Per il Governo Crocetta una settimana di fallimenti

Per il Governo regionale di Rosario Crocetta si è chiusa la peggiore settimana politica e parlamentare della sua breve e fino ad oggi disastrosa vita. In sei mesi, questo esecutivo, al di là di qualche sprazzo che, poi, si è rivelato essere pura demagogia (pensiamo alle ‘presunte’ applicazioni degli articolo 15 e 37 dello Statuto siciliano: due bufale allo stato puro), ha combinato solo grandi casini politici, economici e sociali.

L’ultimo papocchio, in ordine di tempo, è la farsa sulla riapertura di sette Punti nascita. Il Governo Crocetta ha ereditato dal passato esecutivo di Raffaele Lombardo un decreto di chiusura di 28 Punti nascita non messo in esecuzione dall’ex assessore, Massimo Russo.

Ci si aspettava – tutti ci aspettavamo – da parte del Governo Crocetta e, in particolare, da parte dell’assessore alla Salute, Lucia Borsellino, un’azione di discontinuità rispetto ai precedenti quattro disastrosi anni di gestione della sanità pubblica siciliana.

Invece, all’insegna del ‘risparmio’ – il risparmio sulla pelle delle donne in gravidanza – il presidente Crocetta e l’assessore Borsellino hanno chiuso 28 Punti nascita.

Al danno si è unita la beffa. Presidente e assessore, davanti a un emergenza sociale – le donne in gravidanza di Lipari e Pantelleria – hanno annunciato – si erano impegnati a riaprire sette Punti nascita: quelli di Pantelleria e Lipari, Mistretta, Bronte, Nicosia, Mussomeli e la Casa di Cura Attardi di Santo Stefano di Quisquina, in provincia di Agrigento.

Tutto sembrava fatto. Poi, però, si è scoperto che la riapertura dei sette Punti nascita con in testa quelli di Pantelleria e Lipari – fanno parte di un progetto ministeriale che si prenderà i tempi ministeriali. In pratica, è stata una presa in giro. La vergogna della chiusura di 28 Punti nascita resta. Pagano le donne in gravidanza, sballottate di qua e di là, naturalmente a proprie spese. Complimenti ‘vivissimi’ al presidente Crocetta e all’assessore Lucia Borsellino.

Era forse questa la ‘Rivoluzione’ annunciata da Rosario Crocetta in campagna elettorale? Far ‘ruotare’ le donne in gravidanza da un capo all’altro della Sicilia? Superfluo aggiungere che quello che sta succedendo è degno di un Paese incivile.

La settimana che si è conclusa è stata segnata anche da una pesante impugnativa da parte del Commissario dello Stato. Non sono certo gli oltre 80 articoli impugnati lo scorso anno, ma sono sempre oltre 20 articoli bloccati dal Commissario dello Stato in attesa delle mosse della Regione.

Lo scorso anno,a caldo, l’allora presidente Raffaele Lombardo annunciò grandi ricorsi alla Corte Costituzionale per difendere le scelte di Governo e Ars. Finzioni. Perché il ricorso non c’è stato. Una vittoria su tutta la linea del Commissario dello Stato. E quest’anno?

L’impugnativa di quest’anno, anche se meno vistosa, è in realtà molto più grave di quella dello scorso anno. Sotto il profilo ‘tecnico’ l’impugnativa dell’anno passato arrivava su una Finanziaria per certi versi dilettantistica, raffazzonata, scritta male, in fretta, all’insegna del pressappochismo.

La Finanziaria di quest’anno, al contrario, è stata scritta in modo molto più professionale, da gente che ha provato a nascondere ‘operazioni’di estrema gravità. Alcune din queste ‘operazioni’ sono state intercettate e bloccate dal Commissario dello Stato. Delle altre operazioni non siamo ancora a conoscenza.

La nostra esperienza ci insegna che non bisogna mai leggere la Finanziaria che esce dagli uffici dell’Ars, ma quella che viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Da confrontare con quella che esce dagli uffici di Palazzo Reale. Non si sa mai…

Intanto ci soffermiamo sull’impugnativa del Commissario dello Stato. Lo abbiamo già fatto il giorno in cui la notizia è venuta fuori. Lo rifacciamo oggi per commentare quello che avrebbero voluto combinare Ars e Governo.

Il primo elemento che salta agli occhi è il “no’ dell’ufficio del Commissario alla Tabella H. un “no” cercato e voluto dal Governo e, in generale, dalla politica siciliana. Per poter dire ai propri clienti: 2Noi ci abbiamo provato a darvi i soldi, ma il Commissario dello Stato ha bloccato tutto”.

