Non si fermano le attività degli studenti che da qualche settimana protestano contro i parcheggiatori abusivi della zona di piazza Dante. Dopo aver ottenuto una riunione con il questore e il vicesindaco e promosso una petizione online, Laura Trovato – ideatrice della protesta – e alcuni colleghi mercoledì incontreranno il rettore Giacomo Pignataro. «Sono a conoscenza dei problemi della piazza – afferma il magnifico – Nel passato ho rappresentato i problemi di ordine pubblico di quell’area; purtroppo abbiamo sempre notizie di tentativi di molestie, parcheggiatori abusivi e furti». Dopo aver sentito gli universitari, aggiunge Pignataro, «nei prossimi giorni parlerò con il questore e il sindaco». Con il primo cittadino, oltre della questione sicurezza, «vedremo se riusciamo a trovare una soluzione al problema della sosta». Nell’area, infatti, si trovano i dipartimenti di Scienze umanistiche e di Scienze della formazione, due licei (Boggio Lera e Spedalieri) e tre ospedali (Vittorio, Santo Bambino e Santa Marta). «Cercheremo di capire se esiste una soluzione che possa garantire uno sbocco – dice il rettore – In altre zone, alla cittadella universitaria per esempio, stiamo valutando se modificare il percorso del Brt, facendolo passare per un tratto all’interno».
In generale, da parte dell’università, è da tempo avviato un tavolo che ha come argomento proprio la mobilità. Uno dei referenti è Giuseppe Inturri, ricercatore del dipartimento di Ingegneria e delegato del rettore sul tema. «Se gli spostamenti sono affidati prevalentemente alle auto, ovviamente ci sono problemi di traffico, parcheggio e smog – spiega Inturri – Un problema già centrale per Catania, che viene percepito in maniera maggiore in una zona molto densa come piazza Dante». Come messo in rilievo anche dal direttore della struttura, Giancarlo Magnano San Lio, l’enorme pressione sull’area non è una questione che riguarda solo le strutture universitarie. «È un problema di natura urbanistica – riflette Inturri – non abbiamo soltanto il monastero». La presenza di numerose attività pubbliche «è anche un fattore positivo, perché ha portato un certo valore economico ai residenti – aggiunge Giuseppe Inturri – Si parla sempre di riqualificazione e credo che la presenza di così tanti giovani sia un buon fattore». Ma, inevitabilmente, porta con sé una grande pressione da dover gestire.
Una soluzione a disagi di questo tipo è la «promozione del trasporto pubblico – sottolinea il delegato – Con Amt siamo riusciti a realizzare una convenzione che prevede un abbonamento annuale a 140 euro anziché 200 per tutti gli studenti». Ma a pesare sul trasporto pubblico ci sono i tagli imposti dalla Regione al servizio. Se nel 1995 a Catania sono stati percorsi in un anno 15 milioni di chilometri, «oggi si raggiungono gli otto-nove milioni. Di conseguenza, quando chiediamo di aumentare le corse, significa che altre aree della città rimangono scoperte». E, prosegue il ricercatore, «anche se Amt dovesse decidere di potenziare le corse nella zona, sarebbe inutile perché la strada più vicina che potrebbe essere sfruttata è via Plebiscito. Una zona già congestionata, gli autobus rimarrebbero imbottigliati». Ad aggravare la situazione concorre la difficoltà a utilizzare mezzi a due ruote: «Mancano percorsi per le bici e anche muoversi a piedi è difficile. Molta gente non lo fa perché è complicato camminare in questa città. A Catania – precisa – il 50 per cento degli spostamenti in macchina è per tragitti al di sotto di due chilometri».
Se il trasporto pubblico e le biciclette si trovano davanti a dei limiti, l’alternativa potrebbe essere rappresentata dalla creazione di nuove aree di sosta nelle vicinanze di piazza Dante? «Si tratterebbe di un parcheggio di destinazione, che fa ancora più danni». Sulla proposta Giuseppe Inturri è netto. «Aumenta la facilità di accedere con l’auto e quindi la tendenza a spostarsi con questo mezzo; inoltre si crea il traffico passivo di chi non trova spazio ed è costretto a trovarne fuori dal parcheggio». Anche scegliere di aumentare le tariffe di sosta, per scoraggiare l’uso della macchina non è una soluzione. «In questa maniera non si combatte il fenomeno del parcheggio illegale». Il processo va cambiato a livello culturale, quindi. «Bisogna lavorare sulle modalità alternative, invertire la tendenza a usare soltanto le macchine».
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