Partito comunista, costituente contro Bianco L’assessore Licandro: «Ma chi sono costoro?»

«L’assemblea valuta, in coerenza con le tesi congressuali nazionali, la necessità di sviluppare una forte opera di opposizione all’amministrazione comunale di Catania sostenuta dal Pd e da personale politico proveniente, in larga misura, da forze del centrodestra». È questo il cuore del documento politico votato ieri dall’assemblea costituente del Partito comunista italiano. Una decisione che apre una vera e propria crisi politica nella sinistra catanese. Il gruppo, di cui fa parte anche il Pdci, il partito che ha portato in giunta l’assessore alla Cultura Orazio Licandro, decide di stare all’opposizione dell’amministrazione. 

L’incontro è avvenuto al circolo Olga Benario alla presenza di Manuela Palermi, braccio destro di Oliviero Diliberto negli anni d’oro del Pdci al governo nazionale. In quest’occasione, alcune sigle della stessa area – il Pcdi (Partito comunista d’Italia), un’ampia parte di Rifondazione comunista e circoli comunisti indipendenti – hanno votato un ordine del giorno che decide l’opposizione al Pd a tutti i livelli. Anche quello locale, creando un probabile problema politico per l’assessore. 

Il partito? Finora è una semplice associazione senza iscritti

«Il partito non sfiducia nessuno – afferma Giusi Greta Di Cristina, componente del coordinamento territoriale provvisorio, eletto ieri con il compito di guidare le anime della neonata realtà politica verso un congresso nazionale – ma si pone oggi il problema perché Licandro è tesserato e dovrà fare una scelta. Non c’è una richiesta dal partito, tocca a ogni militante capire se la propria posizione è coerente». «È chiaro però – conclude – che le incompatibilità devono essere risolte». 

Ma l’assessore non si scuote. Il professore di Diritto romano non riconosce la legittimità della votazione e dell’assemblea che lui definisce una semplice «associazione». «Non c’è ancora nessun partito, chi sono costoro? – si chiede Licandro – Il Pdci si scioglierà quando ci sarà il congresso, che non è avvenuto. Non si sa ancora cosa verrà fuori, quella di ieri era un‘assemblea di un’associazione che non ha iscritti». «Quando vedremo il programma e le piattaforme che ancora non ci sono – conclude Licandro – ne discuteremo». 

A sostenerlo è anche Salvatore Torregrossa, ultimo segretario del Pdci: «L’assemblea che si è svolta ieri è stata una cosa improvvisata, senza conoscere i tesserati, e si è eletto un fantomatico gruppo dirigente». «Chi ha tramato alle spalle in maniera più o meno vile – affonda Torregrossa – non risponde alla verità. Nessuno aveva titolarità di mollare nessuno». Di parere contrario Luca Cangemi, ex di Rifondazione, ora dentro il progetto: «L’assemblea è assolutamente valida, lo conferma la presenza di Manuela Palermi e di molti dirigenti nazionali del Pdci. Siamo davanti a un processo che segue la strada delle assemblee in tutt’Italia, non solo a Catania». 

Sul sito ufficiale dei Comunisti italiani, però, questa mattina il testo dell’ordine del giorno al centro della polemica è stato pubblicato integralmente. Nonostante ciò che dice l’assessore. «L’assemblea – spiega la pagina web del Pdci – dà mandato agli organismi territoriali del partito, che si formeranno dopo il congresso costituente nazionale, di costruire un’articolata piattaforma di opposizione e di alternativa al governo della città». Ma, a prescindere dalle dichiarazioni contrastanti, sembra prendere forma una spaccatura netta all’interno della formazione in cui confluisce il partito dell’assessore. Una crepa che, al netto della futura decisione di Licandro, svuota l’amministrazione della sua componente più di sinistra. Lasciando il Pd di Bianco in compagnia di formazioni di centro-destra provenienti dalle precedenti esperienze di governo. 

Mattia S. Gangi

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