«La campagna elettorale? Io di medicina mi occupo». Prova a liquidare così la questione elezioni politiche Mirello Crisafulli. L’ex senatore del Partito democratico fa riferimento alle attività dell’università in lingua romena aperta a Enna – con la procura che a gennaio ne ha chiesto il rinvio a giudizio per la presunta occupazione dell’ospedale Umberto I – per rimarcare la distanza dall’attuale agone politico. Eppure, di cure e dottori, il Pd ne avrebbe bisogno. La notizia dell’autosospensione dei dirigenti dei circoli di Enna e di altri in provincia è arrivata ieri a pochi giorni dall’annuncio delle dimissioni del segretario regionale Fausto Raciti e sulla scia delle polemiche seguite alla definizione delle liste per le Politiche del 4 marzo. A riprova di come il clima sia tesissimo, con le minoranze ormai ai ferri corti con l’area renziana.
Di tutto ciò, in un primo tempo, a Crisafulli sembra interessare poco. Ma è solo un’impressione. Basta qualche domanda per comprendere come, seppure non sia impegnato in prima persona nella competizione, l’ex parlamentare abbia idee precise su quanto sta avvenendo. «Renzi si è convinto che il partito sia una cosa privata – attacca -. Io l’ho sempre pensata diversamente. Ed è per questo che me la guardo dall’esterno». Non solo dal Pd, ma da tutti i partiti. «Continuano a darmi vicino a Liberi e Uguali, ma non è una cosa che sto valutando. Se dico che non sopporto Renzi, non deve per forza significare che vado con altri».
Nell’Ennese, per il seggio uninominale alla Camera, il Pd ha puntato su nome fortemente legato al territorio: quello del sindaco di Troina Fabio Venezia. Ciò, però, non sembra avere spostato le valutazioni – fortemente negative – sui metodi usati per la formazione delle liste. «Venezia ha deciso di candidarsi con il Pd, dopo che aveva fatto capire di volerlo fare con altri e, soprattutto, dopo che alle Regionali si è disimpegnato quando ha capito che non sarebbe stato candidato». Nei confronti del primo cittadino troinese, le parole dell’ex senatore sono tutt’altro che dolci. «Ieri (mercoledì, ndr) ha aperto la campagna elettorale, ma mi è parso di capire che sia una campagna per la sua persona e non per il Pd – prosegue Crisafulli -. Nel manifesto che girava in tv non c’era neanche il simbolo del partito, mentre in quelli per strada c’è, ma piccolino». Nonostante ripeta in più di un’occasione che «i problemi del Pd non sono di certo Venezia», le stoccate non mancano. Come quando si fa riferimento alla partecipazione che ha contraddistinto il comizio del sindaco, con numeri che qualcuno ha paragonato a quelli registrati da queste parti soltanto da Crisafulli. «Con una differenza – ribatte il diretto interessato -. A me non è mai capitato di organizzare i pullman per farmi acclamare».
A poche ore e a poco più di cento chilometri dalla presentazione ufficiale dei candidati Pd siciliani per le Politiche – svoltasi ieri a Palermo alla presenza del renziano per eccellenza nell’Isola, Davide Faraone, e della new entry Leoluca Orlando – la freddezza di Crisafulli rimarca la profondità dei solchi che si sono creati tra i democratici. Al punto che c’è anche chi adesso teme i sabotaggi interni. Tra gli indiziati, secondo qualcuno, ci sarebbe proprio l’ex senatore. «Un buon modo per mettere le mani avanti in caso di sconfitta – replica caustico Crisafulli -. Se si perde è colpa mia, mentre la verità è che non do dritte a nessuno, ognuno voti come meglio crede».
Dal canto suo Venezia, contattato da MeridioNews, si guarda bene dallo scendere in polemica con Crisafulli. «La nostra è una candidatura dal basso – dichiara il candidato all’uninominale -. Sto riscontrando ovunque grande partecipazione ed entusiasmo. Tantissime donne e uomini liberi, che hanno desiderio di riscatto, si stanno mobilitando con generosità per vincere questa battaglia per il futuro del nostro territorio. Ringrazio i tanti militanti e simpatizzanti del Pd di Enna che hanno scritto e telefonato in questi giorni per manifestare il loro sostegno». Resta da capire quanti siano quelli che ieri hanno ufficializzato il passo indietro dai ruoli dirigenziali di circolo, in una provincia che da anni non ha più un coordinamento provinciale, e dopo che a sospendersi dal partito erano stati 15 consiglieri comunali del capoluogo. «Il nostro non è un problema locale, non è Venezia, ma riguarda tutta la Sicilia – commenta l’ex sindaco di Enna Paolo Garofalo, tra coloro che hanno deciso di lasciare le cariche dirigenziali -. Per l’ennesima volta ci siamo trovati con nomine calate dall’alto, i territori sono stati mortificati. C’è un segretario regionale (Raciti, ndr) che neanche è stato messo capolista, per non parlare di Agrigento dove viene candidata una persona con un passato vicino al centrodestra. Non si gestisce così un partito».
La mobilitazione ennese è in linea con quella dei Partigiani del Pd, il movimento fondato da alcuni componenti della segreteria regionale. «Diamo il benvenuto a Garofalo e agli altri compagni del Pd di Enna – commenta Antonio Rubino -. Capiamo bene le loro rimostranze, acuite dai risultati del commissariamento guidato da Ernesto Carbone». La stoccata di Rubino va al parlamentare che a Enna ha avuto il compito di traghettare il partito verso un congresso che però non si è mai tenuto. Tutto ciò accade nella provincia dove il Partito democratico è stato storicamente più forte.
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