Ci sono due vincitori, in contemporanea, nella gara Palermo-Turris posticipata in un primo momento alle 18,30 e poi, causa Covid, rinviata in extremis a data da destinarsi. Due vincitori scaturiti, appunto, dal rinvio del match del Barbera valido per la sesta giornata del girone C. Uno mette d’accordo tutti ed è la salute, il bene supremo. L’altro è l’Asp di Palermo protagonista a ridosso del fischio di inizio di un ‘successo’ discutibile. Aggettivo che fa riferimento ovviamente non alla funzione dell’azienda, che ha il sacrosanto diritto/dovere di intervenire e prendere provvedimenti relativi alla materia sanitaria che è di primaria importanza, ma (nel caso specifico) alla modalità di intervento nell’ambito di una giornata surreale, macchiata nell’ultimo tratto del percorso di avvicinamento alla gara da un grande alone di incertezza.
L’ingresso in campo dell’Asp fa riflettere e desta delle perplessità per due ragioni: per la ratio di una decisione che di fatto ha sconfessato il protocollo calcistico al quale dovrebbero fare riferimento le società e in base al quale (una squadra, in base al nuovo regolamento allineato a quello dell’Uefa, può giocare se ha almeno tredici negativi compreso il portiere) Palermo-Turris stava per cominciare nonostante la presenza di dieci casi di positività (nove più il tecnico Boscaglia) nel gruppo-squadra rosanero, e soprattutto per le tempistiche della decisione presa. «Preso atto della comunicazione dell’Azienda Sanitaria Provinciale – si legge nel comunicato della Lega Pro firmato dal presidente Ghirelli – pervenuta in data odierna alle ore 17,52, con la quale ordina che nell’interesse superiore della salute pubblica tutti contatti stretti dei giocatori risultati positivi devono porsi immediatamente in isolamento, la Lega dispone che la gara Palermo-Turris in programma mercoledì 21 ottobre venga rinviata a data da destinarsi».
L’ordinanza, con la ‘complicità’ della Lega che ha dimostrato un vulnus preoccupante, è spiazzante perché è inconcepibile rinviare una partita a pochi minuti dal fischio di inizio con le squadre, oltretutto, che come in questo caso avevano già effettuato il riscaldamento. L’esito del secondo giro di tamponi a cui si sono sottoposti i rosanero era conoscibile già verso le 14,30. Perché, dunque, decretare lo stop proprio a ridosso del match? Perché, sapendo già da qualche ora che c’è un focolaio all’interno del gruppo rosanero, permettere ai pullman di arrivare allo stadio e mettere a rischio l’incolumità dei giocatori comunque destinati, prima o dopo tra spogliatoi e terreno di gioco, ad incrociarsi e dunque a venire a contatto? Per non parlare, ovviamente, dell’insensibilità nei confronti delle esigenze organizzative della squadra ospite (il dg della Turris, Rosario Primicile, ha definito vergognoso quanto successo a Palermo) e di quei pochi tifosi che avevano già preso posto sugli spalti e che adesso attendono comunicazioni in merito alla modalità del rimborso dei biglietti. Tutte sfaccettature di una vicenda culminata con un finale logico (a prescindere dalle regole dei protocolli non si può giocare se in squadra ci sono tanti casi di positività) ma gestita male e in maniera poco chiara.
Soluzioni? Nel sottolineare la pericolosità del precedente scattato oggi (se un’Asp ha la facoltà di delegittimare il protocollo elaborato dalle istituzioni calcistiche difficilmente il campionato potrà essere portato a termine), il protocollo in vigore anche in Lega Pro dovrebbe essere aggiornato e integrato coinvolgendo sul piano decisionale proprio l’azienda sanitaria in modo da stabilire linee guida e ambiti di competenza trasparenti (si dica come, quando e perché l’Asp può intervenire) e regolamentare eventuali ingerenze di terzi enti evitando, con tempistiche assurde, di gettare altre ombre sulla credibilità di un sistema che, complice ovviamente l’emergenza Covid, poggia allo stato attuale su equilibri piuttosto precari.
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