Passante ferroviario, protesta a sostegno dei 216 operai Sis «Lavori fermi al 95 per cento, un paradosso inaccettabile»

«Sono ancora giovane. Non voglio il reddito di cittadinanza, voglio lavorare. Sono stati spesi più di 800 milioni di euro per realizzare un doppio binario che non esisterà mai. Adesso si parla di riappaltare il lavoro. Ma quanti anni passeranno? Verrà a costare molto di più alla fine che completare l’opera», così Domenico Giannola, operaio Sis impegnato da dieci anni nella realizzazione del passante ferroviario, rende in sintesi le ragioni della protesta che hanno spinto oggi i Cgil, Cisl e Uil a manifestare in modo unitario davanti all’assessorato regionale alle infrastrutture a sostegno dei 216 lavoratori a rischio licenziamento. Una manifestazione che si inserisce nell’iniziativa portata avanti dal sindacato degli edili per denunciare i ritardi nell’avvio delle opere pubbliche e le lungaggini burocratiche nell’aggiudicare gli appalti. I rappresentanti di categoria sono stati ricevuti dall’assessore regionale al ramo Marco Falcone. 

Garantire il lavoro e completare l’opera sono infatti gli obbiettivi di chi oggi manifesta: «Viviamo all’interno di paradossi che vedono un’opera fermarsi dopo dieci anni e una legge sugli appalti che consente a una azienda al 95 per cento di lavori eseguiti di abbandonare tutto e andarsene senza incorrere in nessuna sanzione – afferma Piero Ceraulo, segretario Fillea Cgil -. Dall’altra parte la stazione appaltante ci dice “non vi preoccupate: continueremo l’opera riappaltando la parte residua”. In un Paese che paga il prezzo della burocrazia siamo convinti che se l’azienda che per adesso segue i lavori andrà via, per completare l’opera passeranno anni. Dopo dieci anni e un miliardo di euro spesi continueremo ad avere un binario che collega la stazione centrale all’aeroporto. Un paradosso che non possiamo accettare anche perché dietro tutto questo ci sono 200 operai che rischiano di perdere il posto di lavoro». 

Negli occhi degli operai intervenuti davanti all’assessorato oggi, insieme alla frustrazione e alla stanchezza, si legge la ferma determinazione ad andare avanti nonostante le condizioni di lavoro siano dure: «Ho avuto un infortunio al ginocchio: sono scivolato mentre stavo controllando le pompe – racconta Ciro – ho subito un intervento sia al menisco che al legamento crociato. Le condizioni di lavoro sono brutte a causa dell’acqua e alla fuoriuscita di sabbia. Ma tutti i problemi si possono risolvere. Vogliamo lavorare e non capisco il motivo per il quale il cantieri sono fermi, in via Imera, ad esempio, mancano solo 60 metri per completare la galleria».

«Riteniamo profondamente ingiusto che a pagare alcune inadempienze siano i lavoratori – afferma Leonardo La Piana, segretario generale Cisl Palermo Trapani -. Questa è una battaglia che stiamo sostenendo in modo unitario per dire che quando che i problemi legati al lavoro riguardano tutti. Approfittiamo di questa manifestazione per rilanciare il tema della vertenza lavoro in tutta la città: sono tantissime le opere ferme, per le quali ci sono i finanziamenti ma non i progetti esecutivi. Questo significa che molti operai potrebbero essere impegnati anche in altri cantieri e ad oggi non lo sono. Un problema che riguarda tutti, non solo i sindacati e i lavoratori ma anche le istituzioni. Saremo ricevuti dall’assessore al quale porteremo queste istanze. I lavoratori di Palermo sono stanchi, non ce la fanno più. Questo modus operandi sta portando la città allo sfacelo. La manifestazione si è svolta in modo molto pacato ma gli animi sono surriscaldati e noi crediamo che bisogna dare risposte concrete e veloci».

Ora i sindacati aspettano i risultati dell’incontro con l’assessore per tirare le somme e mettere in campo, se le risposte del titolare delle Infrastrutture non dovessero soddisfare le loro richieste, ulteriori azioni di protesta. 

In aggiornamento

Stefania Brusca

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