Per far crescere la Sicilia parlare anche in Inglese (e in siciliano)

da oggi Giovanni Morreale
inizia a collaborare a LinkSicilia con una rubrica che aggiornerà da una volta al giorno a una volta all’anno.
Insomma quando ne avrà voglia. In totale libertà

Propongo l’adozione della lingua inglese fin dalle prime classi elementari, una scuola dove due materie vengano insegnate in lingua Inglese, esempio Geografia e Matematica, dove un’ora la settimana venga studiata la lingua, la letteratura e l’arte locale/regionale (Veneziano, Napoletano, Piemontese, Siciliano, Sardo, etc). Propongo altresi l’adozione dell’inglese negli uffici pubblici (municipi, ospedali etc). Si renda cioè disponibile del personale che possa dialogare efficientemente in lingua Inglese e sia altresì data la possibilità di adoperare una modulistica (cartacea ed on line) in lingua Inglese. Propongo infine che il palinsesto di uno dei canali Rai venga strutturato dando allo stesso una forte impronta Inglese ed Internazionale. (a sinistra, foto tratta da modellocurriculum.com)

Si parla sempre più di un Europa a due marce. Ultimamente, se si prendono come riferimento i Paesi del Nord Europa, appare sempre più distaccata anche una terza Europa, quella con la retromarcia. Mi riferisco a Grecia, Spagna, Portogallo e, purtroppo, anche all’Italia, dove, di fatto, l’Inglese è quasi inesistente. Parallelamente, per chi ha viaggiato ed ha praticato l’Inglese, sa che il livello d’Inglese dei popoli scandinavi è semplicemente sconvolgente. Queste stesse regioni fanno registrare i Pil più elevati d’Europa e del mondo.

Ancora un’altra conferma si può riscontrare leggendo un articolo sull’Econimist: “Who Speaks English?” (Chi parla l’Inglese?). L’articolo prende a riferimento dati oggettivi raccolti da due organizzazioni che insegnano l’Inglese on line, la EF e la British Council. Secondo questo articolo, le popolazioni che parlano la lingua Inglese in maniera ineccepibile sono proprio gli Svedesi, i Danesi, gli Olandesi, i Norvegesi ed i Finlandesi. L’Economist ha anche evidenziato alcuni fattori che sono correlati con questa tendenza, ossia che questi Paesi hanno un alto tasso di esportazione ed un elevato welfare. Vi fa riflettere? Causa o effetto?

Chi ha avuto l’opportunità di vivere nel Nord Europa avrà notato che, spesso, i film in TV non vengono doppiati, ma lasciati in lingua originale; avrà notato che, spesso, i telegiornali vengono trasmessi in lingua Inglese, e che è anche possibile richiedere la carta di soggiorno o l’apertura di un conto in banca o la registrazione di una società utilizzando moduli in lingua Inglese.

Sono tantissime le critiche che si potrebbero muovere al mio ragionamento. Cerco di immaginarne alcune e provare a controbatterle di seguito. Per tante altre, rinnovo l’invito ad una discussione e ad un confronto pubblico dove sono pronto a raccontare la mia esperienza personale.

La prima critica potrebbe essere:

spesso i bambini non sanno parlare neanche l’italiano!

Non esiste nessuno studio scientifico né, tantomeno, pedagogico teso ad accertare che il bilinguismo precluda l’apprendimento corretto della prima lingua. Al contrario, le vecchie teorie secondo le quali una nazione deve adottare a scuola solo la lingua ufficiale sono ormai obsolete. Spesso proprio i bambini “bilingue”, nel nostro caso i bambini che parlano l’Italiano ed il “dialetto”, hanno ottime opportunità di apprendere con più facilità una terza lingua.

Ma dove si trovano gli insegnanti? Si finirà per utilizzate gli insegnanti Italiani il cui livello d’Inglese è basso in partenza.

Mi immagino una prima fase “pilota” del progetto (10/20% delle scuole) dove gli insegnanti debbano possedere un livello d’Inglese, C1 o C2, certificato da una istituzione Internazionale, come, ad esempio, la British Council. Questo per evitare tutte le potenziali logiche clientelari o qualsiasi conflitto d’interessi. Le risorse (insegnanti) andranno cercate fra insegnanti di ruolo, ma anche fra insegnanti in graduatoria. Si potrebbero premiare insegnanti in lista d’attesa che decidono d’investire e studiare intensamente l’Inglese anche con permanenze di studio lavoro all’estero.
A tal proposito, tantissimi italiani residenti all’estero coglierebbero al balzo l’opportunità di poter rientrare e mettere a disposizione l’esperienza e la cultura guadagnata durante la permanenza estera. Desta certamente tanta curiosità, ma non è certamente una sorpresa, il sapere che esistono persone di origini italiane che hanno creato dei progetti di “Fundraising” affinché si possano accumulare fondi e risorse per colmare l’assenza dello Stato nell’insegnamento dell’Inglese: www.sicilianproject.com . In questo caso, un avvocato americano di fama internazionale e di origine siciliana, sottolinea come sul territorio sia quasi assente la conoscenza della lingua Inglese, con conseguente notevole ripercussione sull’economia della regione. Nascono così dei corsi di lingua Inglese sul territorio siciliano, sponsorizzati da Americani di origine siciliana.

Ok, cosa ci fai con una popolazione che parla il Siciliano o il Veneziano e L’Inglese? E poi non sa utilizzare il congiuntivo…

Intanto ancora una volta, non è detto che parlare più lingue induca all’errore nell’utilizzo del congiuntivo in Italiano. Ma quand’anche questo accadesse, preferisco accendere la TV e poter scegliere fra Canale 5 e Berlusconi e BBC e Nick Robinson, fra Rai Tre e la Lucia Annunziata ed Euronews, CNN o Al Jazeera. Vogliamo parlarne? Anzi, “vogliamo ascoltarne”?

Immaginatevi i vantaggi che ne trarrebbero i produttori o gli imprenditori Italiani, dalla piccola e media azienda agricola, al produttore di “Made in Italy” etc senza più barriere linguistiche che si ergono fra loro ed il mondo. Inoltre, vogliamo parlare degli imprenditori stranieri che vorrebbero o potrebbero venire in Italia e trovano oggi un territorio privo di risorse che sappiano esprimersi in un Inglese professionalmente accettabile ed una opprimente burocrazia scritta in un Italiano incomprensibile agli Italiani stessi?

Vogliamo parlare degli anziani stranieri che vorrebbero venire a svernare nelle nostre mete di mare e non riescono a comunicare con la gente locale incontrando difficoltà anche per semplici attività come far la spesa o per quelle più serie come ricevere assistenza in ospedale o in farmacia? Helloo? Vogliamo parlare dei e coi turisti in generale?

La non conoscenza della lingua Inglese rappresenta serie limitazioni di sviluppo per una Nazione che vuole rimanere agganciata la treno dell’Europa. Nazione dove regna invece sovrana l’arroganza nel giudicare quelle persone che praticano il dialetto o la lingua regionale (come viene definita dall’UNESCO).

Amerei vedere un’Italia ed una Sicilia più vicina al mondo, terra di accoglienza che riesca a coniugare in maniera vincente il ”GLOBAL” con il ”LOCALE”.

 

 

Redazione

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