Per le vie di Roma, tra Sciascia e Pirandello

Un pomeriggio in compagnia di Bruno Caruso, il noto pittore siciliano che nella sua lunga carriera ha saputo tenere alto il nome della nostra Isola nel mondo. Da anni abita a Roma, ma lo scorso fine settimana, quasi in segreto, è sceso a Palermo per ritirare il premio Forum delle ‘Associazioni Palermo 2012’, evento a numero chiuso e non pubblicizzato per il ristretto numero di invitati.
Nella sua carriera lo si vede spesso destreggiarsi tra impegno artistico e civile, sempre in prima linea, infatti, in battaglie contro la mafia e il malaffare, contro la corruzione politica e i manicomi a seguito della legge Basaglia con i suoi disegni di spiccata denuncia che ritraggono la condizione dei malati di mente all’interno degli ospedali psichiatrici di Palermo. In questi lunghi anni ha ricevuto tantissimi premi e riconoscimenti, tra cui si distinguono la “laurea ad honoris causa” della Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, “La medaglia d’oro” quale benemerito della cultura dal Presidente della Repubblica, “Il Premio Archimede” riservato ai siciliani più illustri nel mondo dalla Regione siciliana, ed infine “Il premio Rocco Chinnici” per il suo contributo contro la mafia, tema da sempre caro all’artista.
Ricordiamo la famosa vignetta comparsa in prima pagina sul giornale L’Ora il primo dicembre del 1970, che trattava volti notabili accostati all’effige del noto mafioso Luciano Liggio e, sotto, un enorme titolo con scritto “Evviva la Sicilia”, vignetta che costò al pittore un processo durato diversi anni.
Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo nella sua casa palermitana, e di trascorrere un bellissimo pomeriggio in sua compagnia, tra la visione di uno dei suoi ultimi quadri dal titolo “Dentro e fuori” che lo vede ritratto abbracciato ad uno scheletro sorridente, quasi a voler esorcizzare una morte che, nonostante la sua tarda età, vede sempre più lontana, tra storie, riflessioni, e progetti futuri.

Durante la sua vita ha conosciuto personaggi di grande spessore come Tomas Mann Albert Camus, Picasso, Chagall, Stravinsky e anche un sui e anche un suo un suo conterrano e nonché amico di Leonardo Sciascia.

“Con Leonardo Sciascia siamo stati amici per tanti anni, tutte le volte che veniva a Roma passava a trovarmi e stavamo insieme giornate intere. Facevamo una cosa molto particolare, che io non ho mai rivelato a nessuno. Ossia gli itinerari di Pirandello nel quartiere Prati dove lui abitò e, naturalmente, passava parte del suo tempo. Allora noi pensavamo, in base ai suoi racconti, il luogo nei quali essi si svolgessero: ad esempio, il ponte Cavour, dove Pirandello racconta la storia di quei tre amici di cui uno si uccide buttandosi nel fiume. E noi quindi immaginavamo di rivivere i racconti pirandelliani, pensando anche ai passi percorsi dallo stesso Pirandello su quelle stesse pietre. Tutto questo nemmeno molto tempo prima, perché, pensandoci, venticinque o trent’anni non sono niente in una città come Roma, che gode di migliaia di anni di storia. Per cui l’idea che poco prima Pirandello era passato da lì ci faceva un certo effetto”.

Durante la sua vita e la sua attività artistica cosa ha voluto lasciarci?

“Io ho dimostrato di aver fatto tutto quello che era possibile fare, non solo per la nostra Isola e per Palermo, ma anche come cittadino del mondo. Purtroppo, sono passati tanti anni e tanti avvenimenti si sono accavallati tra di loro. Sono stato in tanti posti e ho vissuto intensamente anche molti drammi umani che poi, inevitabilmente, si riflettono nelle mie opere: la Sicilia, il dopoguerra, la mafia, la lotta alla mafia”.

Una breve riflessione sul suo ultimo quadro dal titolo: ‘Dentro e fuori’.

“Il quadro ritrae la vita dentro e fuori che se ne va, è tutto un’altalenarsi tra la vita e la morte. Laura, la gallerista che ha esposto il quadro per una collettiva che come tema aveva appunto il dentro e il fuori, non si aspettava che io facessi una cosa così personale, e credo anche che, in un primo momento, ci sia persino rimasta male, poiché la sua idea era quella di un ambiente dentro e fuori e non un corpo. Credo si sia sentita forse un po’ giocata. Poi, avendo capito si è ripresa, ma in un primo momento sembrava quasi stordita”.

Ci parla un po’ dei suoi progetti futuri?

“Ne ho parecchi. Tra qualche mese ho in programma una mostra siciliana su Federico II, l’imperatore che ha vissuto i suoi primi diciassette anni in Sicilia, a Palermo. Poi una mostra all’Istituto internazionale della grafica di Pisa, uno dei posti più scelti per le mie vicende. E un progetto molto curioso, sulla pittura veneziana dal ‘400 ai giorni nostri, ma con tutta una serie di parentele ed influenze tra pittori: chi è stato a Venezia e chi è andato via, con nomi importantissimi: per esempio, quello di Leonardo Da Vinci”.

A proposito, ci racconti di Loenardo Da Vinci, le cui opere lei si divertiva a copiare da piccolo sotto la guida di suo padre…

“Sì, ho fatto tante copie delle opere di Leonardo Da Vinci quando ero bambino. Pensi che proprio pochi giorni fa mi hanno invitato a fare una mostra su Leonardo, ancora io non ho detto né sì né no, perché è da capire come stanno le cose e non è di certo una partecipazione facile. Una mostra su tutte le copie che ho fatto fin da quando ero bambino a soli dieci anni, sino a quelle realizzate anche da grande”.

 

Carla Andrea Fundarotto

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