Dieci anni di assenza ma niente è cambiato. Come dieci anni a stento è l’età di un ragazzino dal viso imberbe disperso tra l’ingombrante folla di un palazzetto. Anche lui, insieme al padre, accorso lo scorso mercoledì sera al Palatupparello di Acireale, ad acclamare i Litfiba.
Piero Pelù e Ghigo Renzulli a calcare nuovamente lo stesso palco: non accadeva da troppo tempo, da quando, nel novantanove, proprio al culmine del successo con l’album Infinito, i due leader della storica band decidono di separarsi. La stanchezza e le tensioni di una convivenza oramai forzata avevano infatti logorato il sodalizio artistico e la separazione appariva l’unica, se pur amara, soluzione. Amara soprattutto per i fan, traditi dalla svolta pop di un Pelù solista e dalla mediocrità da cui i Litfiba del chitarrista Ghigo non hanno saputo issarsi.
I Litfiba, quelli degli anni ottanta sopratutto, avevano saputo svezzare un’intera generazione ad una nuova e più matura forma di rock, neanche troppo all’italiana, con canzoni di eccelsa musicalità e di provocante verve, con ritornelli coraggiosi e senz’altro scandalosi che nessuno sarebbe stato disposto a dimenticare. E allora non sorprende l’entusiasmo, finanche la passione e la commozione con cui il ritorno tanto atteso e sperato della rock band fiorentina, è stato accolto a distanza di dieci anni.
L’occasione che ha riportato Piero e Ghigo insieme sullo stesso palco è stato il trentesimo anniversario dalla formazione dei Litfiba -correva l’anno 1980-, anniversario che andava celebrato nel migliore dei modi: un “Reunion Tour” di quattro tappe, da Milano ad Acireale passando per Firenze e Roma. Un successo straordinario.
Al Palatupparello tutto esaurito. Acireale diventa meta di un vero e proprio pellegrinaggio. “Popolo di Trinacria!” urla Pelù dal palco mentre Ghigo lancia in pasto al pubblico il primo accordo. “Proibito” grida la folla. E lo spettacolo può avere inizio.
L’atmosfera è quella di un club rock, la coreografia è essenziale, senza il supporto di alcuno schermo o di video. Il rapporto che si instaura tra il pubblico ed i musicisti risulta così meno inquinato ed è di certo più diretto. Voce, chitarra, basso, batteria e tastiera: solo questo, ed un Pelù in più che qualcuno ha già avuto modo di definire un “animale da palcoscenico”. L’entusiasmo d’altronde è sempre lo stesso, l’intesa con Ghigo è rimasta intatta; anche il bassista, Barni, è quello degli esordi. Non è cambiato niente.
La scaletta che propongono è per veri intenditori. Non c’è spazio per i pezzi di certo più commerciali degli ultimi anni novanta; così si passa da “El Diablo” a “Fata morgana” da “Tex” ad “Apaname” ed ancora “Lulu e Marlene”, “Sparami”, “Bambino”, e decine di altri successi arrangiati alla perfezione, mantenendo una sostanziale continuità con il passato.
Il pubblico piange sudore e lacrime. Salta assecondando ritmi incalzanti e rimane incantato dalle melodie più tenui, ma pur sempre rabbiose.
Per la gioia dei fan, pare che il ritorno dei Litfiba possa avere un seguito: alle date dei concerti estivi, già confermate, bisogna aggiungere l’impegno per la realizzazione di nuovi inediti, primo tra tutti il brano “Sole Nero”, nuovo singolo della band, uscito da pochi giorni.
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