Palermo: la crisi economica non risparmia i lavoratori portuali

LA DENUNCIA DELLA FIT CISL: “ORMAI TRIONFA LA CASSA INTEGRAZIONE”

Stipendi ridotti, carichi di lavoro raddoppiati, continua incertezza sul futuro occupazionale con l’ansia di ricevere ogni giorno la lettere di licenziamento. E’ la condizione vissuta dai circa 250 lavoratori delle aziende che gestiscono i servizi portuali al porto di Palermo, la C.L.P e Port Italia.

“Sono lavoratori che vivono, ormai, per la grande maggioranza, di Cassa integrazione, con un disagio economico e sociale davvero insopportabile”, dice il segretario della Fit Cisl Portuali, Nino Napoli, che da qualche giorno occupa la Casa del Portuale. Napoli annuncia anche lo sciopero della fame per porre all’attenzione delle istituzioni la vertenza del porto di Palermo.

“Lo farò – spiega Napoli – fino a quando qualcuno non interverrà, al fine di chiarire qual è il destino di questi lavoratori. Dobbiamo restituire serenità a tutti quei portuali che la notte non dormono più”.

“L’amministrazione giudiziaria – dice il sindacalista – aveva deciso l’aumento dei carichi di lavoro per sostenere le motivazioni di uno sconto delle tariffe per le società armatoriali. Di fatto, oggi sugli addetti pesa il triplo dei carichi rispetto agli altri porti italiani”.

“Da qui – aggiunge Napoli – anche il malcontento di alcuni armatori sul livello di qualità insufficiente del servizio per via del basso numero di addetti e la conseguente scelta di svolgere per conto proprio, in autoproduzione, i servizi portuali. Tutto ciò mette seriamente a rischio il futuro di 250 famiglie”.

“Gli stessi armatori – aggiunge l’esponente della Cisl – hanno in più occasioni manifestato le proprie perplessità circa l’atteggiamento di un’amministrazione giudiziaria assente, totalmente inadatta alla gestione di un’azienda portuale che vive ed opera 24 ore su 24”.

Dionisio Giordano Segretario regionale Fit Cisl Ambiente conclude: “Nel momento in cui le amministrazioni giudiziarie si sostituiscono alle ordinarie, si auspicherebbe che il percorso di legalità agevoli quello dello sviluppo, invece di introdurre elementi contrari. Ebbene, in questo caso ha determinato l’aumento dei carichi di lavoro fuori dalla normativa, retribuzioni pesantemente ridotte e nessuna prospettiva per il futuro. La ricetta dell’amministrazione giudiziaria per la gestione delle aziende portuali non sta producendo contemporaneamente il binomio auspicato di legalità e sviluppo della impresa”.

“Anche sul tema della legalità – conclude Giordano – vorremmo sapere che esito hanno avuto i provvedimenti assunti sui 25 lavoratori sospesi, a che punto sono i controlli e le verifiche, che sono senz’altro necessarie per ripristinare la serenità di tutti e il senso di giustizia”.

 

Redazione

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