzato e si riempie solo per la scuola serale», lamenta la studentessa. 

Solo una delle spie di una convivenza tra scuole non troppo riuscita. «Avevamo il bar e ce lo hanno chiuso, nonostante le autorizzazioni – continua Elena – Le macchinette di acqua e merendine sono state tolte. Noi, insomma, ci sentiamo discriminati». Non solo. A colpire gli studenti è stata anche la risposta delle istituzioni. «Dalla Provincia ci hanno detto che se non abbiamo gli spazi, anche se ci sarebbero, avremmo dovuto semplicemente respingere i nuovi iscritti – racconta la rappresentante – Ma solo noi, come liceo artistico, abbiamo una sede nei paesi etnei e non è giusto costringere chi vive qui ad alzarsi all’alba per raggiungere la città e andare altrove». Mentre il dirigente scolastico Alessandro Massimino preferisce non commentare in attesa dell’incontro di oggi, a confermare la versione degli studenti è Alessandra Calomino, presidente del Consiglio d’istituto e rappresentante dei genitori: «Chiediamo da anni alla Provincia una ridistribuzione delle classi secondo l’attuale numero degli studenti. Ci siamo rivolti anche alla segreteria del sindaco metropolitano, Enzo Bianco, ma non abbiamo mai avuto risposta. Eppure i nostri ragazzi continuano a lavorare con il Comune di Catania e per la città, anche con uno sforzo economico non indifferente da parte della scuola». Dalle strisce pedonali artistiche in via Etnea al maxi striscione in tribunale per commemorare le vittime di mafia.

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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