«Credo che in Sicilia non succederà nulla tranne che un tentativo di spostare a destra questo partito. Se non si cerca l’alleanza a sinistra, è probabile che il Pd arrivi solo a fare una Democrazia cristiana. Di destra, nemmeno di sinistra». Lo dice Giovanni Panepinto, primo dei non eletti nelle file del Pd ad Agrigento, commentando a caldo le dichiarazioni del segretario Matteo Renzi nel suo discorso alla direzione nazionale dei democratici all’indomani del voto siciliano, nel corso del quale ha ribadito l’importanza del dialogo con i moderati. Al momento si tratta di satelliti esclusi dalla rappresentanza all’Ars: i centristi di Giampiero D’Alia, gli alfaniani di Alternativa popolare, ma anche i radicali e i socialisti, che il segretario ritiene fondamentali inserire in un campo largo per il successo alle Politiche, lasciando le porte aperte ai movimenti di sinistra, in particolare a Mdp. Anche se a riguardo ha sottolineato che «se anche Mdp non si unisse a noi, saremmo comunque i più forti».
Renzi ha fatto riferimento al voto del 5 novembre. «Dopo le elezioni siciliane – ha affermato senza però entrare nel merito dell’insuccesso, che ha portato il Pd al 13,1% – il centrosinistra vince se unito, l’unica possibilità è fare un’alleanza da Alfano ai centristi, passando per radicali e socialisti». Tra coloro che criticano queste posizioni c’è proprio lo storico esponente del Pd in Sicilia. «Renzi si sbaglia – dice Panepinto – i numeri delle Regionali impongono di ricercare l’unità a sinistra, non se ne può fare a meno. In Sicilia, l’alleanza a sinistra ci serve anche per evitare in vista delle nazionali di venire esclusi da tutti i collegi uninominali». Panepinto prende anche le distanze dagli esponenti dem che hanno chiesto le dimissioni del segretario Fausto Raciti: «L’ultima cosa da fare adesso è aprire una discussione sulla segreteria regionale – ha detto -. Oggi la cosa più importante è rianimare il partito in Sicilia».
Sulla stessa linea l’ex assessora alla funzione pubblica Luisa Lantieri, esponente della corrente Emiliano e rieletta all’Ars nel collegio di Enna. «Il Pd deve assolutamente recuperare i valori di sinistra – ha detto -. Sono d’accordo ad allargare a tutti i gruppi ma occorre un’attenzione a quei valori che devono ritornare a essere motore del Pd e che invece sono andati persi». L’auspicio che Claudio Fava, unico eletto all’Ars per i movimenti della sinistra, possa iscriversi al Pd invece che al gruppo misto c’è. «Non penso che Fava si iscriva al gruppo del Pd se si è candidato da solo, ma potremmo esserne solo contenti».
Chi invece si dichiara contento dell’esito della direzione nazionale è l’ex governatore Rosario Crocetta, componente della direzione, oggi a Roma, per ascoltare il discorso del segretario. «Renzi non ha neppure sfiorato il tema delle elezioni siciliane», ha osservato l’ex governatore, che aveva immaginato di ascoltare una valutazione nel merito della competizione siciliana, dove lui non ha potuto concorrere per via di alcune irregolarità che hanno riguardato al sua candidatura nella lista di Micari a Messina. «Il discorso di Renzi è un discorso molto unitario e d equilibrato – ha detto Crocetta, che sembra fare un passo indietro rispetto a quelli che fino a poco tempo fa riteneva i suoi principali avversari, come i renziani di Davide Faraone -. Un passo indirizzato alle forze di sinistra e del centro. Ha fatto bene a non parlare della Sicilia – ha aggiunto -. Si è perso perché si è candidata un persona che viene dall’università e si e puntato sul modello Palermo che non c’entrava nulla con la Sicilia».
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