A Paternò il caso migranti è ormai scoppiato: il sindaco Nino Naso, alla notizia dell’arrivo di 52 rifugiati politici da ospitare in un immobile privato di tre piani in via delle Gemme, ha detto no alla prefettura. Un fatto che sta dividendo la comunità paternese tra i favorevoli e i contrari all’accoglienza. «Il sindaco prima di dichiarare la volontà di alzare barricate nell’eventualità dell’arrivo di migranti – dice a MeridioNews Nerina Palazzolo, componente dell’associazione Mamme in comune -, avrebbe dovuto confrontarsi con le associazioni, per poi prendere insieme una decisione. Un tavolo tecnico sulla sicurezza sarebbe stato, a mio avviso, la soluzione». Pur nella consapevolezza delle difficoltà dei cittadini paternesi, Palazzolo ricorda anche quanti siano i cittadini migranti «impegnati nel lavoro nelle campagne, vittime del caporalato e di altro». E con cui a Paternò si convive da tempo. «Una struttura controllata significa anche maggiore sicurezza – aggiunge Palazzolo – Con l’idea delle barricate non abbiamo dato un’immagine positiva della città».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Salvo Pappalardo, presidente dell’associazione di protezione civile Apas: «Condivido le preoccupazioni del sindaco e del resto della nostra comunità, ma Paternò è sempre stata una città solidale e accogliente». Anche grazie alla collaborazione delle associazioni con l’amministrazione. «Sarebbe stato opportuno che il sindaco dialogasse con il volontariato: ci spendiamo tutti per i bisogni della comunità – prosegue Pappalardo – Si sarebbe dovuto fare un tavolo tecnico di concertazione con tutte le forze sociali e le forze dell’ordine, affinché si elaborasse una proposta da fare alla prefettura. Per legge tutti i Comuni devono accogliere i migranti in numero proporzionale ai propri abitanti». E su questo non si può discutere. «Noi ci occupiamo di questo tema da oltre 15 anni, assieme alla Caritas e a tutte le altre associazioni». Se il tema della sicurezza è caro a tutti, è anche vero che l’unico modo di affrontarlo è evitare condizioni di disagio. «Guardiamoci in faccia e cerchiamo insieme una soluzione. Non possiamo sottovalutare il problema».
A dire no all’accoglienza, oltre ai residenti del quartiere Trappettazzo, dove sorge l’immobile destinato ad ospitare i migranti, anche parecchi cittadini che hanno espresso il loro dissenso sui social network. «Non ci sentiamo sicuri. Dovrebbero arrivare 52 uomini adulti di altre nazionalità e culture, non stiamo parlando di famiglie con bambini al seguito – dichiara a MeridioNews Alfio Arcoria, residente in via delle Gemme – A poche decine di metri c’è una scuola materna: i genitori hanno iniziato la raccolta firme, una petizione, per ribadire la contrarietà all’arrivo dei migranti. Abbiamo espresso le nostre preoccupazioni al sindaco, al quale abbiamo chiesto un suo intervento presso le sedi opportune perché si trovi una soluzione differente. Se dovessero arrivare ritengo che ci debba essere una postazione attiva 24 ore su 24 delle forze dell’ordine per garantire la sicurezza».
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