Dal 15 al 20 maggio 2018, Catania è stata la capitale italiana della pallavolo. Alle falde dell’Etna, infatti, si sono disputate le finali scudetto Under 14 maschili che hanno visto ai nastri di partenza le 28 migliori formazioni provenienti da tutta la penisola: dopo cinque giorni di gare, inframmezzate anche dal match della Nazionale maggiore contro l’Australia (3-0 per gli azzurri e grande cornice di pubblico al PalaSpedini), a spuntarla è stata la Colombo Genova. Seconda vittoria di fila per i liguri che, in finale, hanno battuto la Bunge Romagna per tre set a zero (25-15, 28-26, 25-21 i parziali di gara).
A fare un figurone, però, sono stati anche i padroni di casa della Pallavolo Roomy 78 Catania, giunti fino ai quarti di finale e arrivati alla fine settimi in classifica, al termine di una combattutissima finalina giocata contro una corazzata come la MaterVolley Castellana e risolta soltanto al quinto set. Una grande soddisfazione per il direttore tecnico Giovanni Barbagallo, al termine di un percorso che ha visto gli etnei vincere due partite con Arezzo e Cuneo, battagliando poi contro avversari del calibro di Trento e Segrate.
«L’orgoglio per il risultato ottenuto è tanto – sottolinea Barbagallo a MeridioNews – sappiamo infatti che abbiamo combattuto con organizzazioni che hanno un budget per il settore giovanile che è superiore rispetto al nostro di almeno quattro volte. Abbiamo raggiunto questo traguardo con i ragazzini che abbiamo cresciuto nel vivaio, mentre le avversarie sono realtà (come Castellana, ndr) che possono attingere o dall’intera provincia in cui operano o addirittura a livello regionale». Un percorso di tutto rispetto quello della Roomy Catania, tra i giganti della pallavolo nazionale: «Abbiamo combattuto alla pari con tutti: contro Trento e Segrate abbiamo vinto almeno un set, mentre molti li abbiamo persi ai vantaggi. La nostra annata del 2004 è eccezionale».
Per raggiungere i livelli degli squadroni citati in precedenza la strada da fare, chiaramente, è tanta. Per Barbagallo, però, non è questione di mancanza di qualità, bensì di sinergie finora non attivate e di priorità a livello strategico. «Una squadra di vertice – ribadisce il tecnico – deve partire da un settore giovanile di vertice e per costruirlo occorrono unità d’intenti e risorse. Qualcosa manca, soprattutto l’attenzione delle aziende e delle amministrazioni». Che si fanno vedere in occasione di grandi eventi: «Quando arriva la Nazionale – specifica l’intervistato – tutti si muovono, mentre nessuno lo fa quando si parla di investire tempo e risorse per aumentare la qualità dei servizi. Non ci si rende conto che puntare sull’attività giovanile costa un decimo e ti dà un ritorno dieci volte più grande».
Investire sulla formazione dei ragazzi dunque, per poi creare una prima squadra forte dove ci siano almeno sei siciliani su dodici. «Ragazzi siciliani fortissimi come Gabriele Condorelli e Damiano Catania sono dovuti andare a giocare in Puglia per crescere». La ricetta, in tal senso, è una: «Mettiamo in primo piano il progetto, non le persone. Occorre mettere assieme un team di professionisti – ammette Barbagallo – farli lavorare giorno per giorno per dare ai ragazzi il massimo, da un punto di vista tecnico, tattico e di preparazione fisica. Bisogna cambiare la visione delle cose. Il mio sogno – conclude il dirigente della Roomy 78 – è quello di riuscire a creare un grande settore giovanile, unendo Volley Catania, Atletico Volley, Gupe Battiati, Universal Catania e Roomy. Solo così potremo diventare una realtà di altissimo livello».
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