Non accenna a placarsi la polemica legata al rinvio della partita di calcio tra Catania e Fondi. Lo slittamento, dovuto alla presenza in città del presidente del Consiglio Matteo Renzi in occasione della festa dell’Unità di domenica scorsa, ha mandato su tutte le furie l’amministratore delegato dei rossazzurri Pietro Lo Monaco. Con tre partite consecutive lontano dallo stadio Massimino, per il Catania c’è il rischio di dovere fare i conti con un campionato che il dirigente ha definito «falsato». Considerando anche la penalità d’inizio stagione. Ieri sulla questione era intervenuto direttamente il capo della polizia etnea Marcello Cardona. Ai giornalista, durante una conferenza stampa, aveva raccontato di un colloquio con Lo Monaco avvenuto il 10 agosto, alla vigilia della stesura dei calendari.
«La chiacchierata è avvenuta il giorno dell’ufficializzazione dei calendari (11 agosto, ndr)», precisa tramite un comunicato Lo Monaco. Il dirigente prosegue: «Mi chiese di intervenire in Lega per tenere conto della festa dell’Unità e risposi che avrei provato, offrendo grande disponibilità». Un tentativo «impossibile visti i tempi ristretti e fuori tempo massimo». Insomma bisognava pensarci prima. A gettare nei giorni scorsi ulteriore benzina sul fuoco ci aveva pensato anche il sindaco etneo Enzo Bianco. Il primo cittadino aveva accusato senza giri di parola la Lega Pro di essersene infischiata della possibile concomitanza tra la partita e la visita di Renzi, salvo poi essere sonoramente smentito dal presidente Gabriele Gravina.
«Noi, con rispetto e con fermezza – prosegue Lo Monaco – chiediamo rispetto per il nostro lavoro, ricordando a tutti che il calcio ha una grandissima valenza economica in Italia, e per le ragioni dei nostri tifosi, non più in condizione di tenere il ritmo di spostamenti improvvisi che li costringono ad allontanarsi dagli stadi. Tutto viene anticipato e posticipato, non c’è più la possibilità di avere riferimenti stabili, le ufficialità vanno e vengono ed i calendari degli eventi calcistici vengono disposti dalle prefetture: così non va, questo è un corto circuito». Il dirigente, originario di Torre Annunziata, chiede tuttavia di mettere da parte le polemiche: «Perché le opportunità perdute non ci saranno restituite, chiudere la parentesi con il giusto senso di responsabilità e, per quanto ci riguarda, tornare a pensare esclusivamente al campo»
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