La sorpresa più grande sotto l’albero, nell’ultimo appuntamento pre-natalizio del Palermo, è il risultato. Come si fa a pareggiare una partita dominata per lunghi tratti e che, analizzando soprattutto la prima mezzora di gioco, sembrava praticamente a senso unico? È la domanda che si saranno posti molti tifosi rosanero, rimasti spiazzati dall’epilogo del match disputato al Manuzzi. Il Palermo visto nel primo tempo, uno dei più brillanti ammirati finora in questo campionato, ha impressionato per autorevolezza e personalità e, al netto di un abbassamento dell’indice di pericolosità nella ripresa complice il muro difensivo eretto dai padroni di casa, sono proprio queste sensazioni ad accentuare il rammarico per non avere centrato un successo ampiamente alla portata. Sfumato per una serie di variabili che, a volte, stravolgono un determinato copione smontando la tesi secondo cui nel calcio vince sempre chi è più forte.
La casualità di un gol nato dal nulla (al 34’, in occasione dell’1-1, sugli sviluppi del primo calcio d’angolo a favore dei bianconeri Jallow sfrutta un rimpallo favorevole in area di rigore prima di battere Posavec con un esterno destro), sfumature psicologiche che variano in seguito ad una rete fatta o subita, reattività del portiere (l’ex di turno Fulignati, concorrente di Posavec nella scorso campionato di A culminato con la retrocessione, ha ‘detto di no’ più di una volta ai suoi ex compagni) possono delineare nel corso del match scenari diversi da quelli ipotizzabili nelle prime battute. Osservando la differenza esistente tra le due squadre nel primo segmento della partita (il secondo gol di fila lontano dal Barbera firmato Trajkovski, particolarmente ispirato e abile al 10’ a sorprendere il portiere con una conclusione di sinistro su assist di Aleesami, è l’ottavo realizzato dagli uomini di Tedino nei primi quindici minuti) non era facile, obiettivamente, immaginare che il match potesse finire con un risultato diverso dalla vittoria degli ospiti. Troppo ampio il divario tra il Cesena (la compagine di Castori, priva a centrocampo dello squalificato Cascione e reduce da quattro risultati utili consecutivi, si è ritrovata presto alle corde e in balia della capolista) e un Palermo assoluto padrone del campo.
E invece il calcio – e non è certamente una novità – ha disegnato una traiettoria imprevedibile: il Palermo di Tedino, che per la prima volta in questo campionato ha confermato la stessa formazione del turno precedente, ha provato con continuità a sferrare il colpo del ko ma non ha trovato l’acuto necessario per incanalare definitivamente il match sui propri binari. E questa defaillance l’ha pagata a caro prezzo perdendo, di fatto, due punti. Che avrebbero reso certamente più dolce il sapore della serata. Comunque positiva per i segnali forniti dal collettivo e per il prosieguo dell’imbattibilità in trasferta (lo score esterno è di sei pari e quattro vittorie) ma che, con maggiore cinismo, i rosanero avrebbero potuto impreziosire con il titolo di campioni d’inverno in palio, invece, giovedì prossimo al Barbera contro la Salernitana nell’ultima giornata del girone di andata. Traguardo platonico ma importante dal punto di vista della cabala e anche mentale, in termini di autostima e consapevolezza dei propri mezzi.
Il Palermo, in realtà, ha già acquisito questa consapevolezza. Ragione per la quale il pareggio di ieri, comunque utile sul campo di un Cesena che recentemente aveva rallentato anche la corsa di Frosinone e Parma, stride con i progressi fatti registrare dal gruppo nelle ultime settimane. Al di là della sfortuna e di altri fattori (terreno di gioco in erba sintetica e temperatura a ridosso dello zero), una squadra che sta dimostrando di essere superiore alle altre e legittimando l’etichetta di corazzata deve avere la capacità di eludere gli ostacoli e, al momento opportuno, spostare l’asse portante delle gare dalla propria parte. Senza dare all’avversario l’opportunità di rimanere in partita.
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