Sulla scia del derby. C’è una continuità tra l’ottimo punto conquistato in casa con il Catania e la vittoria per 2-1 ottenuta in trasferta contro la Juve Stabia nel posticipo del giovedì della decima giornata del girone C del campionato di serie C. Il Palermo ha seguìto le impronte lasciate lunedì sera e in terra campana ha costruito un percorso simile, culminato in questa circostanza con il primo successo stagionale grazie al quale, peraltro, la compagine di Boscaglia lascia l’ultimo posto in classifica (occupato adesso dalla Cavese) raggiungendo a quota 6 punti la Casertana in penultima posizione. E’ proprio vero: nel calcio la ‘testa’ è una componente fondamentale e i rosanero, tonici e in fiducia, lo hanno dimostrato allo stadio Menti di Castellammare di Stabia. Sono state l’autostima e la consapevolezza acquisite dopo la sfida con gli etnei ad aiutare notevolmente la squadra a gestire le difficoltà (l’emergenza si è attenuata ma l’attualità post-Covid resta comunque delicata tra defezioni e rientro di giocatori con un’autonomia limitata) e a costruire le premesse per l’affermazione contro la formazione guidata da Padalino.
Affermazione condita da una prova di maturità: gli uomini di Boscaglia hanno colpito con puntualità (nel segmento finale del match, tuttavia, è mancato un po’ di cinismo complice la stanchezza) e quando era lecito patire un po’ di sofferenza, in particolare nella ripresa nel momento in cui i padroni di casa erano proiettati in avanti alla ricerca del pareggio, al netto di un paio di sbavature in fase di impostazione dalle retrovie hanno assorbito l’onda d’urto senza perdere raziocinio e lucidità. Se la Juve Stabia, al secondo ko di fila dopo quello rimediato con il Bari e costretta ad ingoiare il boccone amaro della sconfitta casalinga in seguito a tre vittorie di fila tra le mura amiche, ha giocato sotto ritmo trovando pochi sbocchi e il gol solo allo scadere con un rigore (che i gialloblù avrebbero voluto anche prima in occasione di due episodi in area particolarmente contestati) trasformato da Mastalli, il merito è del Palermo. Che è stato in grado con intelligenza e acume tattico di leggere bene i vari momenti del match e impedire più volte all’avversario di dare profondità alla propria manovra, impreziosita di solito da giocate codificate, nell’ambito di un 4-3-3 modello Zeman in virtù del fatto che l’allenatore gialloblù è un allievo proprio del tecnico boemo, e meccanismi collaudati.
La chiave che già aveva funzionato nel derby, nel match contro i campani è risultata altrettanto efficace aprendo in questo caso ai rosa le porte della vittoria. E al di là di qualche differenza, come ad esempio il primo gol stagionale di Floriano assente lunedì a causa della sua nuova positività (l’esterno offensivo, entrato al Menti all’11’ del secondo tempo al posto di Martin, al 73’ ha siglato il momentaneo 2-0 con un destro angolato sugli sviluppi di un contropiede alimentato da Rauti interrompendo a titolo personale un digiuno che durava dallo scorso 1 marzo nell’ultima partita pre-lockdown in serie D), sono diverse le analogie con la gara giocata al Barbera contro la formazione di Raffaele. Uno degli anelli di congiunzione è rappresentato dai progressi di Andrea Saraniti, autore al 5’ della sua prima rete in questo campionato con un colpo di testa su cross dalla destra di un ispirato Kanouté. L’infortunio muscolare che alla mezzora lo ha costretto a lasciare il campo (al suo posto Lucca) ha il sapore della beffa per l’attaccante palermitano che, gol a parte, prima di uscire aveva lasciato un segno tangibile con un prezioso gioco di raccordo e di sponda. Contributo che, nonostante qualche errore di valutazione in fase realizzativa, aveva già dato nella partita con il Catania. Una gara che, in aggiunta alla reazione d’orgoglio mostrata in nove uomini in occasione del match pareggiato nel finale a Catanzaro, sul piano psicologico potrebbe avere fatto scattare nella mente della squadra la molla necessaria per dare un impulso importante al proprio cammino.
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