Pistole infiocchettate, esposte in bella vista su stoffe colorate coordinate con con i fiocchetti e le coccarde dei regali. «Capodanno col botto». È questo il testo che accompagna una ventina di foto pubblicate in un post su un noto gruppo Facebook del territorio catanese. Dozzine di pistole a salve, ognuna abbellita con un fiocchetto colorato, alcune sistemate nelle apposite confezioni e con accanto posizionati i relativi proiettili. A pubblicare il post è il profilo privato del proprietario di un negozio di articoli sportivi nella zona di piazza Europa a Catania.
Su molte delle fotografie per sponsorizzare le armi è indicato anche il prezzo di vendita e il titolare lascia anche il numero per essere contattato telefonicamente o su Whatsapp per ulteriori informazioni. «Quali sono disponibili?», abbiamo chiesto da MeridioNews fingendoci interessati all’acquisto per conto terzi (un regalo a papà). «Tutte», ci confermano nel giro di qualche secondo, nessuna risposta invece alla nostra domanda su quali documenti siano necessari per acquistare queste pistole. «Sono vere?», chiediamo ancora. «A salve», rispondono. Si tratta, quindi, di armi legali che possono essere acquistate liberamente anche in diversi store online.
Riproduzioni esatte di armi da fuoco autentiche, l’unica differenza tra una scacciacani e una pistola vera sta nella canna che, in questo caso, è ostruita in modo che il proiettile (costituito solo dal bossolo) non venga espulso. Identico a una pistola vera è anche il rumore della detonazione. Insomma, l’arma non emette niente, se non rumore. Possono essere detenute senza porto d’armi e non devono essere denunciate. Per distinguere da quelle vere c’è un tappo rosso inamovibile che, però, nelle immagini pubblicate nell’annuncio di vendita non si vede. Insomma sono perfettamente legali, a meno che non vengano manomesse per trasformarle armi da fuoco a tutti gli effetti. In ogni caso, costituisce reato utilizzarle come strumenti atti a offendere: per esempio, brandire per la canna in modo da potere colpire con il calcio che ha lo stesso peso di una pistola vera.
«Sponsorizzare le pistole per sparare a Capodanno è veramente vergognoso», è uno dei commenti sotto al post. Tra chi ha già segnalato il contenuto pubblicato per chiederne la rimozione da Facebook, c’è chi spera «sia uno scherzo. Non posso credere che si faccia una pubblicità del genere dopo tutti gli incidenti che si sono verificati negli anni passati». Un ragazzo, poi, mette in mezzo anche la questione animalista: «Nel 2020 ancora a scacciare gli spiriti malvagi con i botti? Non siamo nel medioevo. I botti sono una sofferenza atroce per i nostri animali». Diversi sono gli utenti che apostrofano di inciviltà chiunque spari i botti di qualsiasi tipo per salutare il vecchio anno e accogliere quello nuovo. A questi, c’è chi risponde di sentirsi «felice di essere incivile. Sparerò il doppio, anzi il triplo».
Proprio oggi dal Comune di Catania è stata pubblicata l’ordinanza sindacale con il «divieto di scoppi di petardi e simili dal 30 dicembre 2019 al 7 gennaio 2020». L’esigenza nasce dal fatto che «negli ultimi anni è sempre più diffusa la consuetudine di festeggiare la notte di Capodanno con il lancio di petardi, botti e artifici pirotecnici». Una situazione «aggravata dall’utilizzo anche di ordigni illegali e dall’uso di armi da fuoco che, nella generale concitazione e confusione, vengono utilizzate impunemente approfittando della difficoltà di distinguere tra spari legali e spari illegali».
Una pratica che «rischia di procurare danni o lesioni alle persone, oltre a effetti traumatici agli animali d’affezione, a causa del panico da rumore e da questi alle persone che li circondano», si legge ancora nel documento pubblicato sul sito dell’ente comunale etneo. «Seppure in misura minore, il pericolo sussiste anche per quei prodotti che si limitano a produrre un effetto luminoso – si precisa – senza dare luogo a detonazione, quando gli stessi siano utilizzati in luoghi affollati e dai bambini». È lo stesso documento ad avvertire i cittadini che «le violazioni sono punite con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 100 euro a 500 euro, fatte salve le sanzioni per ulteriori illeciti».
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