Palermo, Fontana predica umiltà «È momento di giocare da squadra»

«Sarà una gara in cui il Palermo si gioca tanto, anche se credo che abbia due risultati su tre. Se il Chievo ha dei punti in più, vuol dire che se li è meritati, dunque il Palermo dovrà far valere la propria motivazione, perché i gialloblu stanno bene e non regaleranno niente. Solo l’umiltà e la voglia dei rosanero potrebbero far pendere l’ago della bilancia a loro favore». A vederla così è Alberto Fontana, doppio ex della sfida che vedrà opposte Chievo e Palermo. L’ex portiere ha giocato un anno a Verona e per tre stagioni in rosa, ottenendo sempre attestati di stima da parte dei tifosi siciliani. «A Verona sono stato solo un anno – spiega Fontana –, abbiamo fatto tanti punti e con il discorso del calcioscommesse siamo anche andati in Champions. Palermo è stata la città dove ho vissuto meglio nel quotidiano, l’ho sempre detto. Peccato non esserci arrivato qualche anno prima e non aver potuto salutare la gente dal campo. Quando sono arrivato era una squadra forte con dei punti di riferimento importanti come Corini, Tedesco e altri che formavano un vero e proprio zoccolo duro».

I recenti risultati delle squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere hanno cambiato un po’ la geografia della classifica nelle zone basse: «Innanzitutto complimenti a Carpi e Frosinone che un mese e mezzo fa sembravano fuori dai giochi. A livello di voglia hanno dimostrato tanto, perché è molto più facile mollare che stare sul pezzo. A livello psicologico sono avvantaggiati sul Palermo, perché chi ti raggiunge in classifica poi gioca convinto dei propri mezzi. I rosa hanno l’organico più forte, ma questo non basta: bisogna sempre dimostrarlo in campo. Se i siciliani non fanno un bagno di umiltà, per loro si prospetta un campionato molto difficile da qui alla fine». Chi la salvezza l’ha già ottenuta da tempo è proprio la squadra di Maran, prossima avversaria dei rosa: «Il Chievo gioca da tanti anni in serie A, credo che negli ultimi 15 anni abbia fatto una sola stagione in B. Tutto ciò non è un caso, è una società che sa programmare bene e riesce a trattenere i giocatori importanti. Se succede uno o due anni si può parlare di caso, altrimenti bisogna riconoscere la bravura dei dirigenti. Sanno quello che devono fare, io non sono stupito che il Chievo ogni anno centri il suo obiettivo».

I rosa, invece, saranno condannati a lottare fino alla fine per mantenere la categoria. «Credo che il Palermo – prosegue l’ex portiere – si sia complicato la vita un po’ da solo: pur non essendo una squadra da parte sinistra della classifica, si tratta di una formazione che avrebbe potuto raggiungere la salvezza senza i patemi di adesso. Penso che tutte le ripicche tra tifosi e società e il rendimento di alcuni allenatori e alcuni giocatori non abbiano fatto bene a questa squadra. Adesso tutti dovrebbero fare un passo indietro, perché la serie A è troppo importante. Stare uniti è la cosa migliore». Da qualche settimana a questa parte, sulla panchina rosanero è arrivato Novellino, ennesimo allenatore di una stagione più che tribolata: «La società ha fatto questa scelta e bisogna rispettarla. Io non ho mai capito perché è andato via Iachini la prima volta: l’impressione è che il Palermo fosse una buona macchina ma si pretendessero le prestazioni di una Ferrari. I rosa sono una buona squadra, ma non quella che si è sventagliata per troppo tempo».

Per centrare quello che, a questo punto, è diventato un obiettivo più che vitale, bisogna puntare su quei giocatori che possono fare la differenza, anche se in rosa non ce ne sono tanti: «L’allenatore conoscerà sicuramente lo stato psico-fisico dei giocatori. Personalmente non mi piacciono quelli col petto in fuori, perché tutti devono remare dalla stessa parte. Vazquez, ad esempio, sicuramente andrà in una grandissima squadra perché lo merita. In questo momento non deve pensare a quello che succederà a giugno, ma a trascinare il Palermo verso la salvezza, perché il giocatore che fa la differenza è lui». Se la prima squadra è messa molto male, il rovescio della medaglia è offerto dalla Primavera che al Torneo di Viareggio è stata sconfitta solo in finale dalla Juventus: «Prima di tutto voglio fare i complimenti a “Bosino” (il tecnico della Primavera Giovanni Bosi, ndr), io lo conosco dai tempi del settore giovanile del Cesena perché abbiamo giocato insieme. Avere un settore giovanile importante rappresenta un ottimo serbatoio per la prima squadra. La fretta in molti casi non aiuta, quindi è il caso che qualcuno si faccia delle esperienze in B o in C. Se poi qualcun altro è già pronto deve essere utilizzato, senza però mandare i ragazzi allo sbaraglio. Un ragazzo che si fa le ossa in categorie inferiori può tornare in prima squadra con un certo tipo di consapevolezza. In alcuni momenti – conclude Fontana – la spensieratezza di un giovane può aiutare, solo l’allenatore può valutare però se un ragazzo è già pronto». 

Luca Di Noto

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