È nata a Palermo, vive da diciotto anni a Roma, fa teatro da una vita. E questo fine settimana porterà, sotto i riflettori del Piccolo Teatro di Catania, l’emblematica figura di Goliarda Sapienza, artista poliedrica, attrice di teatro e cinema e autrice di numerosissimi testi in prosa e in poesia ancora in corso di pubblicazione. L’attrice e regista Paola Pace andrà in scena stasera alle 21 e domani alle 18 con lo spettacolo Goliarda music-hall prodotto da Golden Show.
«Siamo già stati al teatro Biondo di Palermo e al Palladium di Roma, e quest’estate faremo un tour per i teatri siciliani», dice a pochi giorni dal debutto catanese l’attrice, protagonista della messa in scena al fianco di Giovanni Rizzuti. Si è formata alla scuola di teatro palermitana Teates e ha frequentato il primo corso per attore tragico tenuto dall’Istituto nazionale del Dramma Antico di Siracusa. Prima di esordire, nel 1984, con l’Oreste di Euripide per la regia di Luigi Squarzina.
Tanti i ruoli interpretati da quel momento, tra cui ricorda l’esperienza intrapresa quando, spinta da Mimmo Cuticchio, ha messo in scena alcuni testi a cui era particolarmente affezionata, tra cui diversi lavori personali dove vestiva contemporaneamente i panni di regista e attrice. «Questo doppio ruolo non è per tutti – ragiona Paola Pace – e bisogna essere fortemente motivati per farlo, anche se la tradizione teatrale già dai tempi di Goldoni parla della figura del capocomico, perché era quasi naturale che col tempo un attore diventasse anche regista». E lei si trova a suo agio nel doppio ruolo anche nella rappresentazione teatrale che prende spunto dal romanzo Il filo di mezzogiorno. In scena, dunque, la seduta terapeutica con lo psicanalista grazie al cui metodo «scandaloso e carnale» Goliarda Sapienza guarì.
«Rappresentiamo la vicenda personale psicanalitica di questo personaggio molto affascinante, una donna estremamente intelligente, colta e libertaria e anche particolarmente piacevole da interpretare». Un personaggio che, come nella storia della letteratura più volte è capitato, è stata scoperta o riscoperta troppo tardi, capita e apprezzata dopo la sua morte, avvenuta nel 1996. «Sono un’appassionata della letteratura di Goliarda e ho già lavorato, tra il 2007 e il 2008, sul suo capolavoro L’arte della gioia. Stavolta, invece, ho deciso di concentrarmi sull’opera di cui ho curato, insieme alla giornalista Francesca Joppolo, l’adattamento teatrale». In cui si respira un’atmosfera da sogno, o, forse, sarebbe più appropriato dire da incubo, visto che la scena è popolata dalle figure mitiche della sua vita: Maria Giudice la madre rivoluzionaria, il padre, l’avvocato Sapienza detto l’avvocato dei poveri, i numerosi fratelli e sorelle, Modesta la carusa monella e libera, Carmine l’uomo che tutte le donne vorrebbero incontrare, la principessa Gaia, Tuzzu il contadino tenero, Nina l’anarchica e Roberta la brigatista.
«Goliarda music-hall è il letto sfatto di una notte insonne dove Goliarda incomincia a scrivere furiosamente poesie – immagina Paola Pace – accompagnata da una musica interiore che la farà danzare e vivere con gioia tutta la vita, fino in fondo, senza menzogna». Lo spettacolo, infatti, oltre ad avvalersi delle scenografie firmate da Fabrizio Lupo con la collaborazione dell’Accademia di belle arti di Palermo, dei costumi di Dora Argento e delle luci di Roberto Zorzut, è scandito dalle canzoni della tradizione anarco-socialista eseguite dal vivo da l’attrice di Marcello Savona e Maria Piazza, che rappresentano l’anima del clima culturale che faceva parte del mondo originario di Goliarda Sapienza.
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