Perché il nostro Paese è in crisi

Per provare a spiegare come mai ci troviamo in questa incredibile situazione abbiamo deciso di scrivere una favola. Ci siamo abbondantemente rifatti a questo articolo http://goofynomics.blogspot.be/2012/11/il-romanzo-di-centro-e-di-periferia.html#uds-search-results che consigliamo caldamente di leggere. La favola è venuta molto lunga e per questo ve la proponiamo a puntate (sotto, a sinistra, l’euro, metafora e immagine della crisi economica italiana: foto tratta da economiaefinanza.blogosfere.it)

Ma alla fine perché mai siamo entrati in crisi? Perché voi quattro lettori che mi leggete e io che scrivo ci troviamo a dover pagare dei debiti che proprio con tutta la buona volontà non ricordiamo di aver fatto? Cosa diavolo è successo lì fuori mentre noi ci cercavamo un lavoro, facevamo vacanze con l‘interrail e andavamo la sera a mangiare un pizza con la fidanzata?

C’era un volta… UN RE direte voi!, … no, e non c’era neanche un pezzo di legno. C’era una volta una nazione non troppo piccola né troppo grande. Questa nazione era bellissima. Mare, isole, cibo buonissimo, giornate di sole, serate a tirare tardi. Non era ricchissima (alcuni si, lo erano) ma non stava neanche troppo male (alcuni purtroppo sì, stavano molto male), in fondo era tra le nazioni più industrializzate del mondo, ampiamente fra le prime 10, pensate un po’.

Non era una nazione tranquillissima, ogni tanto c’erano le bombe, si rischiava il colpo di Stato, e come detto in alcune zone si stava proprio male. Alcuni quindi cercavano un modo per migliorare le cose di quelli che stavano male; però c’erano altri che pensavano che meglio di così proprio era difficile stare, bisognava accontentarsi. Tutti però, sembravano abbastanza d’accordo nel pensare che in quella nazione alcune cose dovevano essere di tutti. E non si pensava solo all’acqua o alla luce elettrica o al gas. Era di tutti anche una cosa che si chiamava Banca d’Italia. A cosa serviva la Banca d’Italia? Serviva a fare una cosa che si chiama “politica monetaria”.

Servivano soldi alla collettività? La Banca d’Italia poteva crearli (lasciamo perdere in che modo). Ne avevamo troppi e rischiavano di perdere di valore? La Banca d’Italia poteva distruggerli. La Banca d’Italia avrebbe dovuto fare quello che serviva a tutti noi. Faceva anche un’altra cosa la Banca d’Italia: svalutava. Noi fabbricavamo delle macchine peggiori di quelle tedesche? Vabbè, pazienza, saranno peggiori ma costano meno. Terribile, come vedremo.

Ora, voi capite che se io dico che “questa automobile è di tutti noi” questo non significa che tutti potranno guidarla. Intanto ci vuole qualcuno che abbia la patente, che conosca le strade, che sappia cosa fare quando buchiamo una ruota. Però tutti noi vorremmo guidare la macchina, perché pensiamo di esserne in grado. E quindi ci siamo inventati le elezioni. Votiamo chi dovrà andare a guidare la nostra macchina per un certo periodo, mica per sempre eh?

Purtroppo non siamo mai troppo contenti di come guidano gli altri. Troppi scossoni, strade che non ci piacciono, mal d’auto. E per questo spesso cambiamo guidatore. Cambiamo guidatore giusto? Non è che diciamo “questa macchina ha sempre un autista cretino e corrotto, quindi regaliamola a qualcuno che non è neanche amico nostro. Del resto, l’autista dice che è meglio così”. No, non facciamo in questo modo. Diciamo “cambiamo pure l’autista” ma la macchina è nostra, mica la regaliamo a uno degli autisti. ( destra, foto tratta da scienzamarcia.blogspot.com)

Alla Banca d’Italia succedeva la stessa cosa. A volte non ci piaceva come guidava, era corrotta, non eravamo mai contenti della strada che prendeva. Ad un certo punto, però, l’autista ha detto: “Sapete, io guido male perché devo rendere conto a te, a lui, all’altro e mi confondo, non so a chi dar ragione prima. Certo che poi la strada non ti piace. Regalami la macchina e vedrai che andrò dove vuoi tu, dove vuole lui, dove vuole l’altro. E poi, scusami, ma tu cosa ne capisci di macchine? Meglio che me ne occupi io, che ho studiato e so come va il mondo e come vanno le strade”.

In genere, se qualcuno ci dice una cosa del genere ci facciamo una grossa risata e lo invitiamo a girare al largo. In quel caso no, ecco una bella legge che ci dice che la Banca d’Italia è, nientemeno, autonoma. In altre parole, non è più nostra. È di qualcun altro, ma non nostra. Questa nazione bella, con isole, sole, mare e tutto quanto, che litigava perché alcuni stavano troppo male e altri troppo bene, adesso la Banca non ce l’ha più. L’ha data a qualcuno che, ci dicevano, avrebbe fatto il nostro bene. Ci avrebbe portato a destinazione. Il valore della moneta prima lo fissavamo noi attraverso il governo? Bene, adesso lo fissa qualcun altro. Chi? Come chi? Qualcuno indipendente.

Come facevamo a fissare il valore della moneta? Attraverso alcuni strumenti. Le persone ricche non potevano portare i loro soldi dove volevano, per esempio. E allo stesso modo non è che chiunque potesse prestarci qualsiasi cosa, c’erano persino i massimali per le banche: credito sì, ma non certo illimitato.

Per controllare che la moneta non diventasse carta straccia dicevamo anche che le banche dovevano comprare alcuni titoli del debito pubblico. Sapete, sono i prestiti che lo Stato chiede per finanziare le proprie attività: la scuola, gli ospedali, la polizia perché c’è sempre qualche monello da redimere. Visto che qualche soldo allo Stato lo prestavamo noi, qualche altro le nostre banche, i tassi di interesse potevano rimanere bassi, così non dovevamo restituire chissà quanti soldi aumentando la pressione fiscale o diminuendo la spesa per gli ospedali, gli anziani, gli asili, la scuola. Tutto questo, dicevamo, serviva per sistemare, attraverso la moneta, qualche guaio qui e lì. (a sinistra, foto della Banca d’Italia tratta da bloq.it)

Le Fiat non erano buone come le Wolksvagen? Beh, però costavano meno: con 5 milioni di lire ti compravi una 127 e ti restavano soldi. Però il debito pubblico era sotto controllo. Sapete quanto è oggi? Il 125% del Pil. Sapete quant’era nel 1980? Il 55% del Pil. Non è un refuso, si legge cinquantacinque. Quello di oggi si legge centoventicinque. C’erano i delinquenti? Accidenti se c’erano. C’era la corruzione? Accidenti quanta. C’erano gli incompetenti al governo? Non ne parliamo neanche. Una cosa non c’era: la Banca d’Italia Indipendente. Indipendente da noi, sarà il caso di ricordarlo.

Fine prima parte

 

 

 

Roberto Salerno

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