Un palazzo settecentesco dalla cui pietra lavica sbuca, non previsto, un tocco di bianco lucido. È come si presenta ormai da diversi mesi palazzo Zappalà, in piazza Duomo, nel cuore del centro storico etneo. Le cornici di alcune delle finestre grandi e piccole e quella della porta d’ingresso, che dà su via Vittorio Emanuele, risultano di un particolare colore, decisamente diverso dall’originale. Una nota stonata per l’opera dello storico architetto Giuseppe Palazzotto che oggi ospita le stanze dell’Hotel centrale Europa e che, insieme agli altri palazzi settecenteschi, costituisce parte del patrimonio storico e architettonico della città.
«Quando, a dicembre 2016, siamo venuti a conoscenza di questa pitturazione delle pietre del palazzo Zappalà – racconta la soprintendente Maria Grazia Patanè a MeridioNews – ci siamo subito attivati per segnalarla al Comune di Catania per gli accertamenti di loro competenza». Perché uno dei più importanti palazzi barocchi della città «non è soggetto a vincolo monumentale – spiega Patanè – ma a esso sono riservate le tutele di legge del centro storico, vincolato anche paesaggisticamente». Se quindi, come sembra, quella macchia bianca dovesse essere vernice utilizzata per rinfrescare le finestre saremmo davanti, secondo la soprintendente, a una «manutenzione non idonea e non soggetta ad autorizzazione, che genera degrado agli immobili del tessuto storico».
La soprintendenza, non avendo però competenza per ulteriori indagini, già oltre un anno fa aveva provveduto a denunciare questo intervento «non consono alla tutela paesaggistica» agli uffici comunali, per fare in modo di approfondire la questione e, se necessario, prendere anche provvedimenti per chiedere ai titolari della struttura ricettiva di ripristinare le condizioni originarie della pietra. «Ad oggi – conclude Patanè – non abbiamo ancora ricevuto risposta».
Dai titolari dell’Hotel centrale Europa, che più volte la redazione di MeridioNews ha cercato di contattare, nessuna dichiarazione ufficiale in merito. Qualche indiscrezione la dà uno dei dipendenti che, in un primo momento, ammette che si tratta di vernice di colore bianco. «Ma lavabile e che la direzione della struttura ha rimosso dopo una segnalazione, anche se stava già sbiadendo per effetto degli agenti atmosferici». Ma quello che lo stesso dipendente definisce come uno smalto con «una leggera differenza cromatica rispetto al normale colore della pietra calcarea», poco dopo diventa «solo un intervento di pulitura di quei cornicioni che non prevede l’utilizzo di vernice».
Una cura che sarebbe anche comprensibile considerato che la facciata del palazzo risale a diversi secoli fa. «È stata realizzata all’indomani del terremoto del gennaio del 1693 – spiega Iorga Prato, tecnico archeologo – e la sua importanza storico-archeologica è dovuta anche al fatto che rappresenta una sorta di continuità nella storia». Narrazione della città di cui fa parte proprio la trasformazione di palazzo Zappalà in albergo, fin dal 1700: «Oltre a essere uno dei palazzi che si contendono l’affaccio di Giuseppe Garibaldi – conclude Prato – è stata certamente una delle sedi che ha ospitato i grandi intellettuali viaggiatori del Grand Tour nelle loro tappe in Sicilia».
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