Rottura sottocutanea del tendine d’Achille. È grave l’infortunio rimediato dal capitano rosanero Mario Alberto Santana, una delle fotografie della giornata no vissuta dal Palermo sconfitto 3-1 in casa dall’Acireale. Il ko dell’argentino, che nei prossimi giorni si sottoporrà ad ulteriori indagini strumentali, è un tassello che si incastra bene nel mosaico di negatività associabile, come immagine simbolica, al passo falso interno degli uomini di Pergolizzi. Che al termine della gara, alla quale hanno assistito poco più di 15mila spettatori complice la concomitanza con la festività dell’Immacolata, hanno ricevuto la visita del presidente Mirri rimasto poi per oltre un’ora nell’area spogliatoi assieme all’amministratore delegato Sagramola e al direttore sportivo Castagnini per fare un punto della situazione dopo la sconfitta.
Non ci sono grossi elementi di criticità (e il tecnico non sembra in discussione) ma, con lucidità ed equilibrio, è giusto che gli addetti ai lavori facciano delle riflessioni – anche in chiave mercato – dopo un passo falso che, alla luce della vittoria del Savoia contro l’ACR Messina, ha ridotto il vantaggio in classifica (ora di cinque punti) della capolista sui campani. Ed è anche giusto, con spirito positivo, non sottovalutare i segnali preoccupanti emersi nel corso del match contro gli acesi. Partita che in casa rosanero hanno steccato tutti. Sia i giocatori, imprecisi in fase di possesso e quasi sempre secondi sul pallone rispetto agli avversari, sia l’allenatore con delle scelte cervellotiche in relazione all’undici iniziale (perché non puntare subito su un centrocampista come Kraja, autore peraltro del gol che nella ripresa ha accorciato le distanze in seguito al momentaneo 0-2 firmato De Felice-Savanarola? E perché far partire Ricciardo dalla panchina per la terza volta di fila sapendo che questa mossa potrebbe avere effetti negativi sul morale del centravanti?) e con errori di lettura commessi nell’arco dei 90 minuti.
Elementi schierati nella formazione iniziale disegnata con il 4-3-1-2 hanno reso nettamente al di sotto delle aspettative (un esempio è Ambro, avulso dal contesto del gioco e poco ispirato nel ruolo di trequartista) e chi è subentrato nel corso della ripresa (Ficarrotta e Lucera nel caso specifico) non è riuscito a lasciare tracce significative. E nell’ambito di un pomeriggio da dimenticare va stigmatizzata pure l’ingenuità di un difensore esperto come Lancini che all’82’ ha rimediato un’espulsione evitabile per somma di ammonizioni condizionando nel finale le strategie dell’allenatore. Pollice in basso, dunque, per tutto il Palermo, sorpreso in un derby con un fluido negativo anche dal punto di vista della cabala da un Acireale brillante che ha vinto con merito mostrando buone geometrie e organizzazione di gioco. Gli acesi, rinforzati in questi giorni da qualche new-entry come l’esterno Mauceri e l’attaccante ivoriano Ouattara, per la verità non hanno fatto nulla di trascendentale ma sono bastate la qualità di qualche singolo come ad esempio il centrocampista Ba o l’argentino Rizzo autore del definitivo 3-1 e l’astuzia del tecnico Pagana, abile a prendere le misure ai rosanero proponendo un 3-5-2 ibrido per fare densità a centrocampo, per disorientare un Palermo distratto e anche superficiale nell’interpretazione della gara.
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