Palermo, scuole a rischio crolli

Più che un comunicato stampa, quello diffuso ieri da Nadia Spallitta, consiglere comunale di Un’Altra storia e presidente della commissione Urbanistica di Palazzo delle Aquile – la sede del consiglio comunale di Palermo – ha il taglio, se così si può dire, di un’inchiesta. Il comunicato analizza lo ‘stato dell’arte’ del Comune di Palermo in materia di scuole pubbliche. Affondando il’bisturi’ nel cuore di problemi che le ammnistrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi venticique anni si sono guardate bene dall’affrontare. A parte, ovviamente, la retorica e la demagogia, che nella politica cittadina sono, da sempre, di casa.
“Drammatica è la situazione dell’edilizia scolastica a Palermo – scrive Nadia Spallitta – dove si paga l’assenza di una programmazione adeguata alle esigenze del territorio. In primo luogo, su trecento edifici adibiti a scuole comunali, cento continuano ad essere detenuti in affitto, con un costo medio annuo di circa 16 milioni di euro. Risorse che potrebbero invece essere investite per riqualificare il settore”. Storia vecchia, quella degli affitti (che per le scuole superiori riguarda anche la Provincia regionale di Palermo). Vicenda sulla quale nessuna ammnistrazione comunale ha mai voluto mettere mano. E della quale – non a caso – non si parla nemmeno in questa campagna elettorale.
“Quasi tutte le strutture scolastiche – leggiamo sempre nel comunicato del presidente della commissione consiliare Urbanistica – sono state realizzate nel periodo che va dagli anni ‘70 agli anni ’90 del secolo passato. Il 30 per cento delle stesse scuole sono sprovviste di adeguamenti alle normative sismiche, talvolta sono inagibili e, negli ultimi venti anni, sono mancati spesso i necessari interventi di manutenzione. Le risorse indispensabili per gli interventi di manutenzione e ristrutturazione nel triennio 2011-2013, secondo l’ultimo programma triennale delle opere pubbliche approvato dal consiglio comunale, dovrebbero essere 400 milioni, di cui oltre 200 solo per il primo anno. Invece, le somme effettivamente stanziate per ciascun anno non superano i due-tre milioni di euro, con un’evidente differenza tra le somme che servirebbero e quelle invece esistenti nelle ‘casse’ comunali”.
“Dalla mancanza di manutenzione – prosegue la nota di Nadia Spallitta – ne è derivato l’aggravarsi delle condizioni generali degli edifici, che tra l’altro spesso sono abitazioni adibite a scuole, con tutte le carenze in termini di servizi che ne possano scaturire. Infine, molti istituti sono collocati nel Centro storico della città, in situazione di rischio. Infatti, 400 immobili sono ad alto rischio di crolli e 700 a rischio elevatissimo. Sostanzialmente, le scuole del centro cittadino potrebbero essere coinvolte nei crolli degli immobili limitrofi”. Ma di questo, sembra che non gliene freghi niente a nessuno. Salvo a stracciarsi le vesti nel caso in cui -come è avvenuto in altre parti del nostro Paese, un crollo uccide studenti e docenti. A questo punto, scattano le inchieste giudiziarie, arriva la Tv, funerali di Stato, solenni promesse che tutto cambierà e bla bla bla.
“Anche laddove in qualche modo funzionanti – osserva sempre l’esponente di Un’altra storia – le scuole comunali si presentano tuttavia del tutto carenti in relazione ai servizi che offrono agli studenti. Pochi sanno, ad esempio, che c’è una sola palestra ogni 500 alunni, un laboratorio ogni 150 alunni, un pc ogni 25 alunni”.
“Critica è anche la situazione degli asili nido – leggiamo sempre nel comunicato di Nadia Spallitta – in quanto, da un lato, il territorio è disseminato di numerose strutture e scuole materne realizzate e collaudate ma mai rese funzionanti e, dall’altro lato, ogni anno solo la metà dei richiedenti, circa 2.000, riesce ad essere inserito in un asilo pubblico. Gli altri bambini vengono indirizzati verso strutture private (e ti pareva…)”.
“Infine – osserva sempre Nadia Spallitta – esiste un’enorme sproporzione tra i costi di gestione media annua degli asili, pari a più di 70 milioni (per personale, servizi esterni, affitti etc), e le entrate annue, che ammontano a circa 700 mila euro. Ancora una volta, con un’evidente discrasia derivante dalla cattiva gestione e organizzazione di questo settore. Sarà compito della futura amministrazione ripartire da un censimento dell’edilizia scolastica comunale e, in sede di programmazione contabile, assegnare priorità a tutti gli interventi necessari perché sia garantito il diritto allo studio. E’ fondamentale , infatti, ripartire dalla qualità dell’istruzione per avviare un processo di sviluppo socio-economico e culturale, di cui la città ha bisogno”.

 

Redazione

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