Parte Manifesta: 50 artisti in 20 luoghi della città «Chi ci guarda ama la convivenza delle diversità»

Riflettori puntati su Palermo, sede quest’anno di Manifesta 12, la biennale nomade di arte e cultura contemporanea che dal 1996 esplora ogni due anni una città del panorama culturale europeo rendendola protagonista insieme agli aspetti geo-sociologici che la caratterizzano. Mostre, installazioni, video, performance, interventi urbani e progetti letterari abbracceranno il capoluogo siciliano dal 16 giugno al 4 novembre. Venti le sedi e circa 50 gli artisti e i collettivi all’opera. Domani alle 20, a piazza Magione, la cerimonia ufficiale di apertura.

«Per Manifesta il punto di partenza è la città, la sua complessità – spiega Hedwing Fijen, direttrice di Manifesta – e Palermo non è una città ordinaria: crocevia di tre continenti, nel cuore del Mediterraneo è il punto di incontro tra diverse culture. Il programma è molto denso, ma l’arte pulsante di Manifesta 12 è Palermo, la città stessa è la  biennale». “Il giardino planetario. Coltivare la Coesistenza” è il titolo scelto per Palermo e sviluppato da quattro mediatori creativi: l’architetto italiano Ippolito Pestellini Laparelli, la documentarista olandese Bregtje Van Der Haak, l’architetto spagnolo Andrés Jaque e la curatrice svizzera Mirjam Varadinis. Il progetto si ispira al quadro del paesaggista siciliano Francesco Lojacono “Veduta di Palermo”. Nel dipinto del 1875, esposto alla GAM, una varietà di specie vegetali, molte delle quali alloctone, coesistono a testimoniare l’intrecciarsi armonico di nature e culture diverse. Storia, natura e contemporaneità vedono dunque Palermo giardino planetario: luogo interessante in cui trova compimento la metafora botanica del filosofo francese Gilles Clément. Il mondo in cui viviamo, sostiene Clément, è un giardino da coltivare, di cui prendersi cura. Palermo coltiva dunque la coesistenza.

«La complessità di questa città plasmata di diversità, continue migrazioni e ibridazioni, ha stimolato Manifesta a sviluppare un nuovo modello di biennale – racconta la direttrice, Fijen – Ho deciso di incaricare una ricerca urbanistica sulla città di Palermo, per giungere a una più profonda comprensione della realtà urbana. Uno studio che verrà effettuato da adesso anche nelle prossime edizioni di Manifesta». Lo studio interdisciplinare della città, condotto dall’Office for Metropolitan Architecture su incarico della direttrice di Manifesta, è raccolto in “Palermo Atlas”. Un libro che illustra Palermo attraverso la sua architettura, i mercati, il mare, la natura e i suoi abitanti. Atlante di episodi, persone e luoghi.

Tre le sezioni di Manifesta 12: “Garden of Flows”, “Out of Control Room” e “City on Stage”, ospitate da luoghi iconici della città, contraddistinti da un particolare valore storico-sociale in sintonia con i temi trattati. Niente sedi artistiche convenzionali o istituzionali, come gallerie e musei, ma spazi espositivi in parte inediti. Cinquanta i progetti esposti, di cui 35 opere appositamente commissionate. Risposte critiche alle problematiche contemporanee: mobilità internazionale, flussi migratori, sostenibilità ambientale, nuove tecnologie, il Muos. «Penso che Manifesta sia nel posto giusto – dichiara il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando – Qui dove non c’è soltanto il sole e il mare, per cui siamo conosciuti, ma una combinazione di terre, piante ed esseri umani. Manifesta 12 è il segno che chi guarda Palermo la trova unica nella sua esemplare capacità di convivenza delle diversità»

L’Orto Botanico, Palazzo Butera, lo Spasimo, il Giardino dei Giusti sono alcune delle sedi di “Garden of Flows”, che comprende installazioni, video, disegni, filmati, food perfomances legate al concetto di tossicità, esplorando la vita delle piante e la cultura del giardinaggio. “Out of Control Room”, invece, è la sezione dedicata alla tecnologia, alle reti di potere, ai flussi di informazioni invisibili e astratti. I progetti, esposti a Palazzo Ajutamicristo, Palazzo Forcella De Seta, la Casa del Mutilato e Palazzo Trinacria, rendono tangibile l’immateriale.

A raccontare Palermo, infine, è “City on Stage”: una lettura critica della vita contemporanea che raggiunge i diversi quartieri della città. Dallo Zen a Pizzo Sella, passando per il Teatro Garibaldi, l’Oratorio San Lorenzo, Palazzo Costantino, Costa Sud e altri spazi. «Palermo ha bisogno di Manifesta e Manifesta ha bisogno di Palermo – spiega l’assessore alla Cultura Andrea Cusumano – La bellezza non è un dato ma un compito e Palermo, che è stata un po’ tutto nella storia, ha la fortuna di raccontare gli altri raccontandosi. La cultura porta cambiamento: la nostra città, da sempre conosciuta come la capitale della mafia, adesso è capitale della cultura e di Manifesta 12». 

Maria Vera Genchi

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