Non la ‘bocciatura’, ma la conduzione, da parte del Governo, delle questioni legate alla Tabella H ha destato e desta molte perplessità. E altrettante perplessità desta l’atteggiamento arrogante del presidente Crocetta che, dopo la ‘bocciatura’ annuncia una ‘rivisitazione’ delle leggi che regolano la vita di alcune istituzioni culturali. Come se a cambiare le leggi, eventualmente, debba essere il Governo e non l’Assemblea regionale siciliana.

In questa storia, molto squallida, della Tabella H abbiamo assistito e assistiamo alla crisi di istituzioni culturali importanti – molte delle quali, non a caso, istituite con legge dalla Regione – che vengono messe assieme ad altri soggetti, spesso frutto di clientele inveterate.

Assistiamo a un presidente della Regione che annuncia controlli, non sapendo che i controlli sulla Tabella H ci sono già. E assistiamo, soprattutto, al tentativo, che già si annuncia maldestro, di ripresentare, sotto forma di un nuovo disegno di legge, la Tabella H.

L’unica cosa che non abbiamo sentito dal presidente della Regione è l’annuncio di una netta distinzione tra le istituzioni che ci occupano di cultura nell’interesse della collettività e enti che nessuno, fino ad oggi, ha mai capito a csa servano.

Qualcuno ci vuole dire, di grazia, a che cosa serve il Cerisdi? Lo volle, alla fine degli anni ’80, l’allora presidente della Regione, Rino Nicolosi. Allora si pensava a un centro di alta formazione. L’unica cosa ce ha prodotto fino ad oggi sono solo le alte retribuzioni. Il Cerisdi, lo ribadiamo ancora una volta, è un ‘carrozzone mangiasoldi’ che non serve alla Sicilia e che non può ‘inghiottire’ 500 mila euro all’anno mentre la stessa Regione manda in giro per la Sicilia centinaia di donne in gravidanza per ‘risparmiare’.

Lo stesso discorso vale per il Coppem. A cosa è servito in tutti questi anni? Che ‘cabaso’ significa ‘partenariato’ con i Paesi del Mediterraneo se, nei mesi scorsi, ben quattro Paesi della sponda Nord dell’Africa hanno bloccato altrettanti pescherecci siciliani? La verità è che questa è una clientele del Pd, iniziata da Totò Cuffaro come ‘donazione consociativa’ alla finta opposizione della sinistra siciliana d quegli anni; proseguita con i Governi Lombardo e, adesso, riproposta, sempre dal Pd, pe foraggiare le proprie clientele. Clientele da oltre450 mila euro all’anno. Una follia.

Che dire delle associazioni che si occupano di malati terminali? L’argomento suscita rispetto. Ma qualcuno, al di là degli aspetti formali, ha mai controllato, sotto il profilo strettamente tecnico – cioè sulla qualità del servizio fornito – l’attività di queste associazioni? Perché un servizio pubblico deve essere ‘appaltato’ con la Tabella H ai privati?

Ma, soprattutto, che cosa centrano le clientele del Cerisdi e del Coppem, o l’attività elle associazioni che si occupano di malati terminali con le attività culturali? Perché tenere assieme cose che non hanno tra loro alcuna attinenza? Forse perché la cultura deve fare da paravento alle clientele?

L’impugnativa ha ‘cassato’ il balzello di 5 euro per la visita negli arcipelaghi siciliani. Invece di programmare interventi per incoraggiare i turisti a recarsi nelle isole che circondano la Sicilia, Governo e Ars hanno provato a scoraggiare le presenze turistiche in questi luoghi.

L’operazione, in realtà, era molto più subdola. Di fatto, a ‘umma ‘umma, il Governo e l’Ars avevano posto a carico dei siciliani una nuova tassa d’ingresso per l’accesso alle isole. Un novo balzello a carico delle famiglie siciliane per compensare il taglio di 800 milioni di euro operato dal Governo nazionale contro il quale il Governo Crocetta non si è opposto.

Lo stesso discorso vale per l’accesso ai vulcani. Anche questo era un balzello che, alla fine, avrebbe colpito, indistintamente, siciliani e turisti e che avrebbe, soprattutto, scoraggiato questi ultimi a venire in Sicilia.

E’ stata ‘sgamata’ una grossa operazione: la liquidazione del Ciapi di Palermo. In Sicilia, si sa, se ci si vuole mettere a posto per una ventina di anni basta acchiappare una liquidazione. Più grande è, meglio è. Basti pensare alla liquidazione di Ente minerario (Ems) Ente siciliano per la promozione industriale (Espi) e Azienda asfalti siciliani (Azasi). Tre Enti economici regionali le cui liquidazioni vanno avanti da oltre un decennio.

