Pd di Palermo, un partito alla sbando

Sono tante le chiavi di lettura di queste elezioni amministrative. Ma, forse, la più importante riguarda Palermo. Per il significato politico che assume la vittoria di Leoluca Orlando. E per le conseguenze che avrà sullo scenario regionale. Soprattutto perché a crollare miseramente sono tutti i partiti che sostengono il governo retto da Raffaele Lombardo.

Clamorosa la sconfitta del Pd. In questi tre anni di governo regionale – perché il Pd siciliano aveva stretto l’accordo con Lombardo già prima che venissero celebrate le elezioni regionali del 2008 – il Partito democratico ha provato a nascondere le proprie ‘vergogne’. Abbiamo assistito alla sceneggiata di una parte del Pd che diceva di essere ‘contro’ Lombardo; mentre alcuni dirigenti di un’altra parte del partito – il capogruppo all’Ars, Antonello Cracolici e dal parlamentare nazionale, Giuseppe Lumia – indossavano i panni dei ‘governativi’.

In realtà, nel Pd, gli unici ad essere contrari all’appoggio di questo partito alla giunta Lombardo sono sempre stati i tanti che compongono la base del Pd siciliano. Mentre i vertici, da Palermo a Roma, tranne qualche rara eccezione, hanno sempre recitato. I cosiddetti ‘contrari’ (a parole) alla partecipazione del Pd al governo Lombardo hanno cercato, con la loro finta opposizione alla linea governativa di Cracolici e Lumia, di tenere buona la base. Tant’è vero che, quando c’era da partecipare alle spartizioni, erano in prima fila con tutti gli altri. Acchiappa di qua e acchiappa di là, dai gabinetti degli assessorati ai corsi di formazione professionale. Scene pietose.

Lo si è visto, per l’appunto, con i già citati corsi di formazione professionale. Con il ‘mitico’ Avviso 20 ancora bloccato negli uffici della Ragioneria. Una mega spartizione di 286 milioni di euro in tre anni. Con i vertici del Pd siciliano presenti al grande’tavolo’ del mangia-mangia. Lo si èvisto in occasione della finanziaria, a Sala d’Ercole, dove, per l’occasione, sno stati invitati al ‘tavolo’ della spartizione anche tutte le opposizioni. Un’ammmucchiata demenziale, visto che, poi, il commissario dello Stato ha impugnato tutto.

Lo si è visto con la farsa del referendum regionale che avrebbe dovuto consentire alla base del Pd di pronunciarsi sulla partecipazione del Pd al governo Lombardo. Referendum sempre annunciato e mai celebrato. Una presa per i fondelli, nei confronti della base del partito, portata avanti da tutto il gruppo dirigente del Pd siciliano, nessuno escluso.

Solo che, adesso, la presa per in giro è finita. Perché, almeno a Palermo, c’è poco da prendere in giro, visto che la base del partito va squagliando giorno dopo giorno, ora dopo ora.

In questo marasma che si chiama Partito democratico di Palermo, ridotto a poco più del 7 per cento, pensate, ci dovrebbero essere gli eredi del grande Pci e i ‘nipoti’ della sinistra Dc, cioè di quella parte della Democrazia cristiana che era la corrente maggioritaria di questo ex partito negli anni ‘80. E’ evidente che gli eredi del Pci – i vari Cracolici e Lumia – e gli eredi della grande Dc – i vari Sergio D’Antoni, Luigi Cocilovo e via continando – si sono mangiati un partito. Un’impresa del genere, qualche anno fa, sarebbe apparsa ‘ardua’: ma Cracolici, Lumia, Cocilovo e compagnia bella ci sono riusciti. Adesso il loro partito, a Palermo, vale la metà delle due liste di Marianna Caronia messe insieme. Un ‘successo’.

Un capitolo a parte meritano Cracolici e Lumia, che sono i veri ‘artefici’ della grande ‘vittoria’ politica del Pd di Palermo. E’ soprattutto ‘merito’ loro se nel capoluogo siciliano Leoluca Orlando tornerà a fare il sindaco.

Orlando, senza questi due ‘geni’ del Pd, sarebbe stato il candidato naturale alla presidenza della Regione siciliana. Mentre Palermo il sindaco avrebbe dovuto essere Rita Borsellino.

