Pista ciclabile, il racconto dei testimoni dell’incidente «Cordolo invisibile», ma vigili non lo mettono a verbale

«Ma voi lo avete visto? Ha perso il controllo sullo scalino o stava andando forte? Lo avete proprio visto che è scivolato col cordolo, siete sicuri?». Quando l’auto della polizia municipale di Catania arriva in viale Ruggero di Lauria, poco dopo l’accesso alla spiaggia di San Giovanni Li Cuti, l’ambulanza della Misericordia se n’è andata da un quarto d’ora. Erano da poco passate le 12 quando P. D. P. ha avuto un incidente autonomo con la sua moto Bmw di grossa cilindrata, sulla pista ciclabile appena inaugurata. Dopo una breve sbandata l’uomo, oltre la trentina, è finito prima contro una delle aiuole sul marciapiede e poi ha sbattuto la testa con violenza sull’asfalto riverniciato di blu. Le chiavi del veicolo sono volate tra i cespugli, un casco giallo fosforescente, senza alcun danno, è per terra poco distante. «Sì sì, lo abbiamo visto – confermano i testimoni all’ispettore dei vigili urbani – Non stava neanche andando veloce, non lo ha toccato nessuno. Quello scalino non si vede». Ma il loro racconto non è stato messo a verbale, così come non sono stati chiesti loro i numeri di telefono per un eventuale riscontro successivo. «Abbiamo 90 giorni per completare i rilievi», spiega il comandante della municipale Pietro Belfiore. «L’ispettore farà certamente una ricostruzione oggettiva, non c’è dubbio che l’incidente sia stato dovuto anche a quello scalino», conferma.

Il motociclista ha riportato un trauma cranico e uno addominale che il personale sanitario definisce «più severo». È cosciente, lo hanno ricoverato al trauma center dell’ospedale Cannizzaro. «Noi stavamo camminando sul marciapiede con il passeggino e il bimbo – racconta una coppia di testimoni – Questo signore stava guidando tranquillamente sul lato destro della strada, sulla striscia bianca che c’è prima della pista ciclabile». Andava in direzione piazza Nettuno quando, in corrispondenza di una fermata dell’autobus, è scivolato sul dislivello tra la strada e il piccolo cordolo che, nel punto più spesso, è alto una quindicina di centimetri. «A un certo punto ha sbandato, ha perso il controllo della moto ed è scivolato. La moto gli è caduta addosso».

L’ambulanza è arrivata in pochi istanti. Una vettura della Misericordia a sirene spiegate stava passando in quel momento da viale Alcide De Gasperi e aveva imboccato la discesa in direzione piazza Europa. «Si è fermata subito, sono scesi immediatamente ad aiutarlo», proseguono i testimoni. Mentre parlano, alle loro spalle, uno scooter con a bordo due persone sale sullo stesso cordolo, sbanda e rischia di finire per terra. A pochi centimetri di distanza, a sinistra, le automobili sono incolonnate al semaforo. Il conducente del motociclo rallenta e si ferma. «Ma che è successo? Perché si scivola?», domanda. «Là c’è un punto più alto, faccia attenzione. C’è ancora il sangue di quest’altro poverino per terra», gli risponde una donna. «Non la possono lasciare in questo modo questa pista ciclabile – afferma un signore anziano in bicicletta, attirato dalla confusione – È pericoloso, va transennato. Si rischia di cadere anche in bici».

Che quel cordolo fosse rischioso, del resto, lo avevano detto in molti. Solo ieri la pagina Facebook Lungomare liberato aveva scritto un post che invitava all’attenzione. «In tantissimi ci stanno segnalando questi pericolosi gradini mimetizzati nei pressi delle fermate degli autobus accanto alla pista ciclabile – si legge nel messaggio – Abbiamo ricevuto le segnalazioni soprattutto da chi va in motorino. Alcuni sarebbero già caduti». Proprio come l’uomo rimasto ferito questa mattina. «Ma come si fa a progettare una cosa così pericolosa? Come se non bastasse, quel tratto al momento è anche senza illuminazione», concludono gli attivisti. A raccontare una testimonianza simile è stato ieri pomeriggio, in consiglio comunale, l’esponente di centrodestra Manlio Messina. Al quale l’assessore alla Mobilità Rosario D’Agata ha risposto che tutti i lavori per la corsia ciclabile sono stati realizzati a norma di legge e sicurezza. «Visto l’incidente di stamattina – interviene il comandante Belfiore – valuteremo il da farsi: forse metteremo qualche segnaletica di pericolo in più, o forse modificheremo questo gradino. Il problema, però, è di progettazione, non certo di manutenzione».

Luisa Santangelo

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