Non hanno perso tempo gli operai del cantiere del passante ferroviario, si sono riuniti alle prime luci del giorno in viale Francia. Un’assemblea che non è durata molto, anche perché la decisione non si è fatta attendere: se non arrivano risposte da parte dell’azienda a partire dal 10 febbraio sarà sciopero, con tanto di manifestazione. La Sis, titolare dell’appalto, ha di recente comunicato il licenziamento, in attesa della pronuncia dell’arbitrato sull’aumento dei costi richiesto a Rfi e di conseguenza sul destino del cantiere, ha annunciato il licenziamento di 200 dei 279 operai al momento assunti.
Secondo Paolo D’Anca e Dino Cirivello della Filca Cisl «la procedura per noi è da ritenersi nulla. I tempi per licenziare non ci sono: loro vogliono fare fede alla vecchia procedura, quella dei 150 licenziamenti disposti prima dell’estate e poi rientrati. Abbiamo scritto all’Ufficio provinciale del lavoro, al sindaco, al ministro Delrio, alla prefetta per mettere le cose in chiaro». E solo tre giorni fa Rfi aveva diffidato Sis a procedere con i licenziamenti, invitandola a continuare l’opera i cui lavori sono ormai prossimi alla dirittura d’arrivo.
«L’azienda, dopo la tregua di ottobre, successiva all’intervento del ministro Delrio, è tornata alla carica. E intende forzare i tempi. Ma non glielo consentiremo – dicono i segretari di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil Ignazio Baudo, Dino Cirivello e Francesco Piastra in una nota congiunta – Chiediamo che l’ufficio del lavoro vagli bene le carte. Ai fini del licenziamento collettivo l’azienda ha fatto riferimento alla dichiarazione del 18 ottobre scorso, in cui si annunciavano i licenziamenti senza specificare i motivi della riduzione del personale né il numero dei lavoratori da licenziare. Questo riferimento non può rappresentare l’avvio di una procedura, per carenza dei requisiti di legge e perché i termini procedurali sono scaduti. L’ufficio è nelle condizioni di non dare alla Sis la possibilità di licenziare. Oggi abbiamo deciso che se non arriva la convocazione da parte del ministero e se l’Ufficio provinciale del lavoro non revoca l’incontro faremo una manifestazione il 10 febbraio».
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