In condizioni normali, Rita Borsellino avrebbe vinto senza problemi le elezioni primarie del 4 marzo scorso. Fabrizio Ferrandelli sarebbe arrivato secondo e avrebbe fatto il vice sindaco. Tra cinque anni lo stesso Ferrandelli sarebbe stato il naturale sindaco di Palermo. Tutto era già scritto.

Questo progetto non piaceva a Cracolici, a Lumia e, diciamolo, a tutto il Pd regionale e nazionale. Perché – lo ripetiamo – è tutto il Pd che siede al ‘desco’ del governo regionale. Così, tutti insieme, i dirigenti del Pd – da Roma a Palermo – hanno deciso, a tavolino, di combinarla a Rita Borsellino. E pazienza se avrebbero sacrificato una persona per bene con una storia e un nome importante. Il cinismo, prima di tutto. E gli affari, naturalmente.

Per ‘chiudere’ l’operazione al Pd serviva un candidato. Così hanno scelto Fabrizio Ferrandelli, al quale hanno promesso mari e monti. Giovane – forse troppo giovane – Fabrizio Ferrandelli si è lasciato irretire.

Poi sono arrivate le primarie. Tutto era preparato. Solo che negli ultimi giorni si sono accorti che un candidato alle primarie – peraltro dello stesso Pd, Davide Faraone (che infatti è stato ‘punito’) – stava prendendo troppi voti togliendoli a Ferrandelli. Così i ‘ragazzi’ hanno dovuto ‘forzare’ un po’ la mano nei gazebo. Ma siccome sono anche ‘scarsi’, si sono pure fatti ‘beccare’ mentre trafficavano con tessere e voti.

Da qui i brogli. E l’inchiesta della magistratura. Con l’intervento del procuratore della Repubblica di Palermo in persona, Francesco Messineo, che, in un’intervista, ha anche individuato e specificato il reato commesso durante la celebrazione delle primarie. Ma tutto questo non ha fermato la ‘macchina’ messa in moto da Pd per far perdere Rita Borsellino. E qui un appunto andrebbe mosso ai ‘garanti’ del centrosinistra che, davanti a un’indagine aperta dalla magistratura, avrebbero dovuto fare a meno di pronunciarsi. Invece si sono pronunciati, guarda caso, di fatto, a favore del Pd e contro Rita Borsellino. Tutto pessimo.

A quel punto, fatta fuori Rita Borsellino con le primarie ‘rococò’, il Pd pensava di avere il ‘porco dentro’. Invece Leoluca Orlando ha liberato il ‘porco’. Che è scappato.

Morale: Orlando non farà il presidente della Regione. Farà il sindaco di Palermo. Mentre ci chiediamo quali e quanti altri danni provocheranno ancora Cracolici e Lumia, che sono i veri protagonisti di questo disastro che coinvolge tutto il Pd, da Palermo a Roma.

Noi facciamo cronaca politica. Non ci piace parlare dei rapporti tra mafia e politica. Perché vorremmo parlare di politica con la ‘P’ maiuscola. Ma non possiamo fare a meno di prendere atto che c’è un presidente della Regione, Raffaele Lombardo, inquisito per concorso esterno in associazione mafiosa e per voto di scambio aggravato. Al quale auguriamo di venire fuori da questa storia di mafia. Perché i rilievi che abbiamo sempre mosso a Lombardo sono solo politici.

Ciò posto, non possiamo fare a meno di notare che ad appoggiare, anzi, a tenere in vita il governo Lombardo c’è il Pd tutto, nazionale e regionale. E sappiamo anche che la presenza del Pd nella giunta Lombardo non è ‘gratuita’.

Di più: per tenere in piedi questa alleanza il Pd non ha esitato a sacrificare una persona per bene come Rita Borsellino. Per ritrovarsi, poi, con un governo regionale sempre più debole. E con un partito che, a Palermo, è franato.

Tutto questo, lo ripetiamo, nel nome della politica degli affari. Se la Corte dei Conti dovesse impugnare l’Avviso 20 ci sarà da ridere. E’ così o no, onorevole Cracolici, onorevole Lumia, onorevole Papania, onorevole Cardinale, onorevole Genovese e onorevole Cocilovo?

 

Giulio Ambrosetti

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