Una visita al carcere catanese di piazza Lanza per «verificare le condizioni di detenzione e per ringraziare i detenuti che hanno aderito al digiuno del 5 e del novembre scorso indetto da noi per spingere sull’approvazione della riforma dell’ordinamento penitenziario». Sono questi gli elementi che fanno da contorno all’iniziativa del partito Radicale guidata da Rita Bernardini, coordinatrice della presidenza del gruppo. Che domani riproporrà l’appuntamento nella casa circondariale di Caltagirone. «L’appuntamento con la direttrice è fissato per le undici», dice la politica pochi minuti prima di entrare penitenziario catanese. In un giorno particolare in cui «ho letto che si sarebbero verificati dei casi di scabbia tra i detenuti e ciò – precisa Bernardini – è molto grave perché significa che le condizioni igienico-sanitarie sono preoccupanti».
Una patologia che – come riportato dal quotidiano La Sicilia – avrebbe colpito pure un agente penitenziario. «Un poliziotto è stato accompagnato in ospedale da un’auto dell’amministrazione del carcere perché avrebbe manifestato prurito e l’insorgere di alcune macchie sulla pelle», spiga, contattato da MeridioNews, il responsabile nazionale del sindacato Uilpa Armando Algozzino. «Attendiamo ancora il referto ma i suoi colleghi sono molto preoccupati perché temono il contagio per loro e per le rispettive famiglie e – spiega il sindacalista – colgo l’occasione per chiedere che si lavori sulla prevenzione, migliorando un ambiente che è pure di lavoro». «Attualmente sappiamo solo che ci sarebbero due casi di scabbia accertati tra i detenuti e quattro ancora da verificare», conclude Algozzino.
Un punto che rientra anche nella riforma del sistema penitenziario per l’approvazione del quale lotta il partito Radicale. Ma che non è il solo. E a spiegarne i punti salienti è Bernandini. «La riforma è un provvedimento di amnistia e di indulto. La prima serve ai magistrati perché c’è un affollamento di processi, oltre cinque milioni, destinati a una lunga prescrizione: sarebbe meglio sgomberare le scrivanie dei giudici per fare posto ai procedimenti importanti», dice la politica. Per quanto riguardo le condizioni di detenzione, invece, «bisognerebbe intervenire su attività di rieducazione perché sono pochissimi i detenuti che hanno la possibilità di lavorare o studiare».
«Il carcere, spesso, diventa ozio e ciò determina un tasso di recidiva altissimo, di circa il 70 per cento, rispetto a quello di altri Paesi che è sul 20», aggiunge Bernardini. Che è fiduciosa sul futuro evolversi della vicenda. Anche grazie al supporto dei detenuti, circa 17mila, che hanno aderito alla scorsa manifestazione e al sostegno di papa Francesco «al quale Marco (Pannella, ndr) indirizzò la sua ultima lettera». Il quale, per la prima volta, in quell’occasione «ha pronunciato le parole atto di clemenza nei confronti di chi è in carcere mentre a noi è stato concesso di tenere in piazza del Vaticano uno striscione con scritto amnistia», conclude.
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