Da una miniera di sale a sede di opere d’arte: è questa l’eredità della Quarta Biennale Internazionale Strutture di Salgemma, svoltasi dal 18 al 27 agosto. Artisti provenienti da tutto il mondo hanno realizzato sculture da blocchi di salgemma estratti dalla miniera dell’Italkali a mille metri di altitudine nel territorio di Petralia Soprana. Per una settimana i giardini di Villa Sgadari, una residenza del Settecento, si sono trasformati in un grande atelier per l’evento ideato dall’associazione SottoSale, insieme ad Arte e memoria del territorio di Milano e in collaborazione con l’assessorato regionale ai Beni culturali, il Museo d’arte contemporanea Palazzo Riso, la Fondazione Orestiadi, il Parco delle Madonie, Italkali e l’associazione Nuvole Incontri d’arte.
La rassegna è stata curata da Alba Romano Pace che ha messo al centro il tema dell’integrazione. Nei giardini di Villa Sgadari hanno scolpito i blocchi di salgemma estratti dalla suggestiva miniera di sale di Raffo Giuseppe Agnello, Philippe Benson, Nicola Busacca, Juan Esperanza, Filippo Panseca, Domenico Pellegrino, Giacomo Rizzo, Filippo Soddu, Patrick Tatcheda. Nelle sale del primo piano si sono tenute le mostre “Il sale dell’integrazione” e “La terra del sale”. Un’edizione che ha segnato un passo in avanti rispetto alle precedenti: per il livello artistico, il numero di visitatori, la ricchezza del calendario degli eventi collaterali e la straordinaria attenzione della stampa.
Fatto unico, il Museo dove sono destinate le opere conta altre 25 sculture di salgemma realizzate sin dalla prima edizione della Biennale. E’ ospitato nelle gallerie dismesse della miniera Italkali, tutt’ora in attività, grazie a una inedita sinergia tra privati che hanno sposato un progetto culturale in un territorio ricco di arte e natura. Il giacimento di salgemma purissimo, lungo 80 chilometri e profondo 400 metri, si è formato 25 milioni di anni fa per il prosciugamento del Mediterraneo. Successivamente, la deriva dei continenti e lo scontro tra placche ha trasportato il giacimento a mille metri di altitudine. Le sculture sono molto delicate, e possono sopravvivere solo all’interno della miniera grazie al microclima particolare ed all’assenza di umidità, che le preserva.
«Il messaggio è quello dell’apertura e dell’integrazione verso l’altro – spiega Carlo Li Puma, presidente dell’associazione Sottosale -. Gli artisti prescelti sono di diverse etnie, e hanno lavorato con riferimenti a tradizioni differenti, in direzione di una conoscenza reciproca attraverso l’arte. Una Biennale ricca di eventi e mostre, a completare ed integrare il lavoro degli scultori che, caso unico, tornerà nella miniera Italkali, tutt’ora attiva, per arricchire il Museo di Arte Contemporanea». L’associazione Sottosale, unico caso in Europa, ha creato un laboratorio a cielo aperto in cui artisti e scultori lavorano ad ogni edizione fianco a fianco, per scrivere insieme un’emozionante ed esemplare pagina di arte contemporanea. «Questa edizione della Biennale – continua Li Puma – sottolinea come nel panorama mediterraneo, la Sicilia è storicamente luogo naturale di convivenza tra popoli diversi e l’arte ne aiuta l’integrazione».
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