Pole-dance: da Catania al talent show (rumeno)

Nel 2007 ha aperto la «prima palestra di Pole Dance in Italia», nel 2009 Step1 l’ha intervistata, nel 2011 si torna a parlare di lei per il risultato che ha ottenuto a “Romania’s got talent”: stiamo parlando di Medea Felina (nome d’arte), la rumena trapiantata in Sicilia che s’era messa in testa di spiegare ai catanesi che una donna e un palo, insieme, non si traducono necessariamente in roba tipo quella scena di Natalie Portman con la parrucca rosa del film Closer.

A parte il fatto, abbastanza ovvio, che se non sei Natalie Portman non riuscirai mai a essere vagamente simile a Natalie Portman, Medea conduceva la sua battaglia per affermare che non è detto che ballare attorno a una pertica significhi ammiccare al sesso in qualunque maniera. «In quello che faccio, il 90% è ginnastica, il 10% danza», diceva a Step1 ormai due anni fa. Per l’erotismo, insomma, non c’è spazio, sosteneva lei.

Poi l’avevamo persa di vista, non abbiamo più avuto notizie ma ogni tanto abbiamo pensato di rintracciarla. Chissà quante gentili donzelle si sono iscritte ai suoi corsi – riflettevamo – quante casalinghe hanno stupito i mariti arrampicandosi come scimmie (eleganti però!) ai pali della luce, com’è andata con quel progetto di far partire la petizione per far ammettere la pole dance alle Olimpiadi.

Pensate lo stupore nello scoprire, un po’ per caso, tramite Facebook, che in Romania è diventata una star. Ha partecipato all’ultima edizione di “Romania’s Got Talent”, la trasmissione televisiva con emanazioni in tutto il mondo. E non è che s’è limitata a farsi vedere dai giudici, a fare un’apparizione in tv, giusto per avere i suoi cinque minuti di popolarità: ha passato tutte le selezioni, è arrivata in semifinale, ha vinto il premio della giuria e s’è guadagnata un posto al sole in finale, direttamente a Bucarest, durante una serata che ha toccato il picco del 59,9% di share.

Il fatto che non abbia vinto non è mica indice di fallimento: il discorso è lo stesso delle canzoni di Sanremo che non vengono premiate ma poi fanno il boom di vendite nei negozi di dischi.

E magari pure Medea farà l’italico «botto». Il suo sito, www.poledanza.it, racconta una storia molto diversa rispetto a quella che abbiamo conosciuto due anni fa: la sede s’è spostata a Milano, si fanno corsi per istruttori e per bambini, esiste un canale su YouTube, c’è una pagina Facebook con oltre duemilaseicento fan e la possibilità di aprire una filiale, in una sorta di franchising. Ho la risposta per il prossimo che mi chiede «Domani che fai?» «Mah, penso che aprirò una palestra per insegnare a stare su un palo».

Luisa Santangelo

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