La stessa cosa avrebbero voluto fare con il Ciapi di Palermo. Un ‘festival’ di beni immobili, impianti fissi, arredamenti e chissà cos’altro ancora. ‘Appuntamento’ rinviato…

Il Commissario dello Stato ha mandato all’aria una mega operazione immobiliare della quale, forse, non conosceremo mai i protagonisti. A parte, ovviamente, il Governo e l’Ars che l’anno patrocinata.

Sapete cosa avrebbero voluto fare? Una convenzione con le banche – le solite banche: ne sa niente, lei, assessore all’Economia, Luca Bianchi? – per scaricare sulla Regione gli interessi di mutui per il ‘risanamento’ dei Centri storici.

Ovviamente, si trattava di una norma aperta: per tutti i Centri storici della Sicilia, per qualunque mutuo fosse capitato a tiro. Davvero bello, no? Una bella ‘Rivoluzione’ dei ‘palazzinari’. Ammettiamolo: nemmeno Vito Ciancimino sarebbe arrivato a tanto…

Non solo. Il Commissario dello Stato – e lo scrive – ha il dubbio che tale operazione nascondesse, in realtà, una sorta di sanatoria di “atti precedentemente adottati in difformità della legge in assenza di un interesse pubblico preminente”. Onorevole presidente della regione, lei non sa nulla di questa storia?

Che dire, poi, egregio presidente Crocetta, dell’operazione che avete tentato di ‘pilotare’ sull’Irfis? Cos’è, non riuscite trovare la quadra per nominare gli amministratori così lei ci voleva mettere, per sì e per no, il ‘cappello’? Anche questo fa parte della ‘Rivoluzione’? Lei pensa veramente che nessuno abbia contezza dei soldi che girano oggi tra i conti dell’Irfis?

Ma l’operazione più grossa – e forse la più “temeraria”, per dirla con Scipio da Castro “(Avvertimenti a Marco Antonio Colonna quando andò viceré in Sicilia”: i siciliani “diventano temerari quando amministrano la cosa pubblica…”) – Governo e Ars hanno provato a ‘pilotarla’ con l’Irsap, l’Istituto che ha preso il posto dei vecchi Consorzi Asi (Aree di sviluppo industriale). Si tratta di un ‘feudo’ di Confindustria Sicilia dei soliti AntonelloMontante, Ivan Lo Bello e Giuspepe Catanzaro, i tre Professionisti dell’Antimafia’.

Ricordiamo, per la cronaca, che i Consorzi Asi sono in liquidazione (parolina ‘magica’). E che sui Consorzi Asi – ce ne siamo occupati la scorsa estate – pesano interessi mafiosi.

Cosa avrebbero voluto fare Governo e Ars? Con la legge approvata ma impugnata, le proprietà dei Consorzi Asi sarebbero passate prima al patrimonio della Regione e poi. magari, ad altri privati. Gabbando i creditori degli stessi Consorzi Asi. Una norma ‘geniale’.

L’operazione, anche in questo caso, è stata ‘intercettata’ dal Commissario dello Stato che contesta la violazione degli articoli 3 e 97 della Costituzione. Questo perché – ma va! – avrebbe finito per sottrarre “la più cospicua parte patrimoniale attiva della massa liquidatoria, su cui potenzialmente possono trovare soddisfazioni i creditori dei soppressi istituti”. Con la stessa legge Governo e Ars puntavano a far rivivere alcune norme abrogate nel 2012.

Domanda: il presidente Crocetta, il senatore Giuseppe Lumia del Pd (pardon, del Megafono) e i vertici di Confindustria Sicilia sapevano qualche cosa di tale norma? O gli è piovuta dal cielo?

Già queste storia la dicono lunga su questo Governo regionale. aggiungiamo la crisi della formazione professionale. Dove assistiamo a un paradosso: le tre organizzazioni sindacali classiche – Cgil, Cisl e Uil – sono scese sul piede di guerra e, già da domani, iniziano una settimana di lotta. Mentre le altre sigle sindacali – che pure avrebbero motivo di protestare, visto che il Governo Crocetta, fino ad oggi, ha prodotto, in questo come in altri settori della vita pubblica siciliana solo chiacchiere – si sono incredibilmente accodati alle parole del Governo. Buon per loro.

 

Giulio Ambrosetti

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