Aspettano. Aspettano. Aspettano… E si interrogano: arriverà? non arriverà? Come nel celebre romanzo di Dino Buzzati – Il deserto dei tartari – gli iscritti, i militanti e i simpatizzanti del Pd siciliano scrutano lorizzonte in attesa degli eventi. E se, nel romanzo, Giovanni Drogo, tenente di prima nomina, chiuso nella Fortezza Bastiani, attende larrivo dei tartari per dare un senso alla sua vita, iscritti, militanti e simpatizzanti del Pd attendono anche loro – per dare un senso alla loro militanza politica – i primi segnali, magari le prime fattezze del referendum che dovrebbe sancire il sì o il no al governo Lombardo.
Arriverà sto benedetto referendum? La domanda, a pensarci bene, suona un po comica. Il Pd siciliano dovrebbe interrogare iscritti, militanti e simpatizzanti chiedendogli: siete o no daccordo sullappoggio del nostro partito al governo regionale presieduto da Raffaele Lombardo? Peccato che, ormai, sono quasi tre anni – cioè da quando Lombardo si è insediato a Palazzo dOrleans, la sede del governo dellIsola – che il Pd, di diritto e di rovescio, sottobanco e sopra il banco, appoggia il governo Lombardo.
Lo appoggiava già nei primi mesi dellinsediamento, quando il neo presidente della Regione – passato subito sotto le cure di Lumia per guarire certe malattie giudiziarie (“Pi ‘sti malatii è ‘u megghiu mericu“, dicono in coro i ‘pazienti’ della politica siciliana) – lavorava di fioretto per scaricare il Pdl dalla giunta regionale. Insieme, Pd e Lombardo e Armao hanno gestito allinsegna della legalità e dellantimafia (o quasi) il passaggio dal no al sì del governo al rigassificatore di Porto Empedocle. Insieme hanno fatto le giunte regionali, tre o quattro, non ricordiamo bene.
Considerato che nella prossima primavera, con molta probabilità, andranno tutti a casa – governo e Assemblea regionale siciliana – per impossibilità di approvare il bilancio (in cassa non ci sono più soldi e Lombardo e lassessore Armao, alla buonora, hanno capito che, forse, il governo Monti non darà soldi alla Sicilia ma, semmai, glieli toglierà), il quesito referendario, da sottoporre a iscritti, militanti e simpatizzanti del Pd siciliano, dovrebbe essere il seguente: Vi sarebbe piaciuto pronunciarvi sulla partecipazione del nostro partito al governo Lombardo?. Imponendo solo o un sì o un no, senza altri commenti tipo: Ma noi qui che ci stiamo a fare che a decidere siete voi?, E uno schifo, Ci state derubando un nostro diritto e via continuando con i luoghi comuni triti e ritriti della democrazia partecipata…
Intanto il governo Lombardo cè ancora. I soldi, nelle casse della Regione non ci sono più. Ma il governo cè ancora. E allora, chiedono iscritti, militanti e simpatizzanti: sto referendum si farà o non si farà?
Questa mattina – udite! udite! – Giuseppe Lupo, il segretario regionale eletto da una maggioranza che non voleva che il Pd partecipasse al governo Lombardo e passato, un minuto dopo (lelezione a segretario, ovviamente), tra quelli favorevoli al governo Lombardo, ha preso manzonianamente il coraggio tra le mani (e adesso, per favore!, non cominciate a pensare a don Abbondio…), ha convocato i coordinatori delle nove province (quelle che il governo Lombardo non ha ancora abolito, ovviamente) e, con loro, si appresta a comunicare che il referendum si farà.
Quando, di grazia? A febbraio! Intanto un dirigente del partito, Enzo Napoli, forse su input romano, forse dopo notti tempestose (il vento impetuoso di qualche giorno fa) aveva già deciso che il referendum si sarebbe celebrato a marzo. Insomma: prima non cera traccia di referendum, ora ci sono addirittura due proposte!
Ma il referendum non si può fare, avrebbero obiettato Cracolici e Lumia. Non si può fare non perché il 90 per cento di iscritti, militanti e simpatizzanti diranno no: non si può fare perché non è mai stato eletto il presidente dellAssemblea regionale del partito: e senza il presidente dellAssemblea regionale del partito – non ci chiedete perché perché non lo sappiamo – non si può fare il referendum.
E mentre il Pd continua ad annacarsi Lombardo, mentre, qua e là, arrestano sindaci (ogni tanto, in gattabuia, ci finisce pure qualche primo cittadino eletto con i voti di questo o quel deputato regionale del Pd: ragazzi, con i tempi che corrono, ci sta pure questo: quando si arrimina con certi personaggi, beh, un po di mafia entra, livelli sopportabili se la giustizia prende esempio da ciò che succcede allombra della Colonna del cielo…), a Palermo il Pd – tornando al Deserto dei tartari – aspetta. Che cosa?
La carrozza che accolga Rita Borsellino di ritorno da Damasco che, confessata di fresco, chiami Cracolici e Lumia per dirgli: Antonello, Beppe, che bello vedervi così governativi! Ma sì, andiamo tutti con il terzo polo a Palermo e alla Regione. Anzi, andiamo a trovare insieme il presidente Lombardo e ci prendiamo il caffè e una decina di consulenti a testa e, a che ci siamo, un paio di dirigenti generali della Regione, che alla fine non guastano. Poi facciamo una rimpatriata con Di Vincenzo, a Caltanissetta. E, se ci resta tempo, ci godiamo una bella giornata a Mezzojuso, ci mangiamo la carne di crasto e rendiamo omaggio alla straordinaria rete del metano realizzata dalla Gas spa di Ciancimino, Brancato e Lapis….
Peccato che Rita Borsellino non sia andata a Damasco. E, anche se ci dovesse andare, su certe cose non cambierebbe opinione. Di questo, con molta probabilità, anche Cracolici, Luma e Lombardo se ne sono fatti una ragione (fa pure rima).
Ah, dimenticavamo: ma il candidato del Pd a sindaco di Palermo chi è? Ragazzi, mancano tre mesi. Già sto Pd è al 12 per cento (sì e no: anzi, più no che sì). Continuando di questo passo cè il rischio che si affumino i cazzilli. Insomma, che fanno i dirigenti del Pd? Aspettano, aspettano, aspettano…
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