Per chi va a mare quasi esclusivamente per l’elemento acquatico, esiste un momento nella giornata in cui non è possibile sguazzare tra le onde. Il post pranzo diventa così il momento adatto per fare una lunga passeggiata sul bagnasciuga.
Se durante la mattina tutti i vari stabilimenti hanno fatto a gara per coinvolgere ignari bagnanti in improbabili (e improponibili) lezioni di acqua-gym, seguite da balli di gruppo che comportano scottature, insolazioni e svenimenti, durante il primo pomeriggio si avverte un vago senso di languore (magari dovuto all’abbondate pasto composto da cinque-sei portate tipico della tradizione catanese).
E così si incontrano nugoli di pargoli intenti a trasformarsi in novelli architetti da spiaggia, immancabilmente inseguiti da genitori – decisamente sotto stress – che si affannano ad impiastricciare la prole con creme e unguenti, mettere cappellini e urlare di non bagnarsi.
Andando avanti lo scenario cambia. File e file di pseudo-tronisti si agitano come sardine sulla riva, intenti a mostrare i muscoli in esilaranti gare di beach volley o racchettoni. Ce ne sono di vario genere: quello che vive l’inverno rinchiuso in palestra per giungere all’appuntamento estivo in forma (salvo crollare senza fiato alla seconda battuta); il finto sportivo che si aggira con aria da grande atleta (per poi mettere in mostra una deliziosa pancetta); il vero sportivo che si dimena come un apprendista Trapattoni se il compagno non riesce a compiere il salvataggio del secolo e infine quello capitato lì per caso e che non risponde alle tipologie di cui sopra, ma che viene coinvolto suo malgrado.
Ad ammirare le prodezze dei rappresentanti del genere maschile ci sono – come le più classiche delle pink ladies – vagonate di ragazze capitate in quei luoghi non proprio per caso. Si va dalla donna-avvoltoio, intenta a controllare ogni minima movenza del fidanzato (comprese occhiate rivolte/ricevute, parole pronunciate o pensate) alla ragazza single. Qui si hanno due scuole di pensiero: quella che civetta con grazia ed eleganza e l’assatanata che sconvolge il malcapitato con occhiate languide e costumi pressoché inesistenti. Accanto a queste tipologie si trovano anche quelle che, completamente disinteressate, alla fine si ritrovano a conversare con il povero malcapitato che si è ritirato a metà set.
La lista delle tipi da spiaggia sarebbe molto lunga, ma finalmente sono passate le canoniche tre ore da digestione e si è pronti per tornare nel mio elemento. Ma anche a mollo (ahinoi) non sfuggono altre categorie. Si trova il simpaticone che non fa altro che schizzare, buttare chiunque sott’acqua e attirarsi le ire di tre quarti di litorale. Caso complementare è la schizzinosa che entra con movenze robotiche e non fa che urlare quanto sia polare la temperatura.
Si incontrano stuoli di vecchiette che spettegolano nonostante il pelo dell’acqua oltrepassi il naso e vecchietti talmente arzilli di riuscire ad arrivare a largo e tornare senza la minima traccia di fatica, alla faccia dei giovanotti che stramazzano dopo pochi metri. Le eccezioni ci sono, ma i modelli classici sono quelli che saltano di più agli occhi. Se ne trovate di altri, per favore segnalateceli. Chissà che non diventi il nuovo passatempo da mare…
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