«Non ci sono andato perché penso che il trasformismo sia una delle patologie più gravi che mortificano la nostra terra». Nel Partito democratico alla lista dei non ci sto per il matrimonio con Articolo 4 si aggiunge Giovanni Burtone, deputato nazionale, ex candidato sindaco di Catania ed europarlamentare. La direzione provinciale di venerdì prossimo si preannuncia infuocata, viste le dimissioni annunciate da centinaia di militanti e amministratori locali, con in prima fila i circoli di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia.
«Io ho sempre avversato il cuffarismo e il lombardismo – spiega Burtone – e intendo rimanere coerente con questo percorso, mi sembra invece che una parte delle ultime adesioni siano collegate a quei movimenti. Certo – continua – nella vita ci si può sempre ravvedere, ma va fatto con serietà, esprimendosi sui territori in un certo modo. Cosa che non mi pare sia stata fatta. Solo se il ravvedimento è pieno e vero si può ragionare sull’adesione a un partito che ha una carta di valori e un codice etico completamente diversi da quelli dei movimenti da cui queste persone provengono».
Questione di idee, quindi. E di identità. Dal palco delle Ciminiere, dove si è consumato il matrimonio tra Pd e Articolo 4, il segretario provinciale Enzo Napoli ha parlato di un partito che «sia casa comune ma che non si sposterà di un millimetro dalle sue posizioni sui temi fondamentali». Mentre il sottosegretario Davide Farone ha sottolineato che «nessuno ha aderito per convenienza». «Non esprimo giudizi – spiega Burtone – parlo di percorsi politici, che in passato sono stati pienamente contrastanti con le nostre posizioni. Questo arrivo perentorio mi sembra strumentale, finalizzato a cercare un posizionamento in un partito, il Pd, che in questo momento ha il massimo del consenso nel Paese grazie al traino di Renzi».
Ecco perché Burtone si opporrà all’ingresso in blocco dei tesserati di Articolo 4 nel Pd. «Ogni adesione deve essere individuale, non si può entrare nel Partito democratico in blocco. C’è un codice etico e deve essere rispettato da tutti. Quando noi della Margherita ci siamo uniti ai Ds, abbiamo aderito come singoli, non mi sono portato gli amici dietro. Anche in una stagione di antipolitica e di trasformismo, il Pd deve pretendere questo».
No, dunque, a storie personali opposte ai valori del Partito democratico. Un nome? Anastasio Carrà, primo cittadino Articolo 4 di Motta Sant’Anastasia, Comune dove ha sede la discarica Tiritì-Valagnhe d’inverno. «Quel sindaco non può mettere piede nel Pd, essendosi dichiarato apertamente favorevole alla discarica. Non siamo in una pro loco».
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