Quella iniziata oggi potrebbe essere una delle settimane cruciali per la vicenda Pfizer. L’azienda farmaceutica statunitense nei giorni scorsi ha annunciato l’avvio della procedura che porterà alla riduzione del personale del sito di Catania. I lavoratori coinvolti sono poco più di 200 su un totale di circa 700 dipendenti. Numeri che parlano chiaro e che potrebbero portare, nonostante l’annuncio di alcuni investimenti, a una dismissione dello stabilimento etneo. Nato nel 1959, con un’estensione di 140mila metri quadrati, sul destino della sede catanese oggi si è tenuto un primo incontro nella sede di Confindustria, lungo viale Vittorio Veneto. All’ingresso si sono dati appuntamento decine di lavoratori, insieme alle sigle sindacali. «Desideriamo delle opportunità. In questi giorni abbiamo visto tanti politici dire “è una follia”, ma le parole non bastano e la politica deve scendere in campo per aiutarci», spiega a MeridioNews Alfio Avellino, segretario generale Uiltec Catania.
L’obiettivo iniziale dei sindacati è quello di portare la vicenda sul tavolo del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Anche perché le alternative ipotizzate da Pfizer, azienda al vertice nella produzione del vaccino contro il nuovo Coronavirus, non soddisfano i lavoratori. Tra le ipotesi c’è infatti il trasferimento dei dipendenti, non è chiaro quanti, nel sito di Campolungo, nella Marche. Stabilimento dove verrà prodotto il confezionamento della pillola Paxlovid, farmaco per la cura del Covid-19. A mettere nei guai i lavoratori dell’area etnea, dove non si produce il vaccino, sono state alcune commesse che negli ultimi mesi sono venute meno o che hanno subito riduzioni importanti. In quest’ultima categoria rientra il Tazocin, antibiotico che, per il 50 per cento della produzione, da Catania veniva esportato in Cina.
Secondo quanto trapelato al termine dell’incontro di questa mattina l’azienda ha espresso la sua volontà ad avere un ruolo attivo nel sostenere la ricollocazione a livello locale delle persone impattate dagli esuberi. «Il problema è anche dei 530 lavoratori che rimarranno nel sito perché non c’è nessun futuro per loro – continua Avellino – Vogliamo che Pfizer investa perché non desideriamo più assistenzialismo». «Il problema non è la volontà di andare fuori dalla Sicilia – racconta una lavoratrice – Non ci convince lo spostamento perché lo reputiamo come una misura temporanea che porterà comunque al licenziamento». Il 17 febbraio è stato già fissato il prossimo incontro davanti la prefetta Marica Carmela Librizzi. In quell’occasione sarà presente anche l’assessore regionale al Lavoro e alla famiglia Antonio Scavone.
Aggiornamento delle ore 18,30 del 15/02/2022
Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro di questa mattina tra le sigle sindacali e la Pfizer Catania, che si è svolto nella sede di Confindustria per la procedura di licenziamento collettivo di 130 unità che operano all’interno dello stabilimento etneo. Le distanze tra l’azienda e i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, rimangono siderali a maggior ragione dopo l’intervento aziendale di oggi che, attraverso il responsabile delle risorse umane Carmelo Fornito presente alla riunione, ha avanzato la possibilità di un ricollocamento nel sito di Ascoli Piceno (dove si produrrà la pillola anti Covid-19) per soli 50 lavoratori, tra le figure in esubero, su base volontaria con l’erogazione di un incentivo una tantum per il trasferimento. Il resto saranno licenziati, andando ulteriormente ad incrementare il gruppo dei dipendenti in uscita dalla Pfizer Catania già folto dopo la mancata conferma (50 a fine febbraio e 30 ad agosto) dei lavoratori con contratto interinale